IL SETTORE CRESCE MA TEME LA NUOVA NORMATIVA. SI CREI UN CIRCOLO VIRTUOSO, DICE VOVK (UNIREC)
di Anna Messia
Il settore italiano della tutela del credito, in prima linea nel recupero e nell’acquisto di Npl e performing loan, tiene gli occhi puntati sul recepimento della direttiva «Credit servicers and credit purchasers» destinata ad intervenire in un mercato eterogeneo, ancora regolato dal Regio Decreto del 1931. «Un’occasione da cogliere come opportunità di evoluzione per permettere alla nostra industria di diventare più moderna ed efficace, a favore del circolo virtuoso dell’economia, riducendo i tempi di recupero di quasi il 40%», ha spiegato ieri Francesco Vovk, presidente di Unirec, l’associazione che rappresenta il settore, in occasione della presentazione dello studio comparativo della Tutela del Credito in Europa condotto con The European House Ambrosetti. Dall’analisi emerge che il settore italiano della tutela del credito ha assunto un peso sempre più rilevante in Europa: rappresenta circa un quinto (il 22%) delle aziende e del fatturato (il 17%). Il numero di aziende del comparto è quattro volte più elevato in Italia che in Francia e tre volte più numeroso del Regno Unito. Ma il fatturato non risulta proporzionale al numero di aziende: mentre in Germania si attesta mediamente intorno ai 5,8 milioni di euro, nel Regno Unito a 4,65 milioni, in Italia scende a 1,8 milioni. Anche se il debito in Italia sta assumendo un peso rilevante sull’economia domestica, oltre 2.000 miliardi di euro nel 2021, con una crescita del 5,1% rispetto all’anno precedente, il tasso di indebitamento di famiglie e imprese italiane resta ancora basso nel confronto internazionale. «Le aziende di tutela del credito lavorano in Italia in un contesto più complesso rispetto al resto d’Europa. I maggiori ostacoli derivano da tre fattori: tempistiche più lunghe nel sistema giudiziario, un tasso inferiore d’educazione finanziaria e scarsa diffusione di consulenza finanziaria indipendente e gratuita», aggiunge Vovk. La direttiva dovrà tentare si ridurre le differenze e «contiene diverse cose positive, dall’aumento della qualità e della quantità delle informazioni sui crediti in cessione alla creazione di un albo o registro di tutte le transazioni effettuate, dove i creditori potranno sapere chi è il proprietario dei crediti. Oltre alla formazione degli agenti e la governance nel settore», osserva Clemente Reale, country manager in Italia, di Hoist Finance, uno dei maggiori player europei nel settore dei crediti performing e npl «ma sarà fondamentale vedere come il Governo italiano sarà in grado di recepirla poiché interessa diversi Ministeri. Sarà interessante vedere chi si prenderà la responsabilità di fare una riforma che sia davvero utile al mercato». Ieri intanto il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, ha detto che Via XX Settembre è a lavoro per attuarla entro la fine della legislatura». (riproduzione riservata)
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