Il trend registrato nel report Exprivia: 349 eventi in tre mesi (+612% rispetto al 2020)
Ma inizia la flessione degli attacchi andati a buon fine
Pagina a cura di Antonio Longo

Da gennaio a marzo in Italia si sono registrati 349 eventi tra cyber-attacchi, incidenti e violazioni della privacy, con una crescita del 47% sul trimestre precedente e ben sette volte di più rispetto ai primi tre mesi del 2020. Continua a crescere, quindi, il trend degli attacchi informatici, come confermato dal primo Exprivia Threat Intelligence Report del 2021 elaborato dall’Osservatorio cybersecurity di Exprivia.
Il cybercrime continua a colpire, approfittando dell’incremento dello smartworking e dell’utilizzo dei servizi online. Gennaio è stato il mese con il maggior numero di eventi (124), a febbraio gli incidenti sono scesi a 104 per poi risalire a marzo a 121 tra attacchi, incidenti e violazioni privacy.

Numeri che preoccupano. Confrontando il primo trimestre dello scorso anno e il primo del 2021 gli analisti rilevano un aumento del 612% complessivo tra attacchi, incidenti e violazioni privacy. Peraltro, in base agli esiti della ricerca, si stima che oltre il 75% delle minacce informatiche siano di «nuovo tipo», il che rende inefficaci i metodi di cyber-difesa non aggiornati. La tecnica di attacco più utilizzata si è confermata quella del phishing nelle diverse varianti (tecnica che induce, tramite posta elettronica, le vittime a collegarsi a siti che intercettano informazioni e credenziali).

In dettaglio, nei primi mesi dell’anno corrente è aumentato del 1140% il numero di attacchi rispetto al primo trimestre 2020, mentre l’incremento è stato del 57% per gli incidenti e del 70% per le violazioni della privacy.

Ma sono in diminuzione gli attacchi andati a buon fine. Al cospetto di tali preoccupanti dati, dalla lettura del report emerge, però, che il rapporto tra attacchi e incidenti continua a decrescere. Ciò significa che gli attaccanti devono spendere di più, o semplicemente provarci di più, per avere successo e che chi si difende è meglio preparato o meno sorpreso da un attacco. Secondo l’analisi condotta dagli esperti di Exprivia, il numero medio di incidenti, ovvero attacchi andati a buon fine, registra una flessione del 18% rispetto al trimestre precedente, rimanendo comunque costante in media rispetto all’intero anno 2020. Un significativo aumento continuano a registrarlo le violazioni della privacy attestate dalle multe del Garante, che segnano un +55% rispetto al trimestre precedente. Secondo l’Osservatorio Exprivia, nei primi mesi del 2021 il Covid-19 non è più la prima tematica utilizzata dagli hacker per colpire le vittime. Il primato viene ceduto ai temi che riguardano la sfera del trattamento dei dati personali, a seguire vi sono il banking online e la Dad (Didattica a distanza).

«I primi mesi dell’anno confermano una complessiva crescita dei crimini informatici», sottolinea Domenico Raguseo, direttore cybersecurity Exprivia, «se da un lato gli attaccanti spendono molto di più per progettare gli attacchi, utilizzando tecniche sempre più sofisticate, dall’altro le vittime denotano una preoccupante mancanza di consapevolezza dei rischi».

I settori. Sul gradino più alto del podio dei settori maggiormente colpiti dai cyber-criminali si colloca quello software/hardware, con 98 eventi, quasi quintuplicati rispetto allo scorso trimestre. Si tratta di fenomeni che colpiscono app di messaggistica istantanea, sistemi operativi, piattaforme di videoconferenza, social network e dispositivi utilizzati sia in ambito industriale che privato. Seguono il settore finance che, con 81 fenomeni segnalati, raddoppia gli eventi rispetto al precedente trimestre 2020, e la pubblica amministrazione in leggero calo (-6%). Nei primi tre mesi dell’anno, cresce nuovamente l’interesse degli hacker per il settore healthcare, cioè della salute, ancora sotto scacco con la terza ondata della pandemia, che aumenta di dieci unità rispetto ai tre mesi conclusivi del 2020.

