Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Finora le interconnessioni tra criptoattività e finanza tradizionale sono rimaste limitate. L’esposizione di privati e banche è contenuta. Così sono oggi basse le probabilità di contagio di una crisi cripto a famiglie e società finanziarie a livello sistemico. Ma la spinta dell’amministrazione Usa e il crescente interesse dei privati per le cripto possono cambiare lo scenario in modo rapido. Di conseguenza, come ha osservato la Bce, sono in crescita i rischi per la stabilità finanziaria. In Italia, come riportato su MF-Milano Finanza del 16 maggio, ci sono perplessità tra operatori (e anche all’interno della Consob) per la diffusione tra i risparmiatori di strumenti complessi collegati a cripto, come certificates con sottostante futures su bitcoin. «È un rischio fatale la legittimazione delle criptoattività», ha detto il presidente della Consob Paolo Savona. «Se scoprissi che nel mio condominio un vicino stampa moneta privata io avrei il dovere di denunciare». Negli Usa, secondo indiscrezioni del Wall Street Journal, le grandi banche (come Jp Morgan, Citi e BofA) sarebbero pronte a emettere una loro stablecoin, anche per evitare di perdere depositi e attività a causa di società tecnologiche. In poco tempo le attività cripto possono intrecciarsi in modo più netto con la finanza tradizionale.
Nel risiko bancario italiano finora a guadagnarci sono soprattutto due protagonisti: i soci, che hanno cavalcato l’onda dei rialzi in borsa e dei dividendi generosi, e gli avvocati, chiamati a orchestrare operazioni complesse e a fronteggiare le crescenti tensioni legali. Uno dei fronti più caldi è oggi l’ops di Unicredit su Banco Bpm, al centro di un acceso confronto regolamentare e politico. La Consob ha disposto mercoledì 21 una sospensione di trenta giorni per permettere al mercato di acquisire piena consapevolezza dei termini dell’operazione, anche alla luce delle condizioni imposte dal decreto sul golden power emesso dalla Presidenza del Consiglio venerdi 18 aprile.
I baby boomers, oggi tra i 62 e i 79 anni, rappresentano forse la generazione europea più fortunata: nati dopo la seconda guerra mondiale, hanno beneficiato di crescita economica, benessere diffuso, progresso tecnologico, miglioramenti sanitari e, per ora, di pace. Sono spesso definiti la generazione dei ricchi, perché seduti su consistenti patrimoni accumulati in decenni di stabilità e sviluppo. Eppure, su di loro incombe una questione sempre più urgente: quella del passaggio generazionale della ricchezza, atteso con crescente impazienza da figli e nipoti. Il problema è che, più che la vita, si è allungata la vecchiaia. Le condizioni di salute e le necessità assistenziali dell’età avanzata impongono nuovi interrogativi. Molti boomers si trovano a gestire l’invecchiamento dei propri genitori, con costi elevati e una rete di servizi ancora inefficiente. Le famiglie si fanno carico di queste esigenze, ma il timore è che i patrimoni vengano consumati prima di poter essere trasmessi. La paura del decadimento fisico, dell’invalidità, della solitudine e della perdita di autosufficienza blocca ogni scelta.
Il settore energetico assume valore sempre più trainante nel contesto economico italiano. E anche a livello previdenziale, specie per gli investimenti in economia reale. MF-Milano Finanza ne ha parlato con Andrea Fiordelmondo, presidente di Fondenergia, la forma previdenziale collettiva di riferimento del comparto energia.
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