Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

Secondo l’indagine dell’osservatorio Findomestic, le famiglie che dichiarano di avere situazioni economiche molto o abbastanza problematiche sono il 39%, una percentuale di poco inferiore rispetto a quella rilevata a marzo (42%) e sostanzialmente in linea con quella che identifica quanti si dichiarano ottimisti per futuro (il 42% del campione). Oltre alle auto nuove, a determinare il calo generale delle intenzioni di acquisto sono stati anche gli elettrodomestici (-15,3%), le tv (-13,6%), i mobili (-12,9%) e gli impianti di isolamento termico (-9,9%). All’opposto, i rialzi più sostenuti sono legati ai motoveicoli (+30%), alle fotocamere (+29,6%) e ai monopattini elettrici (+25,5%). La bella stagione invoglia anche ad acquistare viaggi (+2,7%) e fare lavori nella propria abitazione, soprattutto per montare nuovi infissi (+5,5%), pompe di calore (+4,2%) e caldaie a condensazione e biomassa (+10,5%). Le ultime due hanno toccato il punto più alto della propensione all’acquisto da 12 mesi a questa parte. In leggera discesa le intenzioni di ristrutturare casa in generale (-1,7%) e di acquistare impianti fotovoltaici (-1%). Per i prossimi tre mesi, come rileva l’Osservatorio Findomestic, cala anche la voglia di acquistare attrezzature sportive (-9,3%), telefonia (-8,5%), piccoli elettrodomestici (-6%) e attrezzature per il fai-da-te (-2,4%). Segnali positivi dalla tecnologia, che cresce del 3,3% con i pc e del 6,7% con i tablet
«L’ops su Banca Generali? È veramente difficile dare un giudizio. Non abbiamo un minimo di dettagli sull’offerta. Come Delfin siamo coinvolti in entrambe le parti, Mediobanca e Generali, con un investimento più o meno simile. Gradiremmo che questo tipo di operazioni non avesse né un vinto né un vincitore. Dovrebbe essere un’operazione di mercato che rafforza entrambe le società. Dal punto di vista della visione industriale, quella di Mediobanca è la più facile da capire. Nagel alcune cose le ha fatte». Così ha risposto il presidente di Delfin e di EssilorLuxottica, Francesco Milleri, a chi gli chiedeva un giudizio sull’offerta lanciata da piazzetta Cuccia sulla controllata di Generali attiva nel wealth management
Prosegue la telenovela autovelox. E si allontana la speranza per gli automobilisti e per i comuni che il decreto ministeriale con le nuove regole, in grado di distinguere con certezza i dispositivi ammessi da quelli che necessitano di omologazione, possa vedere la luce in tempi rapidi. Il botta e risposta tra il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini e il presidente dell’Anci Gaetano Manfredi, con l’Associazione dei comuni che ha trasmesso al dicastero di porta Pia i dati percentuali sugli impianti fissi e mobili, precedenti e successivi al 2017, come richiesto dal ministro (si veda ItaliaOggi di ieri), non ha raffreddato il termometro di una tensione tra le parti in causa che ormai sembra evidente. Anzi. Ieri il Mit è tornato all’attacco reclamando “dati quantitativi e qualitativi dettagliati” e non semplici percentuali “non sufficienti per un’analisi approfondita”
Sfonda il «tetto» di 1,7 miliardi il patrimonio dell’Enpacl, la Cassa previdenziale dei consulenti del lavoro, in ascesa del 6,1% in un anno, mentre le iscrizioni arrivano a quota 25.378, con un progresso di 420 professionisti (in maggioranza donne). E le riserve dell’Ente, spinte dai «ricavi per 329 milioni (+12,7%, rispetto al 2023) e all’avanzo d’esercizio di più di 100 milioni, fanno sì che sia «garantita per oltre 10 volte la spesa per le pensioni in essere». È ciò che rende noto lo stesso Istituto privato presieduto da Sergio Giorgini, all’indomani della «luce verde» accesa sul bilancio consuntivo del 2024, da cui emerge come sia in «escalation» il fatturato complessivamente dichiarato dalla categoria economico-giuridica lo scorso anno (e prodotto nel 2023) che s’è attestato a 2,73 miliardi (+5,5%), per una media pro-capite di 107.000 euro, laddove il reddito professionale medio dei consulenti del lavoro è stato pari a 56.000 euro
Supera quota 41mila il numero degli iscritti alla Fondazione Enpaia, mentre il numero delle attive si attesta in 9.166. Una crescita che nel corso degli ultimi 5 anni ha fatto registrare un andamento costante, con un incremento rispettivamente del 6,6% degli iscritti e del 7,3% delle aziende. Sono i dati al 2024 registrati dal bilancio dell’ente previdenziale approvato ieri dal cda. Migliorano anche i risultati della gestione previdenziale. I contributi accertati ammontano a 171.5 milioni di euro, in crescita del 5% rispetto al 2023 (163.4 milioni di euro). Il consuntivo 2024 chiude con un avanzo di 22.8 milioni di euro, in crescita rispetto a quello del 2023 (pari a 16.2 milioni di euro). «Si tratta del secondo risultato più significativo nella storia della Fondazione dopo l’avanzo ottenuto nel 2021», ha affermato il presidente di Enpaia Giorgio Piazza nella sua relazione al Cda
Ingegneri e architetti liberi professionisti in (leggero) decremento: a fine 2024, infatti, la Cassa di previdenza delle categorie tecniche, Inarcassa, ne ha contati 174.225 (mentre l’anno prima erano 175.319), rilevando, tuttavia, un «balzo in avanti» delle Società d’ingegneria, giunte a 11.527, segnale della «maggiore domanda di strutture organizzate e multidisciplinari». E, nel frattempo, al 31 dicembre scorso, l’avanzo economico è stato pari a un miliardo e 357 milioni, cifra che ha fatto salire il patrimonio netto a 15,6 miliardi (era di 14,2 nel 2023). È quel che affiora dalla lettura del Bilancio consuntivo del 2024 dell’Ente presieduto da Giuseppe Santoro, approvato dal Comitato dei delegati, nel quale si pone l’accento pure sulla felice «performance» della gestione previdenziale (che «ha sfiorato i 900 milioni, segnando un incremento del 19%» annuo) e di quella patrimoniale che, si precisa, hanno registrato «rispettivamente saldi positivi in aumento di 140,2 e 72,2 milioni», se paragonati con i risultati dell’annualità anteriore; quanto all’amministrazione delle risorse, l’Istituto privato tiene a sottolineare come i numeri confermino «una ripresa solida e strutturata dopo la contrazione del 2022, dovuta alle turbolenze dei mercati finanziari», tanto che la gestione dei beni a fine 2024 «ha toccato i 492,7 milioni, con un rendimento lordo del 7,7%».

