Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
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Intesa Sanpaolo, guidata dall’ad Carlo Messina, ha chiuso il primo trimestre con un utile netto di 2,3 miliardi (+17,6% anno su anno), battendo il consenso Bloomberg di 2,076 miliardi. L’utile operativo si è assestato a 6,73 miliardi su attese di 6,61 miliardi, il margine di intermediazione (Nii) per 3,93 miliardi è sopra le attese di 3,91 miliardi. Le commissioni nette del trimestre sono di 2,27 miliardi (attese per 2,17 miliardi), mentre gli accantonamenti per perdite su crediti a 236 milioni risultano sensibilmente sotto le attese per 358,5 milioni. Il rapporto fra costi e ricavi al 38,2% batte anche in questo caso le stime (39,8%). Sul fronte dei crediti deteriorati, il npl ratio al 2,3% è in linea.
Più mutui e più verdi. E anche più surroghe. La competizione tra le banche per accaparrarsi nuovi clienti, cioè i futuri mutuatari oppure chi pensa alla surroga, si combatte infatti soprattutto in questo segmento, ormai presidiato da tutte. Complice infatti il calo dei tassi Irs, cui sono legati i mutui a tasso fisso, gli istituti di credito oggi riescono a proporre tassi molto più convenienti rispetto a un anno fa. Il recente ok alla direttiva Ue che fissa target stringenti sui consumi energetici delle abitazioni, e da raggiungere entro pochi anni, unito al drastico ridimensionamento del Superbonus (o meglio alla cancellazione di cessione del credito e sconto in fattura) del resto spingono in questo senso. In altre parole nei prossimi anni tutti saremo chiamati a migliorare le caratteristiche energetiche delle nostre case, ma senza poter contare sugli aiuti del passato: meno sconti fiscali e nessuna possibilità di cedere il credito, misura che di fatto corrispondeva a una forma di finanziamento per chi non disponeva della liquidità necessaria per pagare i lavori di ristrutturazione. Lo segnalal’ultimo rapporto di Crif (il sistema di informazioni creditizie che analizza le richieste alla centrale rischi) sottolineando l’inversione di tendenza registrata dal mercato nel primo trimestre 2024: +1,9% la richiesta di mutui rispetto allo stesso periodo del 2023 e addirittura quasi +7% (+6,9%).
Preponderanti, anzi dominanti. E a che prezzi. In Italia banche e reti di consulenti controllano i canali di distribuzione dei fondi comuni. Sono onnipresenti (si vedano i grafici in pagina); uno stato di fatto che comporta una serie di vantaggi e svantaggi. Come non apprezzare la competenza del gestore, che assicura portafogli diversificati e sa ricalibrare la rotta degli investimenti quando i mercati sono in tempesta. Ma non sempre questo accade al giusto prezzo, soprattutto in Italia, che secondo l’ultima indagine biennale di Morningstar (condotta su 26 Paesi) ha gli oneri dei comparti azionari più costosi (la spesa è in media dell’1,92%). Il caro-fondi è legato proprio alla presenza radicata di reti di consulenza e banche nei canali di distribuzione. Due soggetti non sempre separati, perché spesso le prime sono gestite dai grandi istituti di credito come filiali. Anche la contropartita chiesta ai clienti è identica: pagare una serie di commissioni che non andrebbero versate (o sarebbero più contenute) in caso di approccio fai-da-te, come con le piattaforme di trading. Sempre a costo di rinunciare alla consulenza degli esperti.

Le sanzioni dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) per violazioni della normativa a tutela del consumatore superano, per il secondo anno consecutivo, quelle irrogate per violazioni del diritto della concorrenza. La piattaforma di whistleblowing è alla base della maggior parte dei procedimenti avviati dall’AGCM per accertare possibili “cartelli” ed altre intese restrittive della concorrenza. Nel 2023 l’AGCM ha concluso in totale 101 procedimenti istruttori nell’esercizio delle sue attività di tutela della concorrenza e dei consumatori, irrogando sanzioni per oltre 70 milioni di euro. In 32 casi, su un totale di 86 procedimenti, l’AGCM ha accertato l’esistenza di infrazioni commesse dalle imprese a danno dei consumatori, per le quali ha irrogato oltre 40 milioni di euro di sanzioni pecuniarie. Ad esse si aggiungono gli oltre 2 milioni di sanzioni applicate per inottemperanza alle misure precedentemente imposte dall’Autorità.
Société Générale ha chiuso il primo trimestre con ricavi per 6,6 miliardi di euro, in calo dello 0,4% rispetto allo stesso periodo del 2023. L’utile netto è sceso del 16% a 917 milioni. I ricavi del settore Retail, private banking e assicurazioni francese evidenziano una flessione del 3,5% a 2 miliardi di euro. La divisione Global banking and investor solutions ha riportato ricavi per 2,6 miliardi, in diminuzione del 5,1% su base annua, mentre l’unità International retail banking è rimasta stabile a un miliardo. L’utile operativo è ammontato a 1,26 miliardi (-11,7%). Il Cet 1 era al 13,2%.
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A marzo continua la corsa dell’occupazione, ma cambia direzione, perché 55 mila dei nuovi 70 mila occupati sono autonomi. Il tasso di occupazione raggiunge un nuovo record nelle serie Istat, arriva al 62,1%, anche se si mantiene la consueta enorme distanza tra quello delle donne (lentamente risalito al 53%) e degli uomini (71,1%). In numeri assoluti, si traduce in 23 milioni 849 mila lavoratori, 425mila in più rispetto all’anno scorso. Tra le file della maggioranza è tutto un giro di auto- congratulazioni per i dati positivi: «Siamo soddisfatti e incoraggiati dai numeri che ancora una volta confermano la crescita dell’occupazione, con un nuovo record, e la diminuzione della disoccupazione», commenta la ministra del lavoro Marina Elvira Calderone.
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