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Arriva un nuovo rinvio per Il salvataggio di Eurovita e a questo punto si fa sempre più concreta l’ipotesi di un mese in più del blocco dei riscatti delle polizze fissata inizialmente da Ivass per fine giugno. Il congelamento dei contratti potrebbe cioè protrarsi a fine luglio ma questa volta sarebbe una scadenza non più rinviabile e valida solo se entro giugno sarà trovato l’accordo definitivo tra tutti i soggetti coinvolti, ovvero banche e assicurazioni. In altri termini, il nuovo rinvio potrebbe essere concesso solo se il piano di messa in sicurezza dei clienti e dei lavoratori di Eurovita sarà pronto e ci vorrà solo un po’ di tempo in più, al massimo un mese appunto, per procedere operativamente con la realizzazione.
Il gruppo Nobis Assicurazioni continua a crescere ma si guarda intorno per realizzare operazioni straordinarie che le consentano di aumentare più rapidamente la propria dimensione. Ad annunciarlo a MF-Milano Finanza è il presidente Alberto Di Tanno, che è anche il primo azionista della compagnia con circa l’80% delle azioni, seguito dall’amministratore delegato Giorgio Introvigne (con circa il 9%) e da Investimenti Industriali (5%), a sua volta partecipata dalla Lamse di Andrea Agnelli.
Il quadro di partenza è preoccupante. A esporlo, in chiusura dell’edizione 2023 del Salone del Risparmio, è il segretario generale del Censis, Giorgio De Rita: «Più di un terzo dei consulenti italiani ammette che la maggior parte dei clienti non è in grado di capire l’impatto dell’inflazione sul proprio portafoglio». Risultato: «Troppi italiani compiono scelte finanziarie senza rendersi ben conto di cosa stanno facendo». L’evidenza, emersa da un rapporto congiunto Assogestioni-Censis, ha però il suo contraltare nell’intervento del direttore dell’ufficio studi dell’associazione di categoria, Alessandro Rota: «I risultati di una nostra ricerca hanno svelato che l’educazione finanziaria è un fattore indipendente, non è legato ad altri come genere, istruzione o provenienza geografica».
L’educazione finanziaria nelle scuole è «una scossa», ma a necessitare di formazione non sono solo i giovani. «Il rapporto mostra come l’Italia – nazione fra le più propense al risparmio – sia anche un paese male-educato dal punto di vista delle conoscenze finanziarie: giovani e giovanissimi non comprendono i fondamentali dell’economia e della finanza, mentre adulti e anziani affermano di avere una competenza finanziaria, senza ammettere le proprie carenze», ha spiegato Stefano Lucchini, presidente Feduf e chief institutional affairs and external communication officer di Intesa Sanpaolo, nel corso di una tavola rotonda al Salone del Risparmio.
La consulenza finanziaria per le nuove generazioni di clientela ad alto potenziale, composta da Millenials (26-41 anni) e Gen X (42-57 anni), può valere fino a 600/700 miliardi di ricchezza finanziaria investibile. Ma domanda e offerta per ora non si cercano. Per farle avvicinare, la ricetta di Pierpaolo Cazzola, strategy wealth management industry lead Italy, Central Europe & Greece di Accenture, è creare un modello composto da «professionisti nuovi e dedicati, prodotti ad hoc e uso della tecnologia per renderlo più snello e sostenibile». Tra i nuovi strumenti a disposizione un ruolo importante possono ricoprirlo «Intelligenza Artificiale e realtà aumentata che possono migliorare la narrazione dei prodotti e l’interazione cliente-consulente», ha raccontato Monica Stefani, capital markets principal director di Accenture.Un esempio di prodotto dedicato è stato fornito da Andrea Binelli, responsabile wealth management di Crédit Agricole Italia: «Completamente digital e con accesso minimo a mille euro è stato capace di attirare pubblico giovane», ha spiegato. Ma la svolta è arrivata quando «è stata data la possibilità di avere un confronto con un gestore», segno che la componente umana è cruciale anche per i giovani. Per questo, ha spiegato Federica Bertoncelli, responsabile Ufficio Studi di Aipb, per il private banking è importante affrontare la sfida del ricambio generazionale: «Il 9% dei professionisti ora ha tra 58 e 74 anni e lascerà il lavoro. I giovani, per ora, sono ancora marginali».

