Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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In Italia l’industria manifatturiera vivrà un anno di consolidamento nel 2023 dopo la crescita significativa del biennio precedente per poi tornare a correre tra il 2024 e il 2027. Il «103° Rapporto Analisi dei Settori Industriali» presentato da Intesa Sanpaolo e Prometeia a Milano fotografa una situazione positiva per il settore. L’anno in corso verrà chiuso con un fatturato stabile a prezzi costanti (+0,4% tendenziale dopo il 9,1% di crescita media tra il 2021 e il 2022) e in crescita dell’1% a prezzi correnti. La previsione è che nel 2023 si tocchino i 1.170 miliardi di euro di ricavi, ben 260 miliardi in più rispetto al 2019. L’Italia continua ad andare ben oltre la semplice ripresa dalla pandemia grazie a un ruolo significativo dell’export. Nel 2023 per la prima volta oltre il 50% del fatturato dovrebbe provenire dall’estero grazie alla specializzazione in prodotti di media ed alta qualità che consentono la crescita nel mondo. Se nel 2023 si vivrà un consolidamento, i prossimi anni vedranno una nuova crescita, ha spiegato Gregorio De Felice, chief economist e responsabile Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo: «Nella prospettiva al 2027 torneremo a tassi di crescita più elevati di fatturato, con un ritmo dell’1,3% medio annuo a prezzi costanti e del 2% a prezzi correnti».
Focus di Intermonte sim sui Pir in attesa dei dati Assogestioni sulla raccolta nel primo trimestre. Gli ultimi dati aggiornati fanno riferimento ai flussi dell’ultimo trimestre del 2022. Nel periodo i Pir ordinari hanno registrato deflussi per 368 milioni di euro, in peggioramento rispetto al terzo e secondo trimest, quando i afflussi netti erano stati rispettivamente di -330 e di -96 milioni (con un saldo 2022 di -733 milioni), mentre i Pir alternativi hanno registrato riscatti per 9 milioni, in calo rispetto al terzo trimestre (14,5 milioni) e al secondo (153 milioni), con il dato annuale 2022 a 242 milioni. In termini di masse, gli ordinari hanno 17,5 miliardi, mentre 1,4 miliardi sono stati investiti in fondi alternativi.
In uno scenario in continuo mutamento come quello odierno è più che mai importante essere a fianco dei clienti per aiutarli ad affrontare le sfide dei mercati guardando al futuro, oltre le incertezze del momento. Il consulente finanziario deve essere perfettamente formato nella sua capacità di relazionarsi e, soprattutto, nel saper costruire e mantenere un rapporto di fiducia con l’investitore. Fornire ai clienti un aiuto concreto nell’individuazione di obiettivi di vita significativi su cui pianificare i propri investimenti, rendendoli consapevoli del valore del tempo, diventa pertanto sempre più necessario. In questa direzione si inserisce il percorso «Goal Based Investing Training Lab», avviato in Italia da AllianzGI, che si focalizza sulla pianificazione dei bisogni personali e dei progetti dei clienti, un metodo che «àncora» le scelte di investimento agli aspetti che ricoprono maggiore importanza per loro, stimolandone la partecipazione attiva.
ITAS Assicurazioni lancia ITAS Pay, il nuovo istituto di pagamento che opererà a supporto delle attività commerciali assicurative del gruppo offrendo servizi e soluzioni per la vendita e commercializzazione di polizze

