Dal 2019 Allianz ha investito oltre 5 miliardi per acquisizioni mentre Axa ne ha incassati 7 dalle cessioni dopo averne spesi 12 per Xl Ora tocca al Leone, fermo a 1,8 miliardi. Ma prima serve accordo in cda Francesco Gaetano Caltagirone
di Anna Messia
In meno di due anni e mezzo il colosso assicurativo tedesco Allianz ha investito più di 5 miliardi di euro sulle acquisizioni, sparse per il mondo, dall’Australia, al Brasile. Generali Assicurazioni, come dichiarato dallo stesso group ceo Philippe Donnet, negli ultimi anni sulle operazioni di crescita ha puntato 1,8 miliardi, compresi gli acquisti nel settore del risparmio gestito. I francesi di Axa, al contrario, dal 2019 ad oggi, hanno spinto forte sulle dismissioni degli asset non più strategici, incassando più di 7 miliardi dalle cessioni. Ma è un processo che è iniziato dopo che nel 2018 il gruppo guidato da Thomas Buberl aveva deciso di scommettere tutto sull’americana Xl Group, con un investimento monstre di oltre 12 miliardi di euro. Il bilancio netto dei francesi, tra acquisti e vendite, in un orizzonte temporale un po’ più lungo, è pari quindi a circa 5 miliardi a favore dei primi.

Vince Monaco sei a tre. È tutta nei numeri la gara alla crescita che si è aperta negli ultimi anni tra i big europei delle assicurazioni, con Generali che non ha certo brillato per iperattività. Dal 2019, dopo che il Leone ha chiuso la fase di riassetto, con la vendita di tutti gli asset non più strategici, sono state firmate tre acquisizioni di peso, in Portogallo (per 600 milioni) e in Grecia (per 150 milioni) oltre che per l’italiana Cattolica, di cui il Leone è arrivato a detenere il 24,6% dopo aver sottoscritto un aumento di capitale da 300 milioni. Tre operazioni a confronto con le sei realizzate da Allianz nello stesso periodo, e che tra l’altro hanno portato con loro pure con qualche scia polemica. Come quelle che sono nate sul deal Cattolica con gli azionisti privati, Francesco Gaetano Caltagirone (5,63%) e Leonardo Del Vecchio (poco meno del 5%), che hanno manifestato più di qualche di qualche dissenso in consiglio di amministrazione, avendo probabilmente preferito una spinta all’estero del Leone più che un’acquisizione in Italia dove la compagnia è già leader di mercato. Dissensi che non erano isolati e che, come noto, sono arrivato fino alla scelta di Caltagirone di non presentarsi all’assemblea per l’approvazione del bilancio 2020 che si è tenuta lo scorso 29 aprile. Una mossa plateale con la richiesta ormai palese a Mediobanca (azionista di Generali con il 12,93%), di contare di più nella nuova governance che sarà definita l’anno prossimo, quando arriverà a scadenza l’intero consiglio di amministrazione di Generali. Posizioni che sembrano trovare di fatto Del Vecchio (che ha anche il 13,2% di Mediobanca) allineato con Caltagirone, in una comunanza di interessi, come del resto è comune la voglia di vedere crescere Generali e recuperare le distanze con Allianz e Axa, magari anche con un’acquisizione all’estero che possa consentire al Leone di fare un salto dimensionale capace di fare la differenza.

La Polonia ai tedeschi. Finora a prevalere sono stati i contrasti tra i soci di Trieste che sembrano aver reso ancora più facile la vita ad Allianz in questa sfida agli acquisti, con la compagnia tedesca già evidentemente dotata di una forza finanziaria superiore. Nei dossier di acquisizioni che hanno visto il gruppo di Monaco contrapposto a Generali a spuntarla è stato di fatto sempre il primo. È stato così per esempio qualche settimana fa per gli asset della Polonia messi in vendita dagli inglesi di Aviva. A spuntarla è stato il gruppo guidato da Oliver Baete con un’offerta da 2,5 miliardi. Una cifra bel più alta di quanto sarebbe stata disposta a spendere Generali che pure guardava alla Polonia con molto interesse, desiderosa da tempo di crescere ancora nell’Est Europa. Invece alla fine sarà Allianz a consolidare la sua posizione in Europa centrale, diventando la quinta compagnia in Polonia e la secondo nel Vita. Un fatto simile era successo l’anno scorso in Spagna, quando Generali sembrava pronta a puntare tutto per accappararsi l’acquisizione del 50% più un’azione della joint venture con il Bbva con l’allora general manager della compagnia di Trieste, Frédéric de Courtois, che aveva seguito in prima linea tutta l’operazione. e non voleva mollare la presa. Ma anche in quel caso a spuntarla sono stati i tedeschi e a quanto pare non solo per una questione di prezzo (con un’offerta d 277 milioni che potranno arrivare a 377 milioni in base ai risultati raggiunti) ma anche per qualche dubbio sull’operazione che era stato espresso nel frattempo nel consiglio di amministrazione di Generali.

Leone prudente. Certo a pesare sono state anche le scelte prudenziali di Trieste. Il group ceo Donnet non ha mancato occasione per ribadire che le acquisizioni non sono un obbligo per la compagnia ma devono rispettare rigidamente «un approccio disciplinato e opportunistico, valutando attentamente le opportunità presenti sul mercato nel settore assicurativo e nel risparmio gestito». Niente colpi di testa a qualunque costo, insomma con l’attenzione che resta focalizzata sul risultato operativo (che nel 2020 è stato record a 5,2 miliardi nonostante la pandemia) e la generazione di cassa, mentre il ceo, come annunciato nei giorni scorsi, sta già lavorando per mettere a punto il nuovo piano industriale triennale 2022-2024. Ma a disposizione per la crescita, ha ribadito ai soci, ci sono ancora 2,3 miliardi di euro, con l’obiettivo di rafforzare la posizione di leadership di Generali in Europa o nei mercati ad alto potenziale in cui è possibile raggiungere una posizione di leadership.

Malesia contesa. Sul tavolo, non è un mistero, ci sono le attività assicurative malesi messe in vendita nei mesi scorsi proprio dai francesi di Axa che valgono circa 300 milioni. E se sulla Russia tutti sembrano essere concordi che non è il momento di investire sulla Malesia si è invece creata una nuova spaccatura in consiglio tra alcuni membri espressione dei due soci individuali e il resto del cda. Con Caltagirone che ha chiesto esplicitamente di tentare di spuntare un prezzo più conveniente. Certo anche questa non sarebbe un’operazione decisiva, come sarebbe potuta essere quella in Polonia ma rappresenta comunque l’occasione di Generali di crescere ancora in Asia, diventando il secondo operatore della Malesia.

Prima, però, va ritrovata la concordia tra tutti gli azionisti della compagnia, altrimenti sarà gioco facile per gli altri big europei spuntarla sul Leone nelle partite più appetitose. La stessa Axa, che pure ha passato gli ultimi due anni e mezzo a vendere asset considerati non più strategici, nel 2019 non si è fatta sfuggire l’occasione di crescere in Cina rilevando il 50% restante di Axa Tianping per 590 milioni diventando la più grande compagnia danni del mercato cinese controllata al 100% da un assicuratore estero. Ora tocca a Trieste recuperare terreno. (riproduzione riservata)

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