Stefano De Polis – Segretario Generale IVASS – è intervenuto presso l’Annual Meeting di Itinerari Previdenziali, tenutosi la scorsa settimana e avente come tema nella prima sessione la transizione demografica, il suo impatto sulla vita economica la rilevanza strategica per le compagnie assicurative.
Come dimostrano anche i dati rilevati dall’Istat, con il miglioramento dello stato di salute della popolazione è aumentata la speranza di vita (negli ultimi 100 anni gli uomini hanno guadagnato in media 31 anni, le donne 34), mentre la natalità in Italia è scesa ad appena 1,25 figli per coppia, livello che associato all’aumento della longevità porta, in assenza di flussi di immigrazione compensativi, a una diminuzione e a un invecchiamento della popolazione. Nel nostro Paese la popolazione è in calo dal 2015 e tale tendenza si intensificherà da qui al 2050, malgrado un saldo migratorio positivo.
Preoccupante soprattutto il fatto che la percentuale di over 65 sul totale della popolazione italiana è destinata a salire nei prossimi 25-30 anni dal 24% fino a quasi il 35%. Inoltre, il numero delle persone non autosufficienti è stimato in aumento del 20% nei prossimi cinquanta anni.
E’ evidente che siano necessarie soluzioni sostenibili ed adeguate ad una popolazione che invecchia, con nuovi e maggiori bisogni di protezione, e a compensare un welfare pubblico che non è più in grado di farvi fronte.
Secondo De Polis, occorre un progressivo adeguamento degli istituti previdenziali e assistenziali di primo pilastro. Il settore assicurativo può giocare un ruolo importante nell’ambito di schemi di secondo e terzo pilastro, ma accorre riconoscere che gli effetti della longevità impongono una revisione profonda dei modelli assicurativi, con la creazione di nuovi prodotti e il miglioramento di quelli esistenti.
I fronti su cui intervenire sono il risparmio, la previdenza integrativa, la long term care e la sanità. Ma non basta più offrire coperture distinte – sottolinea il segretario Ivass – occorre integrare e modulare tra loro più polizze.
Serve un quadro di base che permetta di “rendere sinergici gli interventi di primo e secondo pilastro e introdurre una adeguata regolamentazione della capitalizzazione nell’ambito di piani di protezione che accompagnino l’individuo lungo tutto il ciclo di vita, dalla fase di accumulo alla fase di decumulo patrimoniale”.
Recenti studi assicurativi riportati dalla Geneva Association, ipotizzano come soluzione la ideazione di prodotti ibridi in grado di combinare nel tempo polizze con differenti finalità – rischio vita, vecchiaia, salute e assistenza a lungo termine – o funzioni (ad es. di risparmio e di credito); rendite flessibili con prestazioni coerenti con il profilo sanitario dell’assicurato; polizze che, avvalendosi dell’uso dei dati e della tecnologia indossabile e, con le dovute cautela, anche dell’intelligenza artificiale, incentivano la prevenzione e uno stile di vita salubre.
Per favorire la partecipazione ai piani, si potrebbero valutare anche l’utilizzo di clausole di profit commission o di partecipazione agli utili tecnici ovvero il ricorso a premi dinamici legati a parametri biometrici o comportamentali, e così via. Il ricorso a polizze collettive, anche negoziate dai datori di lavoro, può poi rendere più conveniente l’adesione per i singoli.
In sintesi, occorre un sistema di welfare generale che affronti in modo coordinato,
con una efficace collaborazione tra pubblico e privato, i temi della transizione demografica e dell’invecchiamento della popolazione.
Anche la giurisprudenza indica in modo sempre più chiaro che le polizze vita di investimento devono avere una componente di protezione realmente utile all’assicurato. Di fronte ai cambiamenti demografici De Polis ribadisce la necessità di prodotti vita di investimento capaci di unire protezione assicurativa e pianificazione finanziaria; un prodotto assicurativo non può essere strutturato per essere misurato prevalentemente in base a logiche di massimizzazione del rendimento finanziario dei premi, ma deve rispondere agli obiettivi di vita del sottoscrittore.
Va quindi avviato un dibattito per ridefinire il ruolo degli assicuratori in un contesto di allungamento della vita, puntando su formule in grado di coniugare salute e finanza. Allo stesso tempo vanno colmati gli ancora esistenti gap di consapevolezza e preparazione che ancora caratterizzano ampie fasce della popolazione sulle prevedibili conseguenze dell’evoluzione demografica in atto.
“Per far questo è necessario innovare: ripensare e probabilmente abbandonare modelli assicurativi tradizionali, segmentati per età o prodotti, a vantaggio di soluzioni modulari, predittive e più personalizzate per fasce di popolazione. È poi necessario affrontare le disuguaglianze sanitarie ed economiche con soluzioni inclusive anche per le fasce più vulnerabili della popolazione: l’equità nell’accesso alla protezione è una delle grandi sfide a cui anche le compagnie non possono sottrarsi. Il risparmio assicurativo resta una risorsa fondamentale per il Paese. Impiegarlo al meglio per rispondere ai rischi e alle esigenze della vita è nell’interesse degli assicurati e della collettività. Alle compagnie spetta definire un’offerta innovativa, utile rispetto ai bisogni posti dalla transizione demografica, tecnicamente sostenibile e competitiva”, conclude De Polis.