WTW ha condotto una ricerca sul tema degli incentivi aziendali al raggiungimento degli obiettivi di neutralità carbonica

Il raggiungimento degli obiettivi Esg non rappresenta più un obiettivo solamente etico, quanto soprattutto un tema imprescindibile di riorganizzazione della catena del valore e della produzione. Quindi, anche il lavoro dei top manager viene valutato e parametrato in base a questi obiettivi.

Una ricerca condotta da WTW ha preso in considerazione 15 società europee che negli ultimi anni hanno sottoposto al voto degli azionisti il loro Transition Plan (cosiddetto “Say on Climate”).

L’analisi ha messo in evidenza una forte ambizione al raggiungimento degli obiettivi di neutralità carbonica: Il 60%, 9 su 15, ha dichiarato di voler raggiungere il “net zero target” prima del 2050.

L’analisi ha preso anche in considerazione l’approccio degli investitori istituzionali e l’inserimento dei KPI ambientali e climatici negli schemi di incentivazione. È emersa una certa tendenza degli investitori a non essere prescrittivi da questo punto di vista, con la sola eccezione del Legal & General Investment Management che richiede nei settori più rilevanti un peso di almeno il 20% nel Ltip (Long-term incentive plan) per le metriche ambientali in linea con gli obiettivi net zero.

Inoltre, tutte le aziende analizzate hanno almeno un indicatore di tipo climatico contro una media europea del 65%. Tuttavia, il peso di questi indicatori risulta ancora limitato se viene commisurato all’impatto devastante che l’aumento delle temperature potrebbe provocare sul pianeta. Il peso di questi KPI è infatti pari al 8% nei piani di incentivazione a breve termine e al 11,5% in quelli a lungo termine.

Secondo l’indagine, tra i principali indicatori utilizzati dalle imprese per valutare la produttività in termini ESG vi sono:

  • Misurazione della riduzione dei GHG (Green House Gases) prodotti
  • Produzione energia da fonti rinnovabili
  • Potenziamento delle flotte aziendali con veicoli elettrici
  • Miglioramento della qualità dell’acqua
  • Imballi in plastica progettati per il riciclaggio
  • Incremento del livello di plastica riciclata negli imballi utilizzati e prodotti
  • Riduzione dell’uso di acqua nelle fasi produttive
  • Progettazione di edifici che contengano legna da aree coltivate
  • Attività di riforestazione
  • Rating di CDP (Carbon Disclosure Project)

Vanno, in tutto questo, considerati non solo i target di riduzione carbonica, ma anche la biodiversità e l’utilizzo di modelli di economia circolare.

Edoardo Cesarini, Amministratore Delegato di WTW, afferma: “Anche per le PMI è importante inserire i rischi climatici nella valutazione dei rischi aziendali, stabilire le metriche e avviare la misurazione nella prospettiva di predisporre in tempi ragionevoli un piano di transizione climatica” – e aggiunge: “È, inoltre, importante per le aziende saper declinare i KPI ambientali nei sistemi di performance management ed individuare programmi e forme di engagement per la generalità dei dipendenti, non solo per l’alta direzione; solo un approccio che coinvolga la generalità dei dipendenti può infatti assicurare la “messa a terra” dei piani di transizione energetica”. In questa direzione le aziende più avanzate hanno iniziato a introdurre obiettivi climatici all’interno dei Premi di Risultato e dei Piani azionari rivolti a tutti i dipendenti.