Le misure varate dal governo tamponano l’emergenza, ma le procedure di erogazione restano lente. I grandi esclusi? Le aziende in ristrutturazione che non godono della garanzia. Parla Vandelli (Bper)

di Luca Gualtieri
Le misure messe in campo dal governo sono efficaci per contrastare l’emergenza, ma hanno bisogno di qualche messa a punto per velocizzare i processi ed eliminare le lungaggini burocratiche. Ne è convinto Alessandro Vandelli, amministratore delegato, che non nasconde la preoccupazione per i grandi esclusi degli ultimi provvedimenti: le aziende in ristrutturazione.
Domanda. Vandelli, che effetti sta avendo la crisi sanitaria sui vostri territori?
Risposta. Anche se gli interventi del governo hanno tamponato l’emergenza, per l’economia del Paese il colpo è indubbiamente molto duro. E tuttavia, pur in una situazione di estrema gravità come questa, sui territori che presidiamo moltissime pmi esprimono una tenace volontà di ripartire. Una volontà che mi ricorda quella dimostrata all’indomani del terremoto del 2012.
D. Cosa vi stanno chiedendo le aziende?
R. Siamo passati dal totale disorientamento iniziale a una fase in cui la clientela ci chiedeva informazioni e strumenti per affrontare la crisi. Quindi siamo passati all’azione con una serie di risposte concrete: prima con le moratorie (per 10 miliardi di debito residuo complessivo su un totale impieghi di Gruppo di 51 miliardi), poi con i crediti garantiti fino a 25 mila euro (finora le domande arrivate sono state 35 mila), mentre proprio in questi giorni stiamo iniziando a lavorare sui finanziamenti di importo maggiore garantiti da Sace. Per processare questi ingenti volumi abbiamo lavorato intensamente, anche di notte e nei fine settimana, a dimostrazione dell’impegno che tutta Bper sta mettendo nella gestione dell’emergenza.
D. Quanto vi stanno aiutando le misure introdotte dal governo?
R. Gli strumenti a sostegno della liquidità sono utili, ma spesso il problema è far arrivare i finanziamenti alle aziende in tempi rapidi. Un problema insomma più di processi che di risorse, che richiede uno snellimento della burocrazia. La logica della semplificazione dovrebbe guidare tutti i passaggi in una fase come questa. In aggiunta noto che nei provvedimenti non è stata rivolta la dovuta attenzione alle aziende in ristrutturazione per cui c’è una concreta possibilità di ritorno in bonis. Oltre agli interventi sulla liquidità, infine, servono misure per rafforzare il capitale delle imprese.
D. Iniziate a vedere i primi impatti sul bilancio?
R. Nel primo trimestre Bper è stata tra le banche italiane più prudenti, postando a bilancio accantonamenti addizionali per 50 milioni. La prudenza è giustificata dal fatto che, se nei prossimi anni la partita si giocherà certamente sulla qualità del credito, per ora è davvero difficile fare previsioni su quanta efficacia avranno le misure prese dal governo nel contrastarne il deterioramento.
D. Rivedrete il piano industriale?
R. Abbiamo avuto la fortuna di presentare il piano a inizio 2019, implementando le azioni più importanti nel corso del primo anno, dalla fusione di Unipol Banca all’operazione sul Banco di Sardegna fino alla manovra sul personale. Ecco perché la revisione dei target di redditività per il 2020 e del 2021, che pure sarà inevitabile, non snaturerà comunque gli obiettivi strategici.
D. A poche settimane dallo scoppio dell’epidemia avete annunciato il deal con Intesa Sanpaolo sulle filiali Ubi Banca. L’operazione rimane valida?
R. Ovviamente quando il deal è stato studiato lo scenario della pandemia non si era ancora presentato. Proprio per rispondere a questo nuovo contesto abbiamo rivisto la modalità di calcolo del prezzo, ancorandola all’andamento del mercato. Ritengo comunque che in una fase come questa una banca abbia l’obbligo non solo di gestire l’emergenza, ma anche di guardare al di là della crisi per prefigurare il proprio posizionamento futuro. Sotto questo punto di vista l’operazione con Intesa ha ancora senso per Bper perché le consentirà di affermarsi in territori in cui non è ancora presente e di farlo senza zavorrarsi dell’acquisto di una banca, ma semplicemente rilevando una rete di sportelli. A bocce ferme avremo oltre un milione di clienti in più.
D. Nell’epoca delle app e del fintech comprare filiali è una mossa controcorrente. Ha un valore?
R. Avere una presenza radicata in alcune aree strategiche rimane un’opportunità e questa è la logica che ha guidato finora le nostre scelte. Voglio peraltro ricordare che la nostra matrice rimane quella di una banca popolare, anche se da diversi anni siamo a tutti gli effetti una società per azioni. La presenza sui territori e i rapporti con le comunità per noi rimangono valori essenziali così come la salvaguardia del credito e del risparmio. Il nostro investimento più importante sarà sulle persone, dipendenti e clienti. Prevediamo, soprattutto in Lombardia, un piano di assunzioni per rafforzare le strutture al servizio della rete di filiali.
D. Il calendario dell’operazione è confermato? Qualcuno ventila che l’ok Antitrust sul merger Intesa – Ubi possa richiedere più tempo del previsto.
R. Ovviamente la nostra operazione potrà avere luogo solo dopo la conclusione dell’ops di Intesa su Ubi, ma confido che questa si tenga a cavallo dell’estate. A quel punto fisseremo i criteri e il perimetro dell’acquisizione sulla base di un puntuale processo di verifica dei dati. Il ramo d’azienda dovrà avere le caratteristiche previste dal contratto in termini di aggregati patrimoniali e di asset quality.
D. Poi ci sarà l’aumento di capitale?
R. La ricapitalizzazione, che agli attuali valori di borsa stimiamo in circa 500 milioni, si dovrebbe tenere tra settembre e ottobre. Fra l’altro il nostro maggiore azionista, il gruppo Unipol, oltre ad aver da subito approvato l’operazione, ha già dato la piena disponibilità a sottoscrivere pro quota l’aumento. Anche la Fondazione di Sardegna ha approvato l’aumento di capitale e ci aspettiamo il suo sostegno. Così oggi possiamo già contare sull’appoggio del 30% del nostro azionariato.
D. Il vostro azionariato è cambiato molto negli ultimi anni. Nel 2021 scadrà il suo mandato e quello dell’attuale cda. Cosa dovrà aspettarsi il mercato?
R. È prematuro esprimere valutazioni su un cda che scadrà tra un anno. Al tempo stesso si deve osservare che Unipol e Fondazione di Sardegna due soci molto importanti, l’uno di carattere industriale, l’altro istituzionale, hanno incrementato negli ultimi anni le proprie quote, raggiungendo un equilibrio che rafforza la banca e che in una certa misura potrà riflettersi nel futuro assetto del cda.
D. Il deal con Intesa farebbe compiere un salto dimensionale a Bper. Vi state candidando a terzo polo bancario?
R. Oggi la nostra attenzione è tutta rivolta alla clientela che vogliamo supportare in una fase di profonda difficoltà. Parlare di altri temi mi sembrerebbe una mancanza di sensibilità. Guardando al futuro posso solo osservare che la nostra capacità più volte dimostrata di portare avanti progetti di crescita e il sostegno convinto dei soci sono punti di forza che ci metteranno in condizione di cogliere altre opportunità. (riproduzione riservata)

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