L’assemblea degli azionisti di Azimut ha votato tra l’altro ieri le liste, accordando il 76,1% a quella presentata da Timone Fiduciaria in cui era candidato Pietro Giuliani, poi confermato presidente. La lista di Assogestioni ha preso il 20% dei voti. I ceo sono Giorgio Medda e Alessandro Zambotti.
«Un’azienda creata solo sette anni fa con la fusione tra Luxottica ed Essilor, che non si limita guardare al futuro ma a costruirlo attraverso gli occhi di ciascuno di noi». All’assemblea di Essilux, Francesco Milleri, presidente e ceo, ha voluto parlare della nuova posizione sul mercato costruita da EssilorLuxottica. «Abbiamo scommesso su un’azienda digitale: il settore del wearable computing è diventato il core business della società, è una prospettiva completamente nuova».

Repubblica_logo

Non si può ancora dire che sia scoppiata la pace ma di certo il clima che circonda i protagonisti del risiko bancario è più disteso di qualche settimana fa. Ieri sono arrivate le parole accomodanti di Francesco Milleri, presidente della Delfin (la finanziaria della famiglia Del Vecchio), nei confronti di Alberto Nagel, ceo di Mediobanca. E dell’Ops su Banca Generali di cui è stata colta la valenza industriale. «È stata pensata per far vincere tutti, non è contro qualcuno », filtra da persone vicineai diretti protagonisti. Leonardo Del Vecchio aveva cominciato a incrementare la sua partecipazione in Mediobanca nel 2019, con il disimpegno di Unicredit e da quel momento i rapporti con il management avevano cominciato a irrigidirsi. Del Vecchio voleva più sprint nella gestione senza sedersi sui dividendi di Generali e Compass e ora il colpo di reni è arrivato con l’annuncio dell’Ops di Mediobanca su Banca Generali. Un’operazione da 6,3 miliardi che ha anche il significato di un ramoscello d’ulivo. Nagel ha infatti inviato un messaggio chiaro ai suoi diretti antagonisti, Francesco Gaetano Caltagirone e Milleri. Mediobancaè pronta a sfilarsi da Generali, l’azienda a cui più di tutte Enrico Cuccia teneva, a patto di avere come contropartita un gioiello più piccolo ma tutto per me, Banca Generali. E anche nei confronti del governo il messaggio è distensivo: si crea un polo del risparmio tutto italiano e si favorisce una soluzione istituzionale per l’assetto di Generali.

