NUOVE MOSSE A UNA SOLA SETTIMANA DALLA SCONFITTA NELL’ASSEMBLEA DELLE GENERALI
di Andrea Deugeni
«Mediobanca non è la nostra partita», hanno sempre ripetuto come un mantra dal gruppo Caltagirone fin dal primo ingresso dell’ingegnere capitolino in Piazzetta Cuccia nel febbraio 2021 con poco più dell’1%. Eppure non è trascorsa nemmeno una settimana dalla netta sconfitta nell’assemblea delle Generali che l’imprenditore capitolino, azionista della compagnia triestina con il 9,95%, è subito passato al contrattacco proprio a monte della catena societaria che dalla merchant bank milanese arriva al Leone, salendo al 5,499% dell’istituto guidato da Alberto Nagel. Stando alla comunicazioni delle partecipazioni rilevanti rese a Consob, il patron del Messaggero ha incrementato la quota del 3,003% attraverso gli acquisti di tre veicoli: Fincal (all’1,88%), Gamma (allo 0,416%) e Istituto Finanziario (che deteneva prima il 3,043% e ora ha il 3,203%). Va ricordato che già nell’agosto dello scorso anno Caltagirone aveva una partecipazione indiretta nel capitale Mediobanca poco sotto il 5%: il 3% con diritto di voto e un 2% circa in strumenti finanziari (opzioni) che poi non aveva esercitato. Cos’ha in mente il costruttore, considerando che con la quota del suo principale alleato nella battaglia in Generali, Leonardo Del Vecchio, che a sua volta ha il 19,4% di Piazzetta Cuccia, i due grandi vecchi del capitalismo italiano mettono assieme una partecipazione cumulata di poco inferiore alla soglia d’opa del 25%? Fonti vicine al gruppo Caltagirone spiegano che si tratta di normale «diversificazione degli investimenti», essendo l’imprenditore già esposto su immobiliare, industriali, utility e assicurativi. Tant’è che sempre a fine aprile Caltagirone ha impiegato la liquidità per comprare anche il 3% di Anima. Ma c’è pure chi ricorda che il presidente di Essilux avrebbe in predicato di superare la soglia del 20%, scenario che aumenterebbe la presa a tenaglia degli ex pattisti nel Leone sul maggiore azionista delle Generali e sul suo a.d. Fronte che si infoltisce se a queste quote si aggiunge anche il 2,1% in portafoglio ai Benetton che sempre a Trieste hanno votato per la discontinuità nella governance, schierandosi sulla sponda opposta a Mediobanca. Secondo indiscrezioni di mercato, Consob, dove continua il pressing del gruppo Caltagirone per il silenzio dell’authority sul prestito titoli che Mediobanca ha fatto pesare nella partita Generali, avrebbe in programma martedì prossimo una riunione sull’assetto nel capitale di Piazzetta Cuccia. (riproduzione riservata)
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