Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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Dopo la pandemia le compagnie di assicurazione rivedono i modelli distributivi per migliorare la qualità del servizio grazie alle nuove tecnologie. Ma al centro del sistema resteranno gli agenti e gli intermediari. La fotografia è stata scattata dal World Insurance Report 2021 di Capgemini ed Efma da cui emergono nuovi bisogni e qualche punto debole. Secondo lo studio più del 60% degli assicuratori ha affermato che il virus ha influenzato i proprio sforzi di acquisizione di nuovi clienti, e circa il 40% ha dichiarato di avere avuto problemi sulla fidelizzazione di quelli attuali.
Banca Mediolanum ha archiviato «un primo trimestre 2021 strepitoso. Al di là dei positivi effetti di mercato, questo risultato è espressione della sostenibilità del business strutturale», ha dichiarato Massimo Doris, amministratore delegato di Banca Mediolanum commentando i dati del primo trimestre. Un bilancio chiuso con un utile netto pari a 133,4 milioni, in crescita dell’85% rispetto al primo trimestre 2020. Mentre il totale delle masse gestite e amministrate ha toccato quota 97,718 miliardi, con un incremento del 25% rispetto al 31 marzo dello scorso anno.
Gli obiettivi del piano industriale triennale 2019-2021 che si chiude quest’anno saranno con buona probabilità superati. Quello appena finito è stato del resto il miglior trimestre di sempre per Banca Generali, con un utile netto di 135,4 milioni, in crescita del 71% e ricavi totali di 239,9 milioni, in aumento del 42%.
Numeri record e in forte crescita per Finecobank, che si aspetta una continuazione del trend positivo anche nei prossimi mesi in attesa di poter distribuire il capitale in eccesso una volta che la Bce toglierà il divieto di pagare dividendi da parte delle banche. Nel primo trimestre l’utile netto della banca guidata da Alessandro Foti è stato di 94,7 milioni, in aumento del 2,7% rispetto allo stesso periodo 2020, che era già stato record con ricavi di 218,2 milioni (+8,4%).
Sì ad aggregazioni mirate con piccoli target, ma no a grandi fusioni. Soprattutto no a un’integrazione con Unicredit. Questo è il messaggio lanciato ieri dall’amministratore delegato Alberto Nagel nel corso della presentazione dei risultati dei nove mesi di Mediobanca. In un periodo molto caldo per Piazzetta Cuccia e per la sua partecipata Generali il banchiere è stato incalzato sulle tematiche di attualità e sulle suggestioni che da qualche mese si rincorrono nella city milanese.
L’Istat vede lo spiraglio in fondo al tunnel per l’economia italiana. Nella nota mensile sull’andamento dell’economia, pubblicata ieri, l’istituto di statistica ha rilevato che la stabilizzazione delle vendite al dettaglio, il miglioramento delle attese della domanda di lavoro da parte delle imprese e della fiducia di famiglie e imprese concorrono a determinare prospettive favorevoli per i prossimi mesi.

