di Anna Messia
Le prime risposte sono state già consegnate tra fine aprile e i primi giorni di maggio e, nel giro di qualche mese, la Banca d’Italia sarà in grado di dare alle stampe una fotografia aggiornata degli investimenti in tecnologia sostenuti da banche e intermediari finanziari italiani negli ultimi due anni. Si tratta di informazioni che sono diventate sempre più importanti per verificare la sostenibilità dei modelli finanziari della banche. Nell’indagine 2021, che costituirà la terza edizione biennale lanciata da palazzo Koch, il focus non sarà solo sulla capacità degli intermediari di cogliere i benefici della digitalizzazione e gestirne i rischi ma si analizzerà anche il tema della detenzione di crypto asset. «I dati disponibili mostrano che non tutte le banche dispongono delle competenze necessarie ad affrontare una radicale evoluzione dei processi produttivi e dei canali distributivi. Per questo investire in nuove competenze è un fattore abilitante per cogliere i benefici della tecnologia», ha già sottolineato di recente il vicedirettore generale della Banca d’Italia, Alessandra Perrazzelli, parlando dell’evoluzione digitale accelerata anche dalla pandemia. Oltre a un maggior uso relativo della carta al pos rispetto all’Atm, l’emergenza sanitaria ha facilitato per esempio una crescita rapida delle modalità di pagamento «senza contatto».

Le transazioni contactless con carta sono infatti passate dal 35% del periodo pre-lockdown a oltre il 55% delle transazioni effettuate con dispositivi abilitati. se è vero che una parte dell’aumento della quota di servizi finanziari fruiti attraverso canali digitali potrà essere riassorbita quando le misure di contenimento della diffusione del virus termineranno, è altrettanto evidente che il processo di digitalizzazione è ormai irreversibile, come mostrano recenti analisi sulle nuove abitudini di pagamento dei cittadini europei. Per facilitare la digitalizzazione del sistema finanziario, Banca d’Italia ha creato un «Canale FinTech» (uno spazio sul proprio sito internet) attraverso cui Via Nazionale può rispondere alle diverse esigenze degli operatori, interessati ad esempio a ottenere chiarimenti sulla normativa applicabile a una particolare forma d’operatività a carattere innovativo, con oltre 90 progetti che sono stati presentati dal 2017 a oggi. C’è poi «Milano Hub», centro d’innovazione che Banca d’Italia ha avviato nel capoluogo lombardo. Se nel 2019, quando erano stati sondati 165 intermediari, gli investimenti in Italia erano stati pari a 391 milioni nel biennio, ancora relativamente contenuti e concentrati in un numero molto ristretto d’intermediari ,il 2020 ha reso ben troppo evidente che occorre fare di più. Infine c’è il tema delle cripto-attività, con i nuovi strumenti che sfruttano tecnologie decentralizzate e disintermediate che vanno fronteggiati e indirizzati. Per questo motivo la nuova indagine di Banca d’Italia vuole analizzare anche le partecipazioni degli intermediari in crypto asset. Ma la pandemia ha fatto crescere anche i rischi legati all’uso delle nuove tecnologie e non è un caso che Bankitalia, in questi mesi, abbia chiesto a più di qualche operatore anche approfondimenti sulle azioni in corso per la gestione del rischio IT. (riproduzione riservata)

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