Gli agricoltori che hanno subito danni per effetto di eventi catastrofali (alluvioni, gelate e siccità) ed hanno presentato la manifestazione di interesse, prima del 12 maggio 2023, hanno tempo fino al prossimo 12 giugno per presentare la denuncia di sinistro, utilizzando l’apposita piattaforma che è stata creata da AgriCat, il fondo mutualistico nazionale che opera a partire dal corrente anno, con una dotazione finanziaria di 350 milioni di euro all’anno.
Nel nostro Paese, per una badante reclutata per assistere una persona non autosufficiente a tempo pieno (per 54 ore settimanali) in regime di convivenza la famiglia spende 18.639,12 euro l’anno (16.224,24 di retribuzione più 2.414,88 di contributi), «potendo portare in deduzione i contributi versati per un massimo di 1.549,37 euro e in detrazione una minima parte della retribuzione (il 19% di 2.100), ovvero 399 euro su 16.224,24». Invece, ha conteggiato l’associazione, «se venisse introdotta la totale deduzione del costo, il nucleo potrebbe arrivare a risparmiare circa 3.700 euro nel caso di un reddito fino a 25.000 euro, quasi 4.500 euro se si arrivasse fino ai 35.000 euro o, addirittura scendere sotto la «no tax area», nel caso di entrate che non vanno oltre i 15.000 euro annui.

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La pioggia eccezionale, certo. Ma c’è anche altro dietro il disastro che ha colpito la Romagna. C’è quella che una volta chiamavamo cementificazione e che da un po’ di tempo ha preso il nome di consumo di suolo. Tecnicamente si tratta della perdita di una superfice originariamente agricola o naturale a causa della copertura artificiale del terreno. Secondo l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, l’Emilia-Romagna è la terza regione per incremento di suolo consumato tra il 2020 e il 2021, con 658 ettari. E anche per il totale di suolo consumato sempre nel 2021, con oltre 200.000 ettari.
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Si fanno sempre più drammatici i numeri dell’ondata di maltempo che ha flagellato l’Emilia- Romagna, e che ieri ha visto allagarsi anche il centro di Lugo, nel Ravennate, invaso dalle acque del Senio e del Santerno. Si contano altri cinque morti, tutti nell’area di Ravenna, e ci sono dei disperi. Il bilancio aggiornato parla per ora di 13 vittime. Il territorio messo in ginocchio da frane e alluvioni è una delle aree più produttive del Paese, vale 10 miliardi di export all’anno. E la conta dei danni è in continua evoluzione.

Il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, ha parlato di qualche miliardo di euro. E il conto finale potrebbe non essere tanto distante. Ma siamo ancora nel campo delle ipotesi. Swiss Re ricorda tuttavia quello che è stato l’impatto dell’ultima grande alluvione che ha colpito il Paese, quella del 2000 in Piemonte. In quell’occasione le perdite economiche avevano sfiorato i 4 miliardi e il conto per il sistema assicurativo era stato di 430 milioni. Ora il quadro è mutato, restiamo un paese nettamente sotto assicurato ma qualche polizza in più in questi anni è stata sottoscritta. Lo hanno fatto, soprattutto, le imprese anche se con precise distinzioni tra grandi e piccole. Guardando i dati Ania relativi al 2022 emerge infatti che la quasi totalità delle grandi aziende (siamo al 91%) è coperta dalle alluvioni, lo è anche il 67% delle medie. Lo scenario cambia radicalmente quando si prendono in esame le piccole e le micro imprese: per le prime siamo al 28% per le seconde appena al 3%. Considerando che le aziende medio-piccole costituiscono oltre il 90% del totale, il gap di protezione non è trascurabile nel comparto produttivo e commerciale. È invece un tema oggettivo per le abitazioni. A livello paese appena il 5% delle case è coperto dal rischio alluvione, il 6,2% nel Nord Italia. Se si guarda alla sola Emilia Romagna il dato è leggermente migliore, siamo attorno al 7%. Ma andando ancora più nel dettaglio, se a Bologna siamo oltre l’8%, a Rimini siamo appena al 5,4% e a Forlì-Cesena al 3,6%.