Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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L’Italia è nel mirino dei criminali informatici. Pur rappresentando solo 1,8% del pil mondiale, infatti, la Penisola è stata bersaglio del 10% degli attacchi cyber globali. Laddove la Francia è al 4% e la Germania al 3%, si legge nel report Clusit. Per di più, stando all’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn), l’Italia è il Paese dell’Ue più colpito dagli attacchi informatici a scopo di estorsione e occupa il terzo posto a livello globale. Un problema da non sottovalutare dato che i ransomware possono mettere in crisi la continuità operativa di imprese, pubbliche amministrazioni e infrastrutture cri tiche, con ripercussioni economiche, sociali e geopolitiche. Ecco perché non ha schieramento politico la consapevolezza della necessità di intervenire che si è anche concretizzata in due proposte di legge, siglate Pd, per delegare al governo la definizione di una strategia nazionale per il contrasto degli attacchi informatici a scopo di estorsione.
In Italia sono stati gestiti 1.979 eventi cyber nel corso del 2024, ovvero165 al mese, grazie all’intervento della Computer Se­curity Incident Response Team dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn). Gli incidenti con impatto confermato sono stati 573. Dunque rispetto al 2023 gli attacchi sono aumentati del 40% e gli incidenti quasi del 90%. Questi sono alcuni dei dati emersi nella relazione dell’Acn al Parlamento.
La prima linea manageriale delle Generali, che ha partecipato all’ultima assemblea, ha in tasca circa lo 0,41% del capitale. Tra questi ci sono l’amministratore delegato Philippe Donnet, il cfo Cristiano Borean, il general manager Marco Sesana e il deputy ceo insurance Jamie Anchustegui, oltre alla maggior parte dei country manager del Leone, fra cui anche il capo dell’Italia Giancarlo Fancel, della Francia Jean-Laurent Granier e dell’Est Europa Manlio Lostuzzi, il ceo della controllata Alleanza Assicurazioni Davide Passero e il numero uno di Generali Re Aldo Mazzocco. Emerge dagli stessi verbali dell’assise del Leone che si è tenuta lo scorso 24 aprile a Trieste e che ha rinnovato il board riconfermando Donnet per il quarto mandato.
Èstato firmato ieri un accordo per l’integrazione dei fondi previdenziali Cariplo e del fondo a prestazione definita nel fondo unico del gruppo Intesa Sanpaolo. L’accordo è stato firmato dai rappresentanti del gruppo Intesa Sanpaolo e da Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin. L’intesa garantisce tutele per tutti i dipendenti coinvolti e mantiene le garanzie individuali previste dai fondi di origine.
L”ultima assemblea Yolo che ha confermato al timone dell’insurtech l’amministratore delegato Gianluca De Cobelli e il presidente Simone Ranucci Brandimarte ha anche dato al consiglio di amministrazione della società la delega per un aumento di capitale fino a 6 milioni di euro. «L’intenzione è di avere la possibilità di essere veloci nel caso in cui si presentasse un’occasione di acquisto per crescere per linee esterne», spiega De Cobelli. Più di qualche dossier sembra già essere sul tavolo della società, che negli ultimi mesi ha già realizzato diverse acquisizioni, come AllianceInsay, tech broker attivo nella distribuzione indiretta di prodotti e servizi assicurativi del ramo danni, Risorsa Uomo e Rcpolizza.it. «Grazie alle acquisizioni siamo cresciuti nei canali fisici che sfruttano il digitale, nell’automotive e nel settore education», spiega De Cobelli, «e siamo pronti a crescere ancora per potenziare il settore dei prodotti e servizi e il canale digitale», dice ancora De Cobelli che conferma l’obiettivo indicato al mercato con il nuovo piano industriale di arrivare a break even a fine anno e alla generazione di cassa dal 2027, con il fatturato arrivato a fine 2024 a 12,6 milioni, in crescita del 33% sul 2023
I comparatori online chiedono i danni a Google. E il conto, per il gruppo di Mountain View, è salato. Secondo i calcoli di Bloomberg, le richieste di risarcimento avanzate in 12 cause civili, aperte in sette Paesi europei, superano i 12 miliardi di euro. Circa 3 miliardi arrivano dall’italiana Moltiply (ex MutuiOnline), che la settimana scorsa ha depositato al Tribunale di Milano una richiesta di danni per 2,97 miliardi contro Google.