Al top il furto di dati. Il maggiore danno causato dai criminali rimane il furto dei dati, con il 70% dei casi tra gennaio e marzo, mentre la sottrazione di denaro, comunque in aumento del 40%, occupa la seconda posizione. Al terzo posto, le violazioni dei dati personali, in calo del 10% circa rispetto all’ultimo trimestre del 2020. Un forte segnale di crescita si rileva, infine, nelle pratiche che rendono un portale non disponibile, il cosiddetto defacement, che registra un +40% in confronto al trimestre ottobre-dicembre 2020.

Le tecniche. Tra le tecniche più sfruttate dai cyber-criminali continua a primeggiare il phishing-social engineering con circa il 60% dei casi, quasi il doppio rispetto all’ultimo quarto del 2020, che colpisce in maniera particolare utenti distratti o con poca conoscenza delle modalità di adescamento tramite e-mail o social network. Seguono i malware, che hanno l’obiettivo di sottrarre informazioni sensibili, principalmente mediante lo spionaggio delle attività bancarie degli utenti. Sul terzo gradino del podio le tecniche con cui gli attaccanti sfruttano vulnerabilità già conosciute. Gli attacchi sono stati commessi maggiormente nelle regioni del centro e nord Italia, lieve è comunque il distacco che si registra tra le regioni del sud Italia rispetto al centro. Sono esattamente 317 gli eventi registrati nelle regioni settentrionali, mentre 303 quelli che hanno colpito il centro e 295 il sud.

Occhi aperti sulla cybersecurity. Anche la seconda edizione della Cro Survey di Deloitte, che mostra la percezione dei responsabili della gestione del rischio in merito all’evoluzione degli scenari a seguito della pandemia, conferma che le minacce percepite dalle grandi aziende per il proprio business in Italia riguardano da un lato categorie di rischio «tradizionali», come quelle finanziarie e operative, e dall’altro rischi emergenti come per esempio quelli informatici, reputazionali e Esg. Con particolare riferimento ai rischi informatici, l’attenzione è rivolta al tema della cybersecurity che rappresenta un fattore di rischio per la totalità degli intervistati, con un trend in crescita previsto nel prossimo anno. A oggi risulta, invece, minore la percezione del rischio rispetto ad altre tecnologie, come il cloud computing e l’intelligenza artificiale (si veda il servizio a pagina 6, ndr).

Attenzione soprattutto al ransomware. Secondo il report «The State of Ransomware 2021» di Sophos, il 31% delle aziende italiane sono state colpite da un attacco ransomware nel corso del 2020. Nel 34% dei casi i dati sono stati effettivamente cifrati dai cybercriminali mentre nel 62% dei casi l’attacco è stato bloccato prima che venisse portato a termine con successo. Il rapporto Clusit 2021 conferma la pericolosità, se i ransomware nell’anno 2018 rappresentavano il 23% di tutti i malware, nel 2020 sono arrivati al 67%. Oggi i due terzi degli attacchi sono, quindi, rappresentanti dal ransomware. Il più recente ed eclatante attacco ransomware ha riguardato nei giorni scorsi uno dei più importanti oleodotti statunitensi gestito da Colonial Pipeline. «Si dice sempre che il crimine informatico è attirato dal denaro e il ransomware rappresenta una modalità estremamente efficiente di ottenere soldi direttamente dalle vittime, di fatto ricattandole con la minaccia di rendere inutilizzabili, o di diffondere pubblicamente, cosa in alcuni ambiti addirittura peggiore, i dati delle aziende, sempre più critici per la sopravvivenza delle stesse organizzazioni» commenta Maurizio Tondi, director security strategy di Axitea, «i dati sono necessari al business ed è fondamentale proteggerli. Da un lato evitare che un potenziale malintenzionato entri nei sistemi dell’azienda per rubarli o renderli inservibili, dall’altro garantirsi un accesso costante e protetto ai dati in modo che, anche nel caso di attacco, questi restino utilizzabili».

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