Italia paradiso delle tasse di successione. Lo stato raccoglie meno di un miliardo di euro all’anno, una delle cifre più basse dei paesi Ocse, solo lo 0,11% del gettito fiscale complessivo. Ad esempio, in Germania si generano più di 7 miliardi (0,52%) in Francia 14 miliardi (1,38%), mentre la media Ocse si ferma al 0,53%.
L’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha pubblicato il report «Tasse di successione nei paesi Ocse» che fornisce una valutazione comparativa della tassazione di eredità e donazioni nei 37 paesi membri dell’Ocse. Del gruppo, solo 24 stati le applicano. Tuttavia, queste tasse raccolgono pochissime entrate, solo lo 0,53% del gettito totale.
Banca Mediolanum ha chiuso il primo trimestre con un utile netto di 133,4 milioni di euro, in crescita dell’85% su base annua. La consistente raccolta netta in prodotti gestiti ha contribuito a portare le commissioni ricorrenti a 342 milioni, nuovo record storico per i ricavi da core business. Il margine da interessi è salito del 14% a 64,8 milioni. Il totale delle masse gestite e amministrate ha raggiunto il record di 97,72 miliardi (+25%). Anche il margine operativo a 125 mln ha toccato i massimi di sempre. Il Cet 1 si è posizionato al 20,7%.«Archiviamo un primo trimestre strepitoso», ha commentato l’amministratore delegato Massimo Doris. «Questo trimestre boom non va peraltro letto di per sé, ma si inserisce in un percorso di crescita continua di un’azienda in piena salute».
L’utile netto di Banca Generali nel primo trimestre è aumentato del 71,3% su base annua a 135,4 milioni di euro. In crescita anche il margine di intermediazione a 239,9 milioni (+42%) grazie all’incremento delle commissioni ricorrenti nette (104,1 milioni, +14,3%) e al contribuito delle commissioni variabili che hanno raggiunto il livello più alto di sempre a livello trimestrale: questa voce ha contribuito per 111 milioni rispetto ai 53,4 mln dello scorso anno. Il cost-income si è ridotto al 36,6% dal 40,2% di dicembre e il Cet 1 si è attestato al 16,2%. Le masse totali sono salite del 19% a 77,5 miliardi e la raccolta netta è stata pari a 1,7 miliardi (+11%). «Il 2021 è partito molto bene, con un’ulteriore accelerazione nell’interesse per la nostra industria e un risultato pro-capite dei nostri banker decisamente superiore alla media del settore», ha riferito l’a.d. Gian Maria Mossa. «Per una banca che ha messo al centro il valore del capitale umano, registrare il migliore risultato trimestrale della propria storia in un contesto ancora sfidante per gli strascichi di una crisi senza precedenti è in primo luogo motivo di grande orgoglio, oltre che di soddisfazione».
Il contesto normativo favorevole spingerà le operazioni di m&a bancario nei prossimi dodici mesi e, «sebbene ogni fantasia in finanza in un momento caldo per il consolidamento sia lecita e stimolante», un’ipotetica combinazione fra Unicredit e Mediobanca «avrebbe poco senso industriale per entrambi: si tratterebbe di un’operazione tra una banca d’affari e una banca commerciale e universale, che offrirebbe poco valore aggiunto sia all’uno che all’altro». Ad affermarlo è stato l’a.d. di piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, commentando i risultati dei nove mesi. «Con il nuovo amministratore delegato di Unicredit, Andrea Orcel, ci siamo sentiti ma non incontrati. Non escludo un incontro a breve. A mio avviso l’arrivo di Orcel in una banca italiana ha consentito il rimpatrio di un talento».

corsera

  • Mediobanca: no alla fusione Unicredit
Mediobanca consolida ricavi e utili nei nove mesi dell’anno 2020-2021 superando le stime degli analisti, in uno scenario ancora appesantito dalle chiusure imposte dal lockdown. I nove mesi si chiudono con ricavi per 1,964 miliardi, in crescita del 3%, e con un utile netto di 604 milioni, +9%, oltre le attese del mercato. A fare da traino sono state sopratutto le commissioni, arrivate al livello record a 571 milioni (+17%) per la banca guidata da Alberto Nagel, e pari ormai a un terzo dei ricavi complessivi. Anche per il buon andamento dei conti Mediobanca è considerata al centro degli scenari di risiko bancario. Ieri tuttavia Nagel con gli analisti ha smontato le suggestioni di una fusione tra Unicredit e Mediobanca, che per quella via rimescolerebbe gli equilibri anche dentro Generali (di cui la banca primo socio al 13%). «In finanza tutte le fantasie sono lecite ma dal punto di vista industriale credo che una combinazione tra una banca d’affari specializzata come siamo noi e una banca universale come Unicredit sia poco sensata e dia poco sia all’uno che all’altro», ha detto Nagel. Circa l’ingresso di Francesco Gaetano Caltagirone in Mediobanca con l’1%, Nagel non si è sbilanciato: «Abbiamo contatti con tutti gli azionisti che entrano nel nostro capitale, con tutti ci confrontiamo in maniera proficua».
  • Mediolanum, profitti +85%
Un «trimestre strepitoso», è stato definito dal ceo di Banca Mediolanum Massimo Doris (foto) il periodo dei primi tre mesi del 2021, che ha registrato un utile netto in crescita dell’85% a 133,4 milioni. Il balzo, sottolinea la banca, è dovuto al «forte miglioramento di tutte le linee di ricavo, al controllo dei costi operativi e ai positivi effetti di mercato».
  • Banca Generali, utili su del 71%
Ha chiuso il primo trimestre del 2021 con un utile netto di 135,4 milioni, in crescita del 71% Banca Generali. Il risultato, spiega una nota, «ha beneficiato in primis del momento favorevole dei mercati finanziari, così come del miglioramento dalle varie voci di ricavi».

