Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

Banca Generali alza il sipario sui conti del primo trimestre e si prepara all’ops lanciata da Mediobanca il 28 aprile. Nell’ambito dell’operazione Deutsche Bank sarà advisor finanziario e PedersoliGattai advisor legale. Banca Generali ha chiuso il primo trimestre con un utile netto consolidato di 110,3 milioni di euro, in calo rispetto ai 122 milioni dello scorso anno, ma sostenuto da una componente ricorrente in crescita (+6,1%), pari a 87 milioni e rappresentativa del 79% del totale. La raccolta netta del primo trimestre si è attestata a 1,5 miliardi
Venerdì 9 c’è stato un inedito dibattito a distanza tra Alberto Nagel e Luigi Lovaglio. I ceo di Mediobanca e del Montepaschi non solo hanno illustrato al mercato i risultati trimestrali dei rispettivi istituti, ma hanno soprattutto descritto due progetti alternativi per il futuro di Piazzetta Cuccia. Da un lato c’è il completamento della trasformazione del gruppo con la nascita di un polo nazionale del risparmio gestito. Dall’altro lato c’è l’innesto della merchant bank in un gruppo retail per dare vita al terzo polo del credito. A scegliere saranno gli azionisti di Piazzetta Cuccia che tra giugno e luglio dovranno esprimersi sull’ops che Nagel ha lanciato su Banca Generali e sull’offerta promossa dal Montepaschi. Da queste decisioni dipenderà il destino del gruppo e probabilmente anche le future geografie della finanza italiana.
«Il 16 giugno si confronteranno due visioni alternative del futuro: l’offerta su Banca Generali crea un campione europeo nel wealth management e valore per tutti. Convinceremo gli azionisti. Al governo abbiamo spiegato anche come potranno cambiare azionariato e governance di Generali post operazione. Ma attenzione alle sorprese: nei prossimi mesi si potrebbero vedere altre novità nel mondo bancario». Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, incassa una trimestrale positiva che porta il titolo al massimo storico in borsa. Ma nella reazione del mercato vede anche soci in movimento, in vista della assemblea decisiva sull’ops lanciata una settimana fa. Che, ai prezzi di venerdì 9, ha visto passare il premio dal 10 al 20%.
Confronti serrati con governi, autorità regolatorie, banchieri e assicuratori assaltati e soci istituzionali da convincere. I dossier Bpm, Commerz e Generali appaiono in salita. A favore del banker giocano la grinta e le laute plusvalenze finora maturate
Nel giro di sei mesi due società di risparmio gestito sulle cinque quotate a Piazza Affari sono state oggetto di un’offerta pubblica. Prima quella di Banco Bpm su Anima, poi quella di Mediobanca su Banca Generali. In attesa di capire se le tre restanti – Azimut, Fineco e Banca Mediolanum – finiranno anche loro preda oppure se faranno la prima mossa per conquistare qualche altro concorrente, va segnalato che in tutta Europa il settore dell’asset management è più attivo che mai sul fronte del risiko.
Golden power, ma sotto l’occhio vigile della Commissione. A Bruxelles la scelta del governo italiano di esercitare i poteri speciali sull’ops di Unicredit su Banco Bpm non è passata inosservata. Per tutelare la sicurezza nazionale, Palazzo Chigi ha imposto delle prescrizioni che hanno reso l’operazione più onerosa e ora il ceo Andrea Orcel potrebbe ritirarsi. Un precedente scivoloso agli occhi della presidente Ursula von der Leyen, che con la commissaria Teresa Ribera si è raccomandata «un approccio sulla concorrenza più favorevole alle imprese che si espandono sui mercati globali». Si spiega anche così il confronto informale avviato con il governo (Eu Pilot) già prima della decisione sul golden power, per avere un quadro più chiaro.
