I radar non rilevano i container persi in mare
di Ettore Bianchi
La fretta e le cattive condizioni meteo possono provocare la perdita di container impilati sulle gigantesche navi capaci di trasportarne anche 15 mila alla volta sulle rotte tra Asia-Europa-Africa-Americhe. I container persi nel mare saranno presto tracciati grazie ad una tecnologia che permette di seguire questi oggetti galleggianti non identificati (ofnis) che sono causa di gravi problemi di inquinamento e di sicurezza per la navigazione marittima. Ogni anno almeno 500 milioni di container gravitano intorno al globo con rischi di collisione e di fuoriuscita del carico, a volte sostanze pericolose che finiscono in mare. Questi oggetti sono difficili da rilevare con il radar e così la startup bretone SeaTrackBox sta sviluppando dal 2017 il primo sistema di tracciamento per i container per recuperarli. È una risposta a un problema sentito ancor più in questo momento nel quale i container sono diventati merce rara, soprattutto in Italia, a causa della robusta ripresa dell’economia cinese che ha assorbito i contenitori su piazza (si veda articolo su ItaliaOggi di mercoledì 26 maggio 2021, pagina 21).

L’innovativa tecnologia prevede l’installazione su ciascun container di un box codificatore, un componente digitale capace di rintracciarli in caso di caduta dalla nave, geolocalizzarli, stabilire a quale profondità si trovano e seguirli 24 ore su 24 per recuperarli il più rapidamente possibile.

Il progetto ha anche un risvolto legale perché permetterà di gestire il rapporto tra assicuratori, trasportatori e clienti. Recuperare i container persi in mare offre la possibilità alle assicurazioni di poter recuperare il loro contenuto con un beneficio anche per gli armatori. Primi test in estate.

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