Confermata la marcia indietro di Bruxelles sugli inducement … ma a quale prezzo?

Come annunciato, la Commissione europea ha adottato mercoledì la Retail Investment Strategy (RIS), che mira a migliorare la tutela dei risparmiatori nell’Unione europea. Tra il pacchetto di misure adottate dall’esecutivo europeo, una ha tenuto sulle spine i professionisti del settore bancario e assicurativo: il futuro delle commissioni nella remunerazione degli intermediari finanziari.

La proposta di direttiva di modifica comprende – nella versione attualmente solo in lingua inglese – 74 pagine, di cui 31 dedicate alla IDD.

All’origine dei lavori sui RIS, la commissaria europea Mairead McGuinness, piuttosto favorevole a un divieto puro e semplice delle commissioni sulla distribuzione dei prodotti di risparmio, sembrava aver messo un po’ d’acqua nel suo vino di recente durante un intervento al forum di EuroFi.

Il testo pubblicato conferma il divieto di “incentivi” per le vendite effettuate “sulla base della ‘pura esecuzione’ (cioè vendita pura senza fornire alcuna consulenza) e garantendo che la consulenza finanziaria fornita sia nell’interesse degli investitori al dettaglio“.

In altri casi, invece, gli incentivi finanziari saranno “consentiti”, ma “soggetti a salvaguardie più rigorose e a requisiti di trasparenza rafforzati”, si legge sul sito della Commissione europea.

L’esecutivo europeo ha a lungo ritenuto che le commissioni, a differenza delle spese, fossero una fonte di conflitto di interessi, in quanto potevano incoraggiare il distributore a offrire al cliente un prodotto più remunerativo che non sempre corrispondeva alle sue esigenze.

Il Commissario si spinge anche oltre in termini di trasparenza dei costi. Per renderli “comparabili”, i RIS richiedono “l’uso di una presentazione e di una terminologia standardizzate” per garantire che i prodotti d’investimento siano veramente convenienti per gli investitori al dettaglio. Questa misura illustra l’attenzione delle istituzioni europee, compresa l’Eiopa, al principio del “value for money”.

Il testo prevede anche la consegna “almeno una volta all’anno” al cliente di un “chiaro rendiconto della performance del suo portafoglio di investimenti”.

L’azione di lobbying condotta per mesi dal settore finanziario – banche, compagnie di assicurazione, distributori, società di gestione, consulenti di gestione patrimoniale, ha quindi portato i suoi frutti, ma solo in parte. Perché questa concessione di Bruxelles sul divieto non rassicura la professione. Tutt’altro. Il problema sono le misure compensative richieste che sono considerate molto restrittive, persino troppo restrittive.

Il testo cita una serie di disposizioni molto restrittive, prevedendo che qualsiasi nuovo prodotto assicurativo debba essere sottoposto al vaglio di un parametro di riferimento stabilito dall’autorità di regolamentazione, che giudicherà se questo prodotto risponde o meno alla logica del ‘rapporto qualità-prezzo’. Se il prodotto non è conforme a questo parametro, può essere commercializzato solo se l’assicuratore giustifica la sua scelta.

Le conclusioni del RIS dovrebbero servire come base comune per la revisione della MiFiD II e della IDD (Direttiva sulla distribuzione assicurativa). Il testo inizierà un lungo processo legislativo in cui la portata di alcune disposizioni potrà ancora essere mitigata. Sarà esaminato dal Parlamento europeo prima di un dialogo a tre con la Commissione europea e il Consiglio.