È in forte slancio la raccolta delle polizze Vita unit linked, il cosiddetto ramo III. Il deciso recupero dei mercati negli ultimi due anni, nonostante la battuta d’arresto di fine marzo, sta ridando fiato alle performance dei fondi e delle sicav, che sono le componenti su cui le unit linked investono i premi. Proprio i buoni rendimenti del risparmio gestito sono la leva principale utilizzata dalle compagnie per tornare a collocare questi prodotti, mentre fino a qualche tempo fa gli sforzi si concentravano sulle polizze Vita di ramo I, ovvero quelle legate alle gestioni separate, a composizione prevalentemente obbligazionaria. In base agli ultimi dati Ania (si veda tabella in pagina) nel solo mese di marzo la nuova produzione di polizze Vita individuali (raccolte in Italia dalle imprese italiane e dalle rappresentanze di imprese extra-Ue) è stata pari a 9,5 miliardi di euro, in aumento del 17,5% rispetto allo stesso mese del 2024, quando il volume di nuovi affari aveva registrato a sua volta un incremento annuo del 6,3%. L’importo fa salire il totale dei nuovi premi Vita emessi nel primo trimestre 2025 a 25,9 miliardi, il 18,3% in più nel confronto con gli stessi tre mesi del 2024, quando la crescita annua era stata del 9,3%.
Bnp Paribas Cardif, il polo assicurativo del gruppo Bnp Paribas, lancia l’allarme: negli ultimi anni il settore assicurativo ha registrato un significativo incremento di frodi e truffe ai danni dei consumatori. Spesso vengono utilizzati siti web o account social irregolari che agiscono facendo leva sui comportamenti e sulle vulnerabilità delle persone. I siti web (così come forum, blog, social network, mail), rileva Bnp Paribas Cardif, che agiscono illegalmente contengono loghi e grafica simili a quelli di compagnie assicurative, intermediari bancari-finanziari, agenti assicurativi, broker.
Il 2024 è stato un anno positivo per le assicurazioni che operano in Italia. I riscatti nel ramo Vita che c’erano stati negli anni precedenti sono stati arginati, mentre il comparto danni ha continuato a crescere a ritmo sostenuto. Il 2024 si è chiuso con volumi in aumento di oltre il 16%, a poco meno di 170 miliardi di premi, con oltre 18 milioni di sinistri gestiti dalle imprese nel comparto danni e uno stock di 860 miliardi di euro di riserve amministrate in quello Vita.  La top ten 2024 del settore stilata dall’Ania. Il Leone tiene la prima posizione, mentre al secondo posto sale Intesa, seguita da Allianz. Le Poste scendono dal podio. La new entry è Bnp Paribas
  • La semplicità di Programma Valore
Axa Programma Valore è un contratto di assicurazione rivalutabile a premio annuo temporaneo costante. Il prodotto è a vita intera e, pertanto, non è prevista una scadenza mentre è necessaria una durata di pagamento dei premi di almeno 2 anni e massimo 50 anni (compatibilmente con l’età dell’assicurato). A fronte della garanzia del pagamento del capitale assicurato, il contraente dovrà corrispondere un premio annuo anticipato di importo costante, per un periodo limitato ma non oltre la morte dell’assicurato. Il cumulo dei premi annui versati non potrà essere superiore a 500 mila euro, e il premio annuo può essere anche corrisposto in rate mensili, trimestrali o semestrali. L’investimento dei premi interesserà esclusivamente la gestione interna separata denominata Valorvita

Un alert nei contratti delle società di comunicazione e informazione avviserà i genitori che dovranno pagare per i danni causati dai propri figli bulli per i danni causati ad altri, tramite social e cellulari, fino a quando saranno minorenni. Perché, dopo i 14 anni i figli possono dare da soli il consenso al trattamento dei propri dati personali, necessario per l’accesso alle varie piattaforme, ma per i danni devono rispondere sempre i genitori o il tutore, come prevede l’articolo 2028 del codice civile. Potenziato poi il numero verde per le vittime minorenni di violenze e istituito un Osservatorio nazionale. Sono alcune delle misure previste dal decreto legislativo in tema di prevenzione e contrasto al bullismo e al cyberbullismo, in attuazione dell’articolo 3 della legge 70 del 2024. Il decreto, approdato ieri al consiglio dei ministri per l’esame preliminare, è proposto dal ministro dell’istruzione e del merito, di concerto con i ministri della giustizia, dell’economia e della famiglia.
Demansionamento senza risarcimento. E ciò perché dall’inadempimento del datore, che assegna il dipendente a mansioni inferiori a quelle di cui il prestatore avrebbe diritto, non consegue automaticamente il risarcimento in favore del lavoratore; il quale, invece, deve allegare e provare, anche per presunzioni, la lesione patrimoniale e non patrimoniale patita. E se il giudice può desumere la sussistenza del danno da una serie di elementi sintomatici, deve almeno indicare i fatti in base ai quali ritiene provata la lesione. Così la Corte di cassazione, sez. lavoro, nell’ordinanza n. 11586 del 02/05/2025.
