di Roberto Sommella
Capire che cosa ruota attorno alla galassia Generali, ai suoi azionisti e ai suoi controllori è un esercizio che affascina da sempre la stampa e buona parte della politica. Oggi che Leonardo Del Vecchio è divenuto di gran lunga il primo azionista singolo di Mediobanca, così da esercitare, assieme all’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone, un’influenza importante anche sulla compagnia assicurativa, è lecito porre agli organi di vigilanza, al governo e anche agli addetti ai lavori (e ai lettori) una serie di domande che possono essere racchiuse in un decalogo, le cui risposte contribuiranno a comporre il puzzle definitivo degli interessi (e del nuovo potere, se tale sarà) attorno alla prima banca d’affari del Paese e alla multinazionale assicurativa triestina.

1. Perché la Bce ha autorizzato la scalata di Del Vecchio a Mediobanca considerando la sua partecipazione come meramente finanziaria quando egli è uno dei più grandi imprenditori italiani?

2. Che cosa pensa la Banca d’Italia, che nel corso della storia ha anche detenuto una quota del capitale in Generali, del sommovimento in atto in Mediobanca, che inevitabilmente si riverbera anche sulla compagnia assicurativa?

3. È lecito (e possibile, ai sensi delle norme vigenti) che la partecipazione di Delfin in Mediobanca possa cambiare natura col tempo e dunque essere riconsiderata dalla Banca Centrale Europea ?

4. Attualmente di fatto in Mediobanca e in Generali, sommando le quote detenute, esistono due patti «in nuce» targati Del Vecchio-Calatagirone. Che cosa ne pensano le autorità di vigilanza?

5. La Consob ha il potere di chiedere lumi ai due imprenditori per capire le loro intenzioni, anche a prescindere dalla verifica di un concerto tra i medesimi o si limiterà a osservare e monitorare la situazione?

6. Perché solo adesso è stato reso noto l’avvenuto ottenimento della cittadinanza italiana dell’amministratore di Generali Philippe Donnet, scatenando una ridda di ipotesi e retroscena come se dipendesse dal passaporto e non dalle sue capacità il giudizio che gli azionisti danno a chi governa un’azienda?

7. Come sta monitorando la situazione il governo Draghi e che cosa pensa il ministro dell’Economia Daniele Franco di queste operazioni e di altre che stanno interessando la finanza italiana, che vanno da Tim a Mediaset passando per Cdp-Euronext?

8. Il patto degli azionisti storici di Mediobanca ha perso protagonisti come la Fininvest di Berlusconi e anche peso specifico. Ne nascerà un altro, magari anche in grado di esprimere una terza lista che possa cambiare gli equilibri e gli assetti a Piazzetta Cuccia? E, se sì, che cosa ne pensano le autorità di vigilanza?

9. Se davvero si ritiene che il lavoro di Alberto Nagel, ceo di Mediobanca, nella merchant bank e di riflesso in Generali non sia stato al livello delle attese, perché non si porta la questione in cda del Leone invece di affidarsi a posizioni non ufficiali che trapelano sulla stampa?

10. È arrivato il momento di una fusione tra Mediobanca e un altro istituto di credito e, se sì, che cosa ne pensa il governatore della Banca d’Italia?

Queste domande, se avranno nei prossimi giorni delle risposte, contribuiranno a rendere più chiaro il quadro di due degli asset finanziari più importanti del Paese. È importante conoscere per deliberare, sempre che davvero si voglia deliberare qualcosa di nuovo sulla rotta Milano-Trieste in virtù del nuovo adagio che adesso a Piazzetta Cuccia le azioni si contano e non si pesano. (riproduzione riservata)

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