IL VICEPRESIDENTE DEL M5S TURCO REPLICA A DRAGHI SULLE CRITICHE AL SUPERBONUS 110%

di Andrea Pira
Nuovi interventi sul Superbonus 110% dovranno avvallare la pluralità delle cessioni ed estendere il passaggio dei crediti fiscali a tutte le agevolazioni. «L’innovazione fiscale deve essere regolata e non ostacolata», spiega il vicepresidente del M5S, Mario Turco, già sottosegretario alla Presidenza nel governo Conte II. Il senatore parla quando sono trascorsi due giorni dalle critiche del premier, Mario Draghi, al 110%, ma anche nel giorno in cui si è deciso di allentare la stretta sulle banche, permettendo di cedere sempre i crediti a clienti qualificati, che detengono un conto corrente nell’istituto o alla capogruppo, senza possibilità di un ulteriore passaggio. «Dichiarazioni che hanno creato sconcerto tra i cittadini e le imprese che credono nella transizione ecologica e che hanno fiducia nei miglioramenti introdotti proprio dall’attuale governo. Si tratta di parole in contrasto con il plauso attribuito allo strumento da Ursula von der Leyen e alla stessa decisione di estendere il 110% alle unità unifamiliari prorogando i tempi per effettuare i lavori. Bisogna avere rispetto del Parlamento che ha votato questa norma e dei cittadini che credono nella transizione ecologica ed energetica e hanno riposto fiducia nello Stato», aggiunge.

Domanda. Draghi ha imputato alla misura rincari sui materiali. Contestate questa posizione?

Risposta. I dati dicono che il 110% ha sì contribuito al caro-materie prime, ma solo per il 15%, considerando gli altri fattori come guerra, pandemia e speculazione. Il premier dimentica, inoltre, che è stato posto un tetto ai tariffari e sono stati previsti controlli per attestare la congruità dei lavori eseguiti. E non va trascurato il fenomeno inflazionistico, connesso all’aumento della domanda nel settore edile e ai tempi stretti per usufruire dell’agevolazione.

D. Ritiene possibile rivedere la misura ad esempio diminuendo la percentuale di agevolazione?

R. La transizione ecologica non può essere ridotta a una questione di finanza pubblica o scaricata sui cittadini, quando le risultanze attestano un effetto moltiplicatore positivo che ha concorso alla crescita diretta del pil nell’anno 2021 di circa l’1,6%, all’aumento di 130mila unità lavorative nel settore edile rispetto all’anno precedente e alla creazione di oltre 30mila nuove imprese. In questo momento è importante dare certezze a famiglie e imprese che hanno deciso di avviare o sono in procinto di aprire migliaia di cantieri. La riduzione delle aliquote è, peraltro, già prevista dalle norme a partire dal 2023 e riguarderanno anche il 2024. (riproduzione riservata)
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