Il lavoro all’estero è sempre utile a far maturare la pensione al lavoratore iscritto alla gestione separata dell’Inps, anche se sia stato volto prima del 1° gennaio 1996 (data d’entrata in vigore della gestione separata). Lo precisa l’Inps nella circolare n. 22/2025, così rendendo utile ai fini pensionistici tutto il lavoro all’estero a prescindere dalla collocazione temporale (finora solo a partire dall’anno 1996). La valorizzazione del lavoro precedente all’anno 1996, precisa inoltre l’Inps, comporta il cambio dei requisiti di pensionamento: sistema misto, anziché contributivo.

 

Anche marzo non interrompe la serie negativa annua della produzione industriale, in discesa a questo punto per il 26esimo mese consecutivo. Al limitato progresso mensile, un guadagno di un decimale, si contrappone infatti la discesa tendenziale dell’1,8% che coinvolge quasi tutte le macro-categorie, ad eccezione di energia e beni di consumo durevoli. A guidare i ribassi sono i comparti da tempo in sofferenza, dunque la moda in senso lato (giù di oltre il 12%), con il punto più acuto della crisi rappresentato ancora una volta dai prodotti in pelle (-23%) e in particolare dalla produzione di borse, in caduta a -40%. Altro nodo è quello dei mezzi di trasporto, in calo di oltre otto punti, dove a pesare è sempre la produzione di vetture,(30mila unità, stima Anfia) che flette di oltre 26 punti portando a -40,3% il bilancio dei primi tre mesi dell’anno
L’Ops triangolare di Mediobanca su Banca Generali è alternativa all’Ops di Montepaschi sulla stessa Mediobanca? Per Mediobanca sì, come ha chiarito meglio l’ad Alberto Nagel ieri in conference call in occasione della trimestrale (con ricavi in crescita del 3% a 920 milioni e utile netto stabile a 334 milioni, guidance confermata per l’esercizio in corso che chiude a giugno). Ma in questo strano gioco dell’Opa a matrioska l’ultima parola l’avranno Banca Generali e soprattutto Generali che ne ha il controllo con una quota del 50,17%. Non solo perché Generali deve decidere se accettare in pagamento azioni proprie del pacchetto del 13,02% che Piazzetta Cuccia intende smobilizzare per concentrarsi sul wealth management, ma anche perché tra le condizioni di efficacia dell’offerta c’è anche quella che prevede – come contenuto nella comunicazione ai sensi dell’articolo 102 del Tuf dello scorso 28 aprile – che «entro la data di pubblicazione del documento d’offerta, Mediobanca, Assicurazioni Generali e Banca Generali negozino e sottoscrivano un accordo di partnership strategico-industriale di lungo periodo nei settori della bancassurance e dell’asset management, anche definendo (ove necessario e/o opportuno) i termini e le modalità di adeguamento e di prosecuzione degli accordi recentemente rinnovati tra Generali e Banca Generali».

Se la longevità in senso assoluto è una buona notizia, oltre che una conquista importante, programmarla è ancora un’impresa titanica. Fare i conti con il futuro e proiettare la nostra vita quando non ci sarà più il supporto del reddito periodico richiede impegno, programmazione, realismo ma soprattutto un buon livello di educazione finanziaria. In Italia non c’è o, se c’è, è troppo poca. Ed è proprio questo il primo scoglio contro il quale si scontra anche chi ha lungimiranza e le migliori intenzioni. Il fattore tempo gioca un ruolo fondamentale.
Sta diventando sempre più una necessità: quella di crearsi una sorta di rendita di scorta con l’avvicinarsi della pensione. L’obiettivo è quello di colmare lo scarto, che sarà sempre più crescente, tra l’ultima retribuzione e l’assegno previdenziale. Per ovviare a questo problema c’è il canale tradizionale dei fondi pensione, che possono offrire un’importante stampella nel momento in cui il lavoratore interrompe l’attività. Ma l’idea di crearsi una rendita di scorta “fai-da-te” è un’opzione da non trascurare per mantenere un buon tenore di vita soprattutto se il divario con l’ultima retribuzione rischia di essere molto ampio.
