di Anna Messia
Niente proroga. È destinato a chiudersi a fine giugno l’ombrello da 2 miliardi della garanzia pubblica sulle assicurazioni del credito a breve termine che era sta aperto un anno fa dal decreto Rilancio del governo Conte-2. Il provvedimento aveva lo scopo di sostenere le copertura assicurative che proteggono le imprese fornitrici di merci e servizi dal rischio di mancato pagamento da parte dei clienti. Il pericolo, in pratica, era che gli assicuratori (da Euler Hermes a Coface, da Atradius a Sace Bt) nella crisi provocata dalla pandemia avrebbero ridotto le garanzie, con effetti negativi sulla fiducia e sulla stabilità dell’intero sistema. Così il governo italiano, al pari di altri Paesi europei, si era subito mosso per fornire una garanzia pubblica valida in caso di mancati pagamenti stanziando 2 miliardi. Ma ora, a un anno di distanza, è emerso che malgrado il Covid i sinistri sono stati pochi grazie agli altri interventi governativi messi in campo per sostenere imprese e lavoratori, tra garanzie sui finanziamenti e blocco dei licenziamenti. Così quei 2 miliardi di euro sono di fatto rimasti quasi intatti, tant’è che le compagnie di assicurazione, in accordo con il ministero dell’Economia, hanno suggerito di utilizzare quei fondi per altri interventi utili al sistema. Anche perché in quest’ultimo anno, in base agli accordi presi col Tesoro, le compagnie hanno retrocesso allo Stato circa due terzi dei premi incassati, confluiti in un fondo ad hoc che vale più di 200 milioni. In pratica, anche se la garanzia pubblica ha avuto il vantaggio di stabilizzare il mercato dell’assicurazione del credito (complessivamente sono state garantite transazioni fino a 150-200 miliardi, che senza l’ombrello statale si stima che sarebbero state di circa 50 miliardi), le compagnie hanno pagato per una misura che è rimasta largamente inutilizzata. Questo spiega il motivo della mancata proroga, che era stata ventilata nelle scorse settimane con l’ipotesi di inserirla nel decreto Sostegni bis pubblicato in Gazzetta Ufficiale mercoledì scorso senza il prolungamento dell’iniziativa.

Del resto anche in altri Paesi europei, a partire da Francia e Germania, si è deciso di interrompere la garanzia pubblica e anche in questi casi si è trattato di una scelta condivisa con il sistema assicurativo. Così un po’ in tutta Europa si è deciso di avviare il ritorno alla normalità con una gestione delle sottoscrizioni più fisiologica, mentre un anno fa c’era il rischio di fare errori di valutazione tagliando garanzie assicurative anche a imprese meritevoli. Anche perché la garanzia pubblica continuerà a essere operativa per le transazioni che si riferiscono alle polizze sul credito stipulate fino al 30 giugno, con i contratti che generalmente hanno la durata di un anno. Almeno una parte dei sinistri che si dovessero verificare con il venir meno degli ammortizzatori messi in campo dal governo finiranno quindi sotto l’ombrello dei 2 miliardi, ma è altrettanto evidente che a partire dal 1° luglio il mercato dell’assicurazione del credito dovrà riassestarsi senza più reti di protezione pubbliche registrando un probabile aumento dei prezzi in un scenario economico che resta incerto. (riproduzione riservata)

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