Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Sono cinque i consulenti chiamati da Generali per dire se la consegna del 50,17% di Banca Generali all’ops annunciata da Mediobanca è la scelta giusta da fare. Tre sono stati nominati dal management, quindi dal ceo Philippe Donnet e dalla suo team, e sarebbero Zaoui & co dei banchieri Michael e Yoel Zaoui (ex Goldman Sachs), Morgan Stanley e Bofa. Mentre altri due, Deloitte quale advisor finanziario e il professore Alberto Toffoletto con il team dello Studio Advant Ntcm in qualità di consulente legale, sono stati scelti dal consiglio di amministrazione della compagnia, nominati mercoledì 21 maggio quando il board si è riunito per approvare il bilancio trimestrale chiuso con un utile netto normalizzato di 1,2 miliardi di euro (+7,6% sullo stesso periodo 2024).
La nuova Global Survey 2025 appena pubblicata da Allianz Trade ha analizzato gli effetti sugli scambi della guerra commerciale avviata dagli Stati Uniti (sia prima che dopo il Liberation Day del 2 aprile) e ne rivela l’impatto e i meccanismi di difesa adottati da 4.500 esportatori in nove Paesi chiave, che rappresentano quasi il 60% del pil globale. Secondo i risultati dell’indagine (che ha coinvolto 4.500 aziende in Cina, Francia, Germania, Italia, Polonia, Singapore, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti) si evidenzia in primis che quasi il 60% delle aziende prevede un impatto negativo a seguito della guerra commerciale e il 45% si aspetta un calo del fatturato nell’export. L’effetto va oltre i volumi di scambio: più di un’impresa su quattro sta valutando la possibilità di sospendere la produzione a causa della combinazione tra dazi e volatilità valutaria, in particolare nei settori che dipendono da beni importati.
Trimestre in crescita per Generali, che ha registrato un utile netto normalizzato di 1,2 miliardi di euro, (+7,6% annuo) e premi lordi per 26,5 miliardi grazie alla forte performance del segmento Danni. La raccolta netta Vita ha superato 3 miliardi (+30,4%), trainata da Italia e Germania, con la prima che ha mostrato una diminuzione significativa dei riscatti. L’utile operativo è cresciuto dell’8,9% a 2,07 miliardi, con il Vita a 992 milioni (+2,3%). Il valore della nuova produzione è sceso del 4% a 822 milioni (-4%), riflettendo anche il confronto con un trimestre particolarmente forte nel 2024. Il risultato operativo Danni è aumentato del 18,7% a 1,03 miliardi. Il risultato netto è diminuito da 1,256 a 1,195 miliardi a causa del forte risultato non operativo degli investimenti di gennaio-marzo 2024, che includeva anche un utile non ricorrente derivante dalla cessione di Tua. Le masse gestite erano pari a 858,3 miliardi (863 mld). Il Solvency era al 210%
L’assicurazione non copre il professionista nella responsabilità verso il cliente se quando l’assicurato stipula la polizza sa di avere tenuto un comportamento che può aver danneggiato l’assistito: l’evento assicurato si è già verificato nel momento in cui risulta concluso il contratto con la compagnia; quest’ultima, dunque, ottiene la restituzione di quanto versato al cliente danneggiato dal professionista: non le si può addebitare la mancata denuncia del contratto entro tre mesi dalla conoscenza dell’inesattezza della dichiarazione o della reticenza dell’assicurato perché apprende del fatto dannoso soltanto con l’atto di citazione a giudizio. Così la Corte di cassazione civile, sez. terza, nell’ordinanza n. 7890 del 25/03/2025
L’infortunio con inabilità del 25% di un lavoratore di 45 anni d’età, con moglie e due figli, vale, complessivamente, 260.171 euro, circa 86mila euro in più rispetto a 10 anni fa (174.509 euro dal 2016). È questo, cioè, il costo che deve sopportare l’Inail per pagare la rendita, equivalente al danno che deve eventualmente risarcire il responsabile dell’infortunio (impresa, datore di lavoro o altri). A stabilirlo è il decreto 25 marzo 2025 del ministro del lavoro pubblicato sulla GU n. 116/2025, contenente i nuovi coefficienti per la capitalizzazione delle rendite. Il provvedimento approva la determina 252/2024 con cui l’Inail ha aggiornato sulla base di dati demografici le «tavole dei coefficienti» che servono a quantificare oggi (cioè a «valore attuale») il capitale necessario a erogare una rendita (le precedenti tabelle risalgono al decreto 22 novembre 2016).