Costruirsi una rendita di riserva consumando i propri risparmi. Un’idea da cicala che tuttavia in futuro potrebbe andare di moda visto che aumenta il numero dei single senza figli. Ma quanto ci si può permettere di incassare annualmente erodendo il capitale (pari a 200mila euro) accumulato negli anni? Secondo le elaborazioni realizzate da Giuseppe Romano, direttore ufficio studi di Consultique Scf, nell’ipotesi di un 55 enne che si vuole garantire un fisso nei 30 anni ipotizzati dalla simulazione la rendita annuale è di 8.755 euro, ottenendo un rendimento annuo del 2% netto dal capitare residuo. Se si sale al 3,5% la rendita andrebbe a 10.506 euro.
Con costi complessivi medi annuali prelevati nell’ordine del 2,8% le polizze finanziarie vendute in Italia sono sopra la media Ue del 2,3 per cento. Anche le polizze con partecipazione ai proventi (parliamo di Ramo I) vendute nel Belpaese sono mediamente più costose: con un Reduction in yield (riduzione del rendimento dovuta a tutti i costi applicati annualmente) nell’ordine dell’1,6%, contro una media europea scesa all’1,2% nel 2023 (rispetto al’1,5% del 2022). I dati emergono dall’indagine realizzata dall’Eiopa (Authority europea che supervisiona assicurazioni e fondi pensione) che ha stilato lo studio Costs and past performance report (datato 15 aprile 2025). Il rapporto fornisce una panoramica delle performance passate e dei costi dei prodotti di investimento assicurativi al dettaglio rientranti nel mandato di Eiopa per il periodo dal 31 dicembre 2019 al 31 dicembre 2023.
L’accusa è precisa. I prodotti cross border venduti in Italia sono più cari di quelli nostrani che hanno passaporto italiano. Nel dettaglio l’Eiopa, Authority assicurativa europea, ha rilevato che «in alcuni Stati membri, i prodotti transfrontalieri possono essere più costosi per i consumatori a causa di commissioni più elevate o costi correnti. In particolare, i costi di ingresso per prodotti unit linked simili distribuiti dal Liechtenstein all’Austria o dall’Irlanda all’Italia tendono a essere superiori a quelli dei prodotti nazionali – spiega Eiopa – . Al contrario, i prodotti cross border venduti in Francia e Belgio presentano livelli simili, o addirittura inferiori, di costi di ingresso per i prodotti tranfrontalieri, tuttavia mostrano una maggiore riduzione del rendimento al periodo di detenzione raccomandato (holding period), il che indica costi correnti più elevati rispetto alle offerte nazionali – continua l’Eiopa –. Sebbene la lingua e le maggiori interconnessioni tra gli Stati membri possano influenzare la distribuzione, le differenze nei costi di distribuzione possono essere dovute anche ad altri fattori, come le commissioni».
Le compagnie di assicurazione sono per antonomasia titoli solidi e che ripagano l’investitore molto spesso con generosi dividendi. Basti a ricordare il caso di Allianz, un’azione dal rendimento stabile, visto che la società paga un dividendo ai suoi azionisti da oltre 25 anni: dal 2000 gli azionisti hanno ricevuto un dividendo senza interruzioni. Ma anche altri colossi del mondo assicurativo europeo non sono stati da meno nel corso degli anni. In linea generale, il settore assicurativo è piuttosto difensivo e poco esposto alle turbolenze legate ai dazi, motivo per cui ha recentemente sovraperformato – spiega Jerôme Legras, managing partner e a capo della ricerca di Axiom Alternative Investments, società di gestione francese indipendente. – Tuttavia, visto nel contesto più ampio del protezionismo statunitense, esiste un rischio poco considerato: gli Stati Uniti potrebbero reagire alla digital tax europea con una tassa specifica sulle filiali statunitensi delle aziende europee (le cosiddette tasse della Sezione 899). Questo potrebbe avere un impatto su alcune grandi compagnie assicurative europee».
La necessità di trasferire il risparmio privato nell’economia reale, incoraggiando l’investimento azionario, sembra essere la chiave scelta dalla commissione Ue, presieduta da Ursula von der Leyen al suo secondo mandato. Per alcuni potrebbe essere questa un’occasione per sbloccare la partita dell’istituzione della figura dell’investitore semi professionale. Intanto però la Cassazione pone dei paletti alla qualifica degli investitori come professionali, quando operano per i propri risparmi personali e le proprie esigenze si vita (si veda l’articolo accanto). Perché questa soluzione viene ritenuta da molti, come una soluzione che possa portare a un accesso di più soggetti al mercato azionario.