L’obbligo di dotarsi di una polizza contro le catastrofi naturali vale anche per le Società tra professionisti (Stp). Il dl 39/2025, che ha spostato al 31 dicembre il termine ultimo per adempiere all’obbligo, non ha infatti escluso le Stp dall’applicazione della misura, come invece sarebbe opportuno. Questa l’opinione dell’Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili (Ungdcec). «Ribadiamo la nostra contrarietà all’interpretazione espressa dal Mimit nella Faq n. 7, secondo cui l’obbligo assicurativo deriverebbe semplicemente dall’iscrizione al Registro delle imprese, senza considerare la natura esclusivamente professionale dell’attività svolta dalle Stp», spiega il presidente Ungdcec Francesco Cataldi. «Chiediamo al Senato di intervenire in sede di conversione per chiarire in modo definitivo che l’obbligo assicurativo deve riguardare unicamente chi esercita attività d’impresa, escludendo espressamente le Società tra professionisti, nel rispetto dei principi di equità e coerenza normativa», aggiungono i consiglieri Michela Boidi e Sebastiano Zanette.
Nonostante guerre, minacce di dazi, vicende geopolitiche, nel 2024 l’export dei distretti agroalimentari italiani continua a crescere. E raggiunge il valore record di 28 miliardi di euro, +7,1%. Un andamento in linea con il totale del settore agro-alimentare italiano, di cui i distretti rappresentano il 42,5% in termini di valori esportati, e che ha superato quota 67 miliardi di euro (+8,3%). È quanto emerge dal Monitor dei distretti agroalimentari italiani al 31 dicembre 2024 curato dal Centro Studi di Intesa Sanpaolo. Un andamento che, come spiega Massimiliano Cattozzi, responsabile Direzione Agribusiness Intesa Sanpaolo «conferma la forza competitiva delle nostre filiere e la crescente domanda internazionale di prodotti di qualità, identificati e sostenibili. La Banca dei Territori, attraverso la Direzione Agribusiness, è al fianco delle imprese in questo percorso di crescita su nuovi mercati, transizione green, digitalizzazione e ricambio generazionale. Accompagniamo ogni giorno oltre 80mila clienti nella valorizzazione del made in Italy nel mondo»
L’uso del contante torna a crescere. Secondo il report semestrale dell’Unità di informazione finanziaria per l’Italia (UIF), nel secondo semestre del 2024 le comunicazioni oggettive relative alle operazioni in contanti hanno raggiunto un valore complessivo di 125,9 miliardi di euro, con un incremento dell’1,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il numero totale delle operazioni ha toccato quota 23,6 milioni, con un importo medio di circa 5.328 euro per transazione. A trainare questi volumi sono in particolare i comparti economici più legati alla gestione fisica del denaro. Il commercio al dettaglio, la ristorazione, l’agricoltura e l’industria alimentare rappresentano nel complesso oltre due terzi delle persone giuridiche e delle ditte individuali che risultano coinvolte nelle operazioni segnalate. Più precisamente, il commercio al dettaglio assorbe il 28,5% dei soggetti, la ristorazione il 16,7%, l’agricoltura il 4,4% e l’industria alimentare il 3,8%. Il report distingue tra operazioni di versamento e prelevamento, fornendo così una fotografia più articolata dei flussi di contante. I versamenti in contanti risultano dominanti: ammontano a 84,8 miliardi di euro, contro i 4,5 miliardi dei prelievi.

 


I devastanti incendi nella zona di Los Angeles hanno fatto danni anche sui conti di Munich Re e di Hannover Re. Il titolo di Munich, numero uno mondiale della riassicurazione, ha chiuso con una flessione del 4,64%. Munich Re ha registrato un utile netto del primo trimestre dimezzato a 1,09 miliardi di euro da 2,12 miliardi lo scorso anno, mentre i ricavi assicurativi sono aumentati a 15,8 miliardi da 15,06 miliardi.
La conversione in legge del Dl 39/2025, che ha in parte prorogato l’obbligo di assicurazione dei rischi catastrofali (cat nat) delle imprese, è occasione per ulteriori aggiustamenti sulla materia. Gli emendamenti approvati alla Camera rivelano la volontà di dar risposta ad alcuni, tra i tanti, dubbi applicativi e interpretativi sulla legge 213/2023. Ed elevano a norma primaria alcune prescrizioni del decreto attuativo (Dm 30 gennaio 2025 n. 18) che parevano in contrasto col più stringente perimetro della legge. Questo continuo rimodellamento attesta difficoltà tecniche e operative, in parte destinate a continuare anche dopo queste ultime modifiche. Ciò anche in vista della necessità di armonizzare più fonti normative e regolamentari, non sempre ben coordinate (la legge 213, quella di conversione del Dl 39 e il Dm 18/2025). In attesa del vaglio in Senato, le modifiche più importanti paiono riguardare scoperto e franchigia, abusi edilizi e beni di terzi.
L’Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili lancia l’allarme sull’obbligo assicurativo previsto anche per le società tra professionisti. Secondo il ministero delle Imprese e del made in Italy (faq 7) l’obbligo di assicurazione per lo studio legale discende dall’iscrizione al Registro delle imprese, a prescindere dal tipo di attività esercitata. L’Unione sottolinea che le Stp non possono essere considerate “imprese”, tenuto conto che l’attività che possono svolgere è di tipo esclusivamente professionale. E infatti le Stp vengono iscritte in un’apposita sezione speciale del Registro imprese, fatto che renderebbe semplice la loro esclusione.
La disciplina che scaturisce dagli emendamenti della Camera al Dl 39/2025 va coordinata con le ipotesi più frequenti di dissociazione contrattuale del diritto di proprietà da quello di godimento dei cespiti di impresa, locazione in primis. In un rapporto di locazione, la novella parrebbe portare una tutela nuova per il locatario in caso di distruzione totale del bene che – sul piano puramente civilistico – darebbe luogo alla risoluzione del contratto di locazione per impossibilità sopravvenuta, senza alcun obbligo del proprietario di ripristinare il bene. Lo si deduce dalla pronuncia 3974/2019 della Cassazione, che chiarisce peraltro come tale risoluzione si verifichi non solo quando il bene locato sia totalmente distrutto, ma anche quando la rovina, pur parziale, riguardi gli elementi principali e strutturali del bene, pregiudicandone definitivamente la funzionalità prevista dal contratto.