È stato un anno in crescita per Assicura agenzia, controllata da Cassa centrale banca. Il 2024 si è chiuso con un utile vicino a 8 milioni di euro, in aumento del 21% rispetto all’esercizio precedente, cui si aggiunge l’utile generato dalla controllata Assicura Broker pari a 1,56 milioni (+45,6%). L’attività svolta, sia in termini di nuova produzione sia di mantenimento del portafoglio in essere, al netto dei riscatti dei prodotti d’investimento, ha determinato per Assicura agenzia una crescita del portafoglio del 4% a quasi 820 mila polizze. I premi gestiti ammontavano a 8,24 miliardi di euro.
Aniasa, l’associazione che in Confindustria rappresenta i servizi della mobilità, ha informato il governo sul fatto che «I veicoli a noleggio hanno raggiunto in Italia una flotta di 1,4 milioni ma gli operatori necessitano di una normativa unica di settore che superi i dazi occulti che frenano sviluppo e investimenti». Oggi il noleggio delinea una quota del 28% delle auto nuove, sempre crescente, e riguarda le immatricolazioni dei veicoli elettrici (32%) e di quelli ibridi plug-in (48%). Nel 2024, la formula a lungo termine tocca una flotta di quasi 1,3 milioni di veicoli (+6% e +76mila rispetto al 2023), quasi un’auto su tre immatricolata in Italia è noleggiata, superando i 12,5 miliardi di euro di fatturato per il lungo termine (compreso quello da rivendita dell’usato). Complessivamente il comparto ha raggiunto 15 miliardi di euro, conquistando 268.000 soggetti, tra cui 95.000 aziende, 3.000 nella pubblica amministrazione e 170.000 privati che hanno scelto di rinunciare all’acquisto dell’auto. Nel primo trimestre 2025 si è confermato un ottimo trend di crescita anche nel breve termine che ha annotato uno sviluppo del fatturato (+6,4%).
«L’introduzione dell’obbligo per le imprese di assicurare i beni e gli immobili dai danni causati dalle catastrofi naturali non ha portato a un aumento dei prezzi delle polizze, come temevano le associazioni di categoria delle imprese e del commercio. Anzi, i premi richiesti per le coperture diventate obbligatorie (alluvione, esondazione, inondazione, sisma e frana) sono talvolta scesi di parecchio: un’azienda media situata in una zona dal rischio intermedio oggi, secondo il nostro osservatorio, può arrivare a pagare un terzo di quanto avrebbe sborsato per la medesima soluzione prima dell’introduzione dell’obbligo. Il tutto grazie al meccanismo di mutualità che dovrebbe, tra l’altro, continuare a colmare le disparità tariffarie ancora esistenti tra i diversi territori». A dirlo è Andrea Parisi, ceo Italy & Eastern Mediterranean di Aon, azienda leader nell’intermediazione assicurativa e nella consulenza per la gestione dei rischi, che ha annunciato ieri i dati di bilancio. Nel 2024, in Italia, Aon ha registrato ricavi netti per 335 milioni di euro, escluso il perimetro di riassicurazione, con un tasso di crescita a doppia cifra (+11%) rispetto al 2023. I premi intermediati sono stati pari a 4 miliardi con un new business generato di 48 milioni di euro.
Sono previste in questi giorni le offerte vincolanti per l’insurtech italiana Prima Assicurazioni. In corsa sono rimasti tre grandi gruppi assicurativi europei: cioè la tedesca Allianz (affiancata dall’advisor Mediobanca), il colosso assicurativo francese Axa (coadiuvata dai consulenti finanziari Deutsche Bank e Kitra Advisory) e infine un’altra transalpina, Cnp Assurances, che avrebbe al fianco i consulenti di Jp Morgan. Non è più coinvolta sul dossier invece Generali, che avrebbe abbandonato l’operazione nelle scorse settimane. In pole position, secondo le indiscrezioni, ci sarebbe proprio il gruppo Cnp. In gioco c’è il controllo di Prima Assicurazioni, una partita che potrebbe valere complessivamente oltre 1,5 miliardi di euro.
Quasi 28 milioni di azioni, corrispondenti all’1,8% del capitale. A tanto ammonta il peso nel libro soci di Generali di manager, dirigenti, dipendenti, agenti, consulenti e associazioni riferibili al mondo del Leone. Trattasi di una stima, la cui geometria è variabile a seconda del perimetro che viene preso in considerazione. Tuttavia si basa su un dato oggettivo, ovvero le votazioni dell’ultima assemblea, e rivela come – mentre l’azionariato diffuso è sempre più di moda tra le big di Piazza Affari – il Leone di Trieste abbia già costruito nel tempo un suo “zoccolo duro”. Ovvero un azionista rilevante a tutti gli effetti, con una quota di poco inferiore a quella di Fondazione CrT, e che lo scorso 24 aprile ha votato in modo compatto per la lista Mediobanca e in passato si è sempre schierato, per ovvie ragioni, a difesa del top management.