di Carlo Giuro

L’Italia si caratterizza per un accentuato processo di invecchiamento della popolazione. La longevità è oggetto di attenzione anche in ambito comunitario con la Commissione europea che ha realizzato una pubblica consultazione sul Libro Verde dell’invecchiamento stimolando contributi anche sui temi sanitari e della non autosufficienza. Gli elevati fabbisogni assistenziali sono stati coperti in questi anni sia dal pubblico ma in maniera rilevante dalle famiglie in un modello italiano di welfare privato in evoluzione considerando la tendenziale riduzione dei componenti delle famiglie e la mobilità territoriale per esigenze occupazionali. E nel post Covid-19 diventa prioritario attivare reti integrate di assistenza per affiancare le famiglie, sia dal punto di vista organizzativo che economico, troppo spesso lasciate sole nell’assistenza di malati cronici o non autosufficienti. Quali potrebbero essere le evoluzioni? Ruolo di maggior sostegno potrebbero avere i fondi sanitari il cui impatto appare crescente nell’ambito della contrattazione collettiva e del welfare aziendale. In prospettiva si guarda con attenzione anche alla esperienza tedesca in cui tale copertura è obbligatoria. I fondi sanitari erogano prestazioni di long term care agli iscritti che perdono la propria autosufficienza o versando delle somme in un’unica soluzione o periodicamente o coprendo direttamente o indirettamente le spese che dovrebbero esser sostenute dall’iscritto. Dal punto di vista fiscale va ricordato che i contributi di assistenza sanitaria a carico del datore di lavoro o del lavoratore non concorrono a formare il reddito di lavoro dipendente e quindi beneficiano del regime di esenzione fiscale per un importo complessivamente non superiore a 3.615 euro. Tale agevolazione fiscale è riconosciuta a condizione che i contributi siano versati in conformità a disposizioni di contratto o di accordo o di regolamento aziendale e che la cassa assistenziale operi negli ambiti di intervento stabiliti con decreto ministeriale della salute e quindi sia iscritta nell’apposita sezione dell’Anagrafe dei fondi sanitari del Ministero della salute. (riproduzione riservata)

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