Fra i temi da chiarire, i termini della proroga, la cedibilità dei crediti e il perimetro d’applicazioneDa più parti si chiede al governo un decreto per lo snellimento
di Fabrizio de Feo

La deducibilità al 110% per le opere di efficientamento energetico è stata nelle ultime settimane uno degli argomenti dominanti anche nelle riflessioni legate alle dichiarazione dei redditi 2021. Nata per dare uno stimolo a un settore da tempo in sofferenza come quello dell’edilizia, migliorare l’impatto estetico e la tenuta energetica del parco immobiliare, la sua applicazione pratica si sta scontrando contro un intrico di pastoie e complicazioni burocratiche che spesso scoraggiano il ricorso a questo pur utilissimo strumento. Del tema si è discusso in molte sedi e anche in un recente videoforum organizzato proprio da ItaliaOggi e ClassCnbc durante il quale si è definita la fotografia aggiornata degli sviluppi normativi sul Superbonus. «La misura ha un enorme potenziale» ha confermato in quella occasione Sergio Comisso, vicepresidente del Consiglio nazionale dei periti industriali, «ma non ha ancora trovato il riscontro che ci si poteva aspettare. La norma purtroppo è di difficile applicazione. In sostanza i primi sei mesi li abbiamo persi a rincorrere le indicazioni dell’Agenzia delle entrate e dell’Enea, senza contare che nel periodo della pandemia è stato difficile farsi rilasciare le documentazioni necessarie. A questo punto è fondamentale che ci siano certezze sulla proroga e si proceda a una semplificazione.
Non vanno dimenticate alcune opportunità offerte dalla norma come la possibilità di deviare dal mantenimento della fedele sagoma dell’edificio al momento in cui si procede a una demolizione e ricostruzione. Per ragioni di riqualificazione urbana ora un edificio può anche essere spostato, per esempio, in un capannone in un’area dismessa». Tra le prospettive di proroga del 110% già Cristina Bartelli, giornalista di ItaliaOggi, aveva affrontato la grana della cedibilità dei crediti di imposta, una forma di liquidità alternativa per le imprese e le famiglie apparentemente interessante. «Il governo è su una linea attendista perché non vuole arrivare impreparato di fronte a eventuali contestazioni sul debito pubblico da parte di Eurostat. Dal governo è arrivata un’apertura rispetto alla possibilità di una proroga – attualmente il Superbonus prosegue fino a giugno 2022 – ma si attende una valutazione del reale impatto della misura. Il costo è stimato attorno ai 5,9 miliardi di euro, con un’emersione di base imponibile di 398 milioni e un effetto indotto dall’emersione di 362 milioni». Ora ci si attende un decreto di snellimento burocratico, considerato che l’Agenzia delle entrate ha ricevuto oltre 6 mila richieste di chiarimenti così come l’Enea. Il Recovery plan individua come possibili beneficiarie 500 mila unità abitative, attualmente oltre 14.450 edifici sono avanti con i lavori e a fine aprile è stata sfondata la soglia del miliardo di detrazioni. Purtroppo però c’è anche una crescita del costo delle materie prime, con il cemento armato aumentano del 120% e i ponteggi del 50%.

Infine il perimetro di applicazione, altro tema caldo e che è stato al centro delle osservazioni del commercialista Andrea Bongi. «Sono due gli attori protagonisti della misura: le persone fisiche che agiscono in veste privata sulle proprie abitazioni e i condomini a prevalente destinazione abitativa. Con lo sconto in fattura è stato superato il problema degli incapienti e dei forfettari che non potevano avere accesso alla detrazione. Le comparse sono, invece, gli istituti autonomi delle case popolari; le cooperative edilizie che assegnano alloggi ai propri soci; le associazioni non lucrative e le onlus; le organizzazioni di volontariato e promozione sociale; le associazioni sportive che possono usufruire del Superbonus solo per immobili che utilizzano come spogliatoi». (riproduzione riservata)

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