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  • Mediobanca alza l’asticella sul prossimo dividendo e punta al risparmio gestito
Anche Mediobanca si allinea al trend generale del credito e presenta risultati di tutto rilievo, battendo le stime degli analisti (e sopravvivendo in Borsa, in un giorno in cui l’indice ha perso l’1,64% mentre il titolo è salito dello 0,21%). In particolare, il terzo trimestre fiscale (il primo del 2021) si è chiuso con l’utile raddoppiato rispetto ad un anno prima – a 193 milioni – e ricavi nei nove mesi in crescita del 3%, grazie al record delle commissioni nette, ormai pari a un terzo di tutti i ricavi; hanno giocato a favore l’apporto del wealth management e del Corporate and investment banking (Cib), cioè della parte più caratteristica di una banca d’affari (che nel periodo ha registrato il record in termini di ricavi e di guadagni). Nelle presentazioni dei conti Nagel ha invece glissato su tutte le domande “scomode”. A partire da Generali, su cui non ha proprio risposto, a quelle sui propri azionisti: come aveva detto a suo tempo per Leonardo Del Vecchio (suo primo socio con il 13,2%) ieri ha ribadito che «è una variabile che non dipende da noi ma è qualcosa che avviene sul mercato e come tale a noi va bene: con tutti ci confrontiamo in maniera proficua».

  • La rivincita della gestione attiva dei risparmi
  • Dopo Quota 100, la fase di stallo annulla tutte le altre opzioni
  • La messa in sicurezza delle banche passa da fusioni e diversificazione
«Silver lining» è l’espressione inglese con cui si indica l’elemento positivo che esiste anche nelle situazioni tragiche: quando il quadro è nero, c’è comunque qualcosa che luccica. La striatura d’argento della tragedia Covid è che, trattandosi della prima crisi sistemica del mondo globalizzato, può aiutarci a capire meglio la fragilità del nostro mondo, a prefigurare i rischi catastrofici cui l’umanità è esposta in un orizzonte forse non lontano e a predisporre le necessarie salvaguardie. Perché altre crisi verranno: e non è detto che saranno più “leggere” di questa. Il Covid non sarà stato inutile se ci aiuterà a rendere il nostro sistema produttivo, economico e sociale più resiliente. In questo ambito, l’intermediazione del risparmio – uno dei gangli più vulnerabili ai rischi sistemici – merita una riflessione specifica. Alcuni prefigurano addirittura la scomparsa delle banche, sostituite da algoritmi e monete digitali emesse dallo Stato.
  • Il trimestre d’oro del risparmio Attivi a 270 miliardi, corre l’utile
  • Se il lavoratore accetta l’esodo, riscatto dal fondo pensione con tasse ridotte

Handelsblatt

 

  • Il fondatore Lex Greensill si dice ‘dispiaciuto’ per la bancarotta – e scarica la colpa sulla compagnia assicurativa
“Sei un truffatore?” chiede la deputata laburista Siobhan McDonagh al fondatore fallito di fintech Lex Greensill. “No, non lo sono”, risponde lui. La scena memorabile si svolge in un’udienza parlamentare del Regno Unito martedì. Per la prima volta, l’australiano parla a lungo del fallimento della sua società Greensill Capital. Durante le tre ore di video apparizione davanti alla Commissione delle Finanze, deve commentare l’accusa di aver frodato investitori e contribuenti di centinaia di milioni di euro. Come il caso Wirecard, il fallimento di Greensill terrà occupati supervisori, procuratori e politici per molto tempo a venire. Il regolatore finanziario del Regno Unito ha confermato martedì che stava indagando sulla scomparsa del finanziatore della catena di approvvigionamento insieme alle autorità in Germania, Australia e Svizzera.