Tra le famiglie che affermano di contrarre debiti o che prelevano risparmi per far quadrare il proprio bilancio, 1 su 2 dichiara che il proprio reddito è inadeguato rispetto al costo della vita. È quanto emerge dall’Osservatorio “SalvaLaTuaCasa” di Esdebitami Retake realizzato in collaborazione con Nomisma. Tra le motivazioni che contribuiscono a far crescere le difficoltà economiche degli italiani si aggiungono le elevate spese legate alla casa (27% degli intervistati), difficoltà lavorative (17%) e, inoltre, inaspettati problemi di salute e cambiamenti nella composizione del nucleo familiare.
In Italia oggi i caregiver sono più di 7 milioni. Tra questi, più di un lavoratore su 3 (il 38%) si occupa di un familiare non autosufficiente, nella maggior parte dei casi personalmente e senza alcun supporto esterno, a fronte di un 33% che si rivolge a strutture o professionisti privati, mentre solo 1 su 4 (il 25%) accede a strutture pubbliche. È quanto emerge dallo studio «Care 4 caregiver» sui bisogni dei caregiver lavoratori realizzato congiuntamente da Jointly
Responsabile whistleblowing con il cerino in mano. Non deve raccogliere dati personali manifestamente inutili al trattamento della segnalazione di un illecito. E, se già raccolti per sbaglio, li deve immediatamente cancellare. Se non lo fa l’ente (impresa o pubblica amministrazione) rischia una sanzione per violazione della privacy. Ma se si sbaglia e se cancella dati utili, si rischia la sanzione amministrativa per ostacolo alla segnalazione e anche la contestazione di condotte conniventi con l’autore di un illecito. Il dilemma è introdotto dall’articolo 13 del d.lgs. 24/2023, che ha recepito la direttiva Ue 2019/1937 sul whistleblowing e che sarà operativo dal 14 luglio 2023, tranne che per le imprese fino a 249 dipendenti per le quali il fischio d’inizio è fissato al 17 dicembre 2023. Ma vediamo di analizzare la questione, che è particolarmente spinosa.
Ad una settimana di distanza dall’ondata di maltempo le campagne romagnole e bolognesi restano ferite in profondità: in vasti tratti sono irriconoscibili, ci sono ancora distese d’acqua che non defluiscono e soffocano le coltivazioni, mentre in collina la terra continua a franare. I segni dell’alluvione restano impressi nei campi e negli occhi degli agricoltori, nessuno ricorda un fenomeno di tale violenza e la conta dei danni è un bollettino di guerra: 24 corsi d’acqua esondati tra Rimini e Bologna, centinaia di frane, migliaia di smottamenti, cinquemila aziende agricole danneggiate, settemila chilometri quadrati allagati e – secondo stime che arrivano dal mondo della bonifica – oltre 60mila ettari agricoli finiti sott’acqua. Un’infinità. Nulla è stato risparmiato: frutteti, seminativi, vigneti, orticole, allevamenti. Gravissimi anche i danni al patrimonio apicolo: tantissime arnie sparse in campagna se ne sono andate via con la piena.
A fronte di una vulnerabilità crescente, la cybersicurezza è uscita dal tracciato della competenza settoriale per trasformarsi in un dominio trasversale che interessa manager e dipendenti a tutti i livelli, ma anche scuola e mondo finanziario-assicurativo. L’obiettivo comune agli attori in campo lo ha messo in luce Angelo Spalluto, chief information officer di Mundys, in occasione della rassegna Cybersecurity 2023 di Class Editori: «Nella sicurezza informatica bisogna partire dalle persone. Le risorse umane non sono vulnerabilità, ma alleati strategici contro le minacce». Il primo punto, gli ha fatto eco Alessandro Curioni (Di.Gi Academy), «è riuscire a far passare l’idea che quello che succede dentro uno schermo ha un impatto concreto nella realtà aziendale». E questo vale per tutte le fasi dell’impresa, tanto che una delle figure professionali più ricercate è quella «che si occupa della sicurezza applicata ai sistemi di automazione della fabbrica», ha raccontato Alessandro Manfredini (Aipsa). Figure che vengono formate anche negli Istituti tecnici superiori (Its). Così Giulio Genti (Rete Fondazioni Its Italia): «Il nostro ruolo è formare tecnici che forniscano alle imprese le competenze di cybersicurezza necessarie».
Una minaccia sociale e politica, ma soprattutto economica e che tocca le imprese. Eppure l’Italia spende appena lo 0,1% del suo pil per contrastare gli attacchi informatici e la sfida è ancora tutta da giocare. Se n’è parlato all’evento Cybersecurity 2023 organizzato da Class Editori. Il cyber rischio aumenta e, come hanno spiegato Ivano Gabrielli, direttore del Servizio di Polizia Postale, e Gianluca Ignagni (Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale), «con la guerra in Ucraina, il trend di crescita degli attacchi informatici è più che raddoppiato». Negli ultimi due-tre anni «i cyber-criminali hanno fatto molti soldi», ha fatto notare Dadi Gertler (Israel Cyber), ma secondo Igor Kranjec (European Cyber Security Organisation) «gli attacchi cyber più pericolosi sono quelli che rubano le nostre informazioni».

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Sale intanto a 15 il bilancio delle vittime dell’alluvione. Nelle campagne di Lugo i sommozzatori dei carabinieri hanno recuperato un altro corpo. Si tratterebbe di un agricoltore di 68 anni di Fusignano di cui era stata segnalata la scomparsa il 17 maggio. Mentre la Procura di Ravenna ha aperto un fascicolo, contro ignoti, ipotizzando il reato di disastro colposo. Il tutto mentre su parte della regione permane anche per oggi l’allerta rossa e arancione. Aumenta il rischio di infezioni, specie per anziani e bambini. Dall’epatite A alle infezioni batteriche dovute a escherichia coli o salmonella. L’acqua stagnante attira poi zanzare che «incrementano il rischio di trasmissione di altre malattie».

L’Italia vanta uno dei gap di protezione più rilevanti al modo. È con queste parole che Swiss Re fotografa la situazione del Paese rispetto alla fragilità dimostrata dal territorio di fronte ai sempre più frequenti eventi catastrofali che lo colpiscono. E d’altra parte bastano un paio di numeri per capire esattamente qual è la situazione sul territorio. Il calcolo lo fa Swiss Re: tra 2011 e il 2021 l’Italia ha scontato perdite legate a catastrofi naturali per 58,1 miliardi di dollari, di questi solo 6,3 miliardi erano coperti da polizza. Il conto per il paese è stato dunque in 10 anni superiore ai 51 miliardi di dollari. Con un gap di protezione prossimo all’89%. Una situazione che non si verifica in nessun altro paese d’Europa. Se si guarda a un periodo ben più ampio la Germania ha affrontato danni tra il 1980 e il 2020 per 107,6 miliardi di euro e di questi poco meno di 40 miliardi erano assicurati, quindi con un gap del 63%. La Francia 99 miliardi di cui 40,2 miliardi in carico alle compagnie per un differenziale del 59%.