di Anna Messia
Parte la campagna acquisti degli agenti Generali aderenti all’Anagina con un investimento di 20 milioni di euro. L’intenzione è «suggellare una partnership con la nostra mandante ma anche la fiducia nel sistema imprenditoriale e nel nostro Paese», ha scritto nei giorni scorsi il presidente dell’Anagina, Davide Nicolao, in una lettera indirizzata al group ceo di Generali, Philippe Donnet. Una missiva in cui gli agenti si congratulavano per il recente conferimento al manager francese della cittadinanza italiana e Nicolao dava notizia dell’avvio dell’investimento che avverrà tramite la cassa previdenziale agenti. Ad essere coinvolti sono in particolare gli agenti-imprenditori della compagnia che gestiscono il 40% del portafoglio complessivo di Generali Italia, con 4 miliardi di premi, 3.500 dipendenti e 9 mila intermediari. Agenti (essenzialmente ex Ina) che sono di fatto loro stessi imprenditori abituati ad investire attingendo a disponibilità personali.

L’intenzione di acquistare azioni del Leone era stata annunciata più di un anno fa da Nicolao, seguita dalla scelta di due advisor, Banca Generali da una parte e Intermonte dall’altra, incaricate dell’acquisto e del deposito titoli. Poi, complice la pandemia, i tempi si sono allungati ma ora il piano di acquisto azionario è pronto. La cassa previdenziale degli agenti Anagina ha un patrimonio pari a circa 120 milioni e con questa manovra sarà messo in campo più del 15% degli asset, aprendo ad un programma di acquisti destinato a proseguire negli anni. L’intenzione sarebbe di investire ancora 1-2 milioni di euro l’anno nei prossimi anni e di avere un coordinamento con gli investimenti che i singolo agenti hanno fatto negli anni nel titolo Generali in autonomia. In ballo ci sono altri 7 milioni di euro con gli agenti che potrebbero arrivare a detenere complessivamente una quota pari a circa lo 0,2% del capitale. Non solo. In passato gli agenti avevano proposto un piano di stock option come è già avvenuto per tutti i dipendenti del gruppo. L’obiettivo ultimo potrebbe essere quello di ambire ad avere una rappresentanza nella governance e del resto, in passato, gli agenti dell’Ina-Assitalia sedevano nel consiglio della compagnia ma ora il modello è difficilmente replicabile in Generali. (riproduzione riservata)

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