L’offerta per Banca Generali potrebbe dover passare al vaglio dell’assemblea dei soci di Generali, ammesso che il consiglio di amministrazione del gruppo assicurativo valuti positivamente la proposta messa sul piatto da Mediobanca. È questo uno dei primi quesiti a cui stanno cercando di dare risposta i legali del gruppo. Allo stato non esiste ancora un responso definitivo, i pareri raccolti non sarebbero al momento unanimi. Quel che è certo, però, è che il tema si è posto. La ragione? L’Ops lanciata da Piazzetta Cuccia, certamente un unicum nel panorama finanziario, offre al Leone di scambiare il controllo di Banca Generali (50,17% del capitale) con un pacchetto di azioni proprie pari al 6,5% della compagnia stessa. Di fatto quindi, secondo alcune interpretazioni, è come se il gruppo accettando questa proposta desse vita a una sorta di buy back. E questo, come previsto dal codice civile, impone un passaggio in assemblea poiché si va a incidere sul capitale sociale considerato che una parte di esso, almeno momentaneamente, viene tolto dalla disponibilità del mercato, tanto più che va valutata anche la questione delle riserve disponibili.
Dopo che Mediobanca ha lanciato l’offerta da 6,3 miliardi di euro per il controllo totale di Banca Generali, è immediatamente scattata l’attenzione sul target dell’operazione. Lo scopo è intuitivo: fare il punto su quali siano i numeri principali che contraddistinguono la realtà capitanata da Gian Maria Mossa, ai vertici della banca dal 2013. Nel corso di questi anni il ceo subentrato a Piermario Motta si è focalizzato sul segmento del wealth management, impostando quindi una sua strategia ben mirata allo sviluppo di questo segmento. E finora i numeri sembrano avergli dato ragione  Tanto per avere un’idea, le masse del private dal 2014 al 2024 sono passate da 21 a 74 miliardi di euro, mentre a livello globale alla fine dello scorso anno il patrimonio si è attestato a 103 miliardi con un incremento del 253% rispetto ai 29,1 miliardi del 2013.
Vittoria pesante della lista dei fondi all’assemblea dei soci di Banca Pop. di Sondrio, riunito tra le altre cose per il rinnovo parziale del board. La compagine presentata da Assogestioni ha raccolto il 73,3% del capitale presente in assemblea, pari a circa il 54% del totale. Nel cda dell’ex popolare, finita nel mirino di un’Ops lanciata da Bper, entrano quindi Maria Letizia Ermetes, Christian Montaudo, Salvatore Providenti, Franco Giuseppe Riva, nomi su cui si sono convogliati anche i voti di Unipol, che è azionista di entrambe le banche in gioco e non aveva presentato alcuna lista. L’altra lista, quella dei piccoli soci del territorio, vicina all’attuale management (contrario all’Ops di Bper), ha raccolto solo il 25,9% del capitale e porta così in Consiglio solo l’ex presidente Francesco Venosta.
Nel mese di aprile 2025 l’inflazione sale al 2,0% tendenziale annuo dall’1,9% di marzo, e dello 0,2% su base mensile. L’Istat, nella stima preliminare, precisa che il mini-rimbalzo è dovuto perlopiù a causa delle tensioni sui prezzi degli alimentari (+3,0%, da +2,4%) e dei servizi relativi ai trasporti (+4,4% da +1,6%), che risentono di fattori stagionali. Nel settore energetico si accentua la crescita su base annua dei prezzi degli energetici regolamentati (+32,9% da +27,2% di marzo), nonostante il sensibile calo congiunturale (-6,0%), mentre rallenta quella degli energetici non regolamentati (-2,9% da +0,7%). In aumento il ritmo di crescita dei prezzi del “carrello della spesa” – beni alimentari e per la cura della case e della persona – (+2,6% da +2,1%) e l’inflazione di fondo (+2,1%)