Pagine a cura di Nicola Capuzzo
La scarsa disponibilità di container, la bassa affidabilità nel rispetto delle programmazioni operative e i noli molto elevati per il trasporto marittimo stanno avendo un impatto significativo sull’economia reale ma non tale da generare una spinta inflazionistica perché l’incidenza della logistica sul valore finale dei beni è molto limitata. Lo dice nelle conclusioni un’analisi a firma di Maria Grazia Attinasi, Alina Bobasu e Rinalds Gerinovics appena pubblicata dal Banca Centrale Europea e dal titolo emblematico: «Cosa sta spingendo verso l’alto il costo delle spedizioni?».

Riepilogando le tappe del percorso che negli ultimi dodici mesi hanno portato il trasporto via mare di container a una salita dei noli che non si vedeva dal periodo pre-Lehman Brothers (fra le cause la ripresa della produzione in Cina dopo il primo lockdown, l’aumento degli acquisti di beni, la minore offerta di stiva nel trasporto aereo merci, la congestione in alcuni porti specie Usa, la scarsa disponibilità e lo sbilanciamento di container in giro per il mondo), il report arriva a sostenere (tramite un modello econometrico) che «a un anno di distanza l’effetto indotto dell’elevato costo delle spedizioni sull’inflazione è piuttosto limitato, intorno allo 0,25%». Questo perché «il costo del trasporto internazionale rappresenta solo una minima parte del prezzo finale dell’output produttivo. Oltretutto, considerato che le criticità delle forniture dipende quasi esclusivamente da problematiche legate al trasporto e non da ostacoli nella produzione, l’aumento dei prezzi dei noli si prevede avrà un modesto impatto sull’economia globale».

Secondo gli analisti della Bce «non appena l’offerta di trasporto si adatterà a una domanda più sostenuta i prezzi delle spedizioni potrebbero tornare a calare». In ogni caso «i colli di bottiglia potranno ritardare ma non impedire la ripresa economica globale» secondo lo studio. «Al tempo stesso, man mano che le restrizioni alle attività e alla circolazione delle persone saranno rimosse, i consumatori torneranno a riequilibrare le proprie spese maggiormente verso i servizi e questo ci si attende che contribuisca a risolvere i colli di bottiglia con conseguenti ricadute positive anche sui costi dei trasporti marittimi di container».

Come il trasporto marittimo anche quello aereo sta andando forte nel 2021. Secondo Iata (International Air Transprot Association) il mese di marzo è stato da incorniciare per le spedizioni aeree globali, con record di volumi. In particolare i traffici hanno superato del 4,4% quelli di marzo 2019 e dello 0,4% quelli di febbraio 2021.

Il settore è migliorato anche sul fronte della capacità, che in termini di Actk (available cargo tonne-kilometers) risulta cresciuta del 5,6% rispetto al mese precedente, pur restando ancora dell’11,7% al di sotto di quella del marzo 2019. L’associazione evidenzia che a marzo la stiva offerta da aerei cargo risulta del 20,6% superiore a quella del marzo 2019, mentre la capacità belly (stiva di aerei passeggeri) permane a livelli molto più bassi, -38,4%. Anche in questa occasione Iata ha espresso ottimismo per il futuro: gli scambi commerciali a livello globale sono in crescita (+0,3% a febbraio), il Purchasing Managers Index (53,4 a marzo) è positivo, e sono in aumento i tempi del trasporto marittimo, trend che di solito prelude a un incremento di domanda del trasporto aereo.

Positive le performance del mercato anche a livello europeo: i vettori hanno registrato un aumento della domanda dello 0,7% (sul marzo 2019), grazie all’aumento dell’export e al miglioramento delle condizioni operative, mentre la capacità resta inferiore del 17% a quella del marzo 2019. (riproduzione riservata)

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