di Luca Gualtieri
Unipol rompe gli indugi e fa un’altra mossa sullo scacchiere del risiko bancario italiano. Ieri la compagnia bolognese guidata da Carlo Cimbri ha annunciato un reverse accelerated book-building sul 6,62% della Popolare di Sondrio, di cui è attualmente azionista con il 2,9%. Una mossa che il mercato aveva peraltro subodorato da tempo visto che le azioni dell’istituto valtellinese hanno guadagnato il 31,5% nell’ultimo mese e il 228,52% nell’ultimo anno. Per la procedura Unipol si è affidata a Equita (la sim milanese presieduta da Francesco Perilli e già attiva sulle offerte Intesa-Ubi e Crédit Agricole-Creval) che comprerà le azioni a «un premio sul prezzo di chiusura di ieri dell’azione Sondrio compreso tra il 2 e il 4% circa».

Il raggiungimento di 30 milioni di azioni acquistate comunque «è condizione vincolante ai fini del buon esito dell’operazione; tuttavia UnipolSai si riserva di accettare offerte per un numero di azioni inferiore a quello indicato». Se il reverse accelerated book-building avrà esito positivo, Unipol diventerà primo azionista di Sondrio con il 9,51%. Una quota che, al momento della trasformazione in spa della banca (attesa entro fine anno), consentirà alla compagnia di avere un peso rilevante nella governance e nella strategia industriale. L’obiettivo? «L’operazione (per la quale la compagnia è disposta a investire 125 milioni, ndr) si inquadra nella strategia di UnipolSai finalizzata a contribuire ai piani di sviluppo della banca», ha spiegato Bologna, ricordando gli accordi di bancassurance con la Sondrio. Con ogni probabilità però il target di medio periodo sarà un’integrazione dell’istituto valtellinese con Bper, istituto di cui Unipol detiene quasi il 20% e di cui dall’aprile scorso esprime una consistente parte del vertice, compresi il ceo Piero Montani e i consiglieri Gianni Franco Papa, Roberto Giay e Gian Luca Santi. L’obiettivo comunque è quello di non fare un deal ostile, come dimostrerebbe la volontà di offrire al dg Mario Pedranzini un ruolo apicale nell’organigramma del nuovo gruppo. Certamente un’integrazione tra Bper e Sondrio (che, secondo qualche osservatore, potrebbe essere allargata anche a Carige, guardata però con attenzione anche da Crédit Agricole) metterebbe in stand-by l’ipotesi di un merger tra Bper e Banco Bpm su cui sinora ha puntato il ceo di Piazza Meda Giuseppe Castagna. Allo sfumare delle nozze l’unica opzione percorribile per il Banco sembrerebbe un’integrazione con l’Unicredit, alla quale una parte del board e degli azionisti guarda oggi con favore.

Giochi fatti quindi? L’ultima parola non è ancora detta, anche perché sul tavolo resta la grana Mps. In contatti avvenuti nelle scorse settimane Unicredit avrebbe fatto aperture sull’acquisto di alcuni asset, come la rete ex Antonveneta, rendendo così sempre più concreta l’ipotesi di uno spezzatino. (riproduzione riservata)

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