di Oscar Bodini
Fideuram-Intesa Sanpaolo Private Banking ha chiuso il primo trimestre riportando un utile netto consolidato in crescita tendenziale dell’82% a 405 milioni di euro. Il risultato si sarebbe attestato a 240 milioni – corrispondenti a un progresso dell’8% – escludendo la componente non ricorrente legata alla plusvalenza netta di 165 milioni dalla cessione del ramo di banca depositaria e fund administration di Fideuram Bank Luxembourg. Dagli aggregati del conto economico emerge poi che le commissioni nette sono salite del 9% anno su anno a 466 milioni, mentre il margine d’interesse ha fatto registrare una flessione del 17% a 40 milioni sotto l’effetto congiunto della minore redditività degli impieghi legata al calo dei rendimenti di mercato e dell’aumento del costo medio della raccolta da clientela. I costi operativi di periodo sono saliti del 2% a 144 milioni, mentre le rettifiche nette su attività immateriali e materiali sono rimaste stabili a 15 milioni. Nel contempo, la divisione è riuscita a comprimere ulteriormente il cost/income al 27%, rispetto al 29% dello scorso anno.

La consistenza delle masse amministrate ha invece raggiunto a fine periodo quota 264,1 miliardi, in progresso del 18% rispetto a fine marzo 2020. Si tratta del livello più elevato mai registrato nella storia del gruppo. L’analisi per aggregati mostra inoltre come la componente più consistente – quella del risparmio gestito che rappresenta oltre il 68% delle masse complessive – abbia registrato un miglioramento congiunturale del 3% a 180,3 miliardi. Nel periodo, la raccolta netta è stata di 1,7 miliardi, risultato della buona verve registrata dalla raccolta netta del risparmio gestito (2,7 miliardi) che ha più che compensato la componente amministrata che è invece risultata negativa per un miliardo. Quanto ai coefficienti patrimoniali consolidati, a fine marzo risultavano molto al di sopra dei livelli minimi richiesti dalla normativa. In particolare, il Common Equity Tier 1 ratio consolidato è risultato pari a 23,2%. A fine periodo, la struttura distributiva poteva contare su 5.743 private banker, con un portafoglio medio pro capite di circa 46 milioni.

A seguito dell’opas di Intesa Sanpaolo su Ubi, nell’ultimo anno anche la divisione è stata oggetto di una riorganizzazione finalizzata a sostenere e sviluppare iniziative di business e operazioni che hanno portato a una significativa crescita di perimetro e valore. «I risultati del primo trimestre confermano che abbiamo intrapreso la strada giusta», ha sottolineato l’ad di Fideuram – Intesa Sanpaolo Private Banking, Tommaso Corcos. «Il potenziamento della presenza internazionale e la piena integrazione di UbiTop Private e IwBank sono elementi di ulteriore slancio. Con l’attuale assetto organizzativo, l’innesto di nuove professionalità e competenze arricchirà ancor più il nostro modello di servizio». (riproduzione riservata)

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