Nella fase attuale le polizze finanziarie sono al primo posto nell’offerta di banche e reti. Per i clienti che chiedono sicurezza si punta molto sulle multiramo. Ok i benefici fiscali, ma la protezione ha un costo

di Paola Valentini
Le polizze vita godono di un regime fiscale di vantaggio. A partire dall’esenzione dell’imposta di successione che, abbinata alla possibilità di scegliere liberamente i beneficiari, anche fuori dall’asse ereditario (a patto di non ledere la quota di legittima), le rende appetibili per chi vuole destinare i capitali a soggetti specifici. Inoltre i contratti vita di risparmio e investimento, ovvero le polizze unit linked (ramo III) che investono i premi in fondi o sicav, le ramo I (polizze rivalutabili legate alle gestioni separate) e le multiramo (una combinazione delle due) hanno la tassazione della plusvalenza solo al momento del disinvestimento.

I vantaggi fiscali sono massimizzati anche grazie alla possibilità di compensare plusvalenze e minusvalenze e, nelle unit linked, dalla non imposizione fiscale delle plusvalenze in caso di passaggio da un fondo sottostante all’altro. Le polizze di ramo I non scontano l’imposta di bollo dello 0,2% annuo sul capitale (la mini patrimoniale introdotta nel 2012 dal governo Monti), oltre a prevedere per i titoli di Stato in portafoglio un prelievo sui rendimenti del 12,5% anziché l’ordinaria del 26%.

Ma in questa fase di mercati volatili e tassi ai minimi l’appeal riguarda anche le caratteristiche di protezione proprie del risparmio assicurativo. Si spiega così il focus delle reti verso il ramo vita in questa fase. L’attenzione delle compagnie è soprattutto sulle multiramo, polizze miste che prevedono l’investimento in polizze di ramo III legate ai fondi comuni insieme alle gestioni separate di ramo I che sono a capitale garantito.

Si tratta di formule che, da una parte, permettono di puntare sull’andamento di azioni e bond o altre asset class più specifiche, tramite la componente relativa alle unit linked e, dall’altra, mirano a stabilizzare la volatilità grazie alle gestioni separate che contabilizzano i rendimenti a costo storico e quindi non sono influenzate dalle oscillazioni dei mercati.
«Quindi, rispetto alle ramo I, una polizza mista consente di cogliere opportunità come quelle che abbiamo visto recentemente dopo i minimi di borsa ed il forte allargamento degli spread di credito avvenuto a metà marzo. D’altra parte, nel confronto con le ramo III pure, il vantaggio di una mista è la minor volatilità e la protezione offerta dalla componente garantita, che di fatto limita la perdita massima realizzabile», afferma Jozef Bala, vicedirettore generale del gruppo assicurativo Amissima. In Banca Generali, ad esempio, in aprile e marzo, mesi di particolare difficoltà per via dell’impatto della pandemia, accanto alle soluzioni di liquidità che hanno fatto il pieno di raccolta, «gli investimenti assicurativi sono risultati particolarmente apprezzati per la natura difensiva che di queste soluzioni che sono meno soggette alle variazioni di mercato», spiega il gruppo.

Una conferma arriva anche dai dati Assoreti dei primi tre mesi del 2020: la raccolta netta delle reti di consulenti finanziari è stata positiva per 11,6 miliardi di euro, sostenuta dalla liquidità del risparmio amministrato (11,5 miliardi), mentre il risparmio gestito e assicurativo ha chiuso il trimestre con un saldo pari soltanto a 76 milioni perché i fondi e le gestioni hanno perso 1,9 miliardi, mentre i prodotti assicurativi e previdenziali hanno ottenuto 1,97 miliardi con una netta prevalenza di polizze unit linked (585 milioni) e soprattutto di multiramo (1,08 miliardi). Una tendenza che si conferma anche nel corso di aprile e maggio dato che sono le polizze vita, più che i fondi, i prodotti cui le reti guardano con maggiore interesse per investire la liquidità parcheggiata perché per via dell’incertezza dei mercati permettono di assecondare meglio le richieste di protezione degli investitori.

E in pole position ci sono proprio le multiramo. I dati Ania sui tre canali di collocamento (reti, banche e agenzie) segnalano che nel primo trimestre la raccolta dei nuovi premi di ramo III è stata pari a 6,77 miliardi, con un aumento annuo pari al +29,5% sullo stesso periodo del 2019, anche se più contenuto rispetto ai primi due mesi (+79,6%) per via della frenata di marzo (1,54 miliardi, -33%). Nei tre mesi le ramo I hanno invece registrato un calo del 19,4% dei nuovi premi pari a 14 miliardi. In totale il ramo vita ha avuto una nuova produzione di 21,21 miliardi (-7,8%) e ben il 43% fa riferimento a nuovi premi relativi a prodotti multiramo, 9,2 miliardi, in linea (+0,4%) rispetto al primo trimestre 2019.

«Recenti ricerche indicano una netta preferenza dei risparmiatori a investire in strumenti a rischio medio basso, coerentemente con quanto avvenuto anche nella precedente recessione. Ci aspettiamo, pertanto, un interesse crescente per le polizze di risparmio di ramo I, a capitale garantito, e per polizze miste con un peso contenuto della componente unit linked», conferma Bala. Un appeal, quello per le multiramo, che però, data l’estrema variabilità delle polizze sul mercato, rende anche necessario capire quali sono gli elementi fondamentali a cui un potenziale sottoscrittore deve prestare attenzione prima di investire.
«I risparmiatori devono in primis valutare in base alla loro propensione al rischio il peso della componente unit linked sull’investimento complessivo. Mi riferisco a quella parte del premio investita in fondi in cui il rischio di mercato è interamente a carico dell’assicurato», spiega Bala. Poi bisogna verificare la quota minima di unit linked presente nella polizza, la presenza di eventuali meccanismi di ribilanciamento automatico tra gestione separata e fondi interni e le strategie di investimento di questi ultimi.

«Anche sulla parte ramo I è importante comprendere in quali categorie di attivi investono le gestioni separate. Inoltre, è fondamentale capire i costi, sia di acquisizione che i costi ricorrenti di gestione degli investimenti», aggiunge Bala. Un aiuto in questo senso arriva dal nuovo set informativo che da un paio di anni accompagna i prodotti vita. Si tratta del Kid (Key information document), il documento contenente le informazioni chiave, che deve essere messo a disposizione dei risparmiatori; ha un formato standardizzato per cui consente agli investitori di confrontare le caratteristiche dei prodotti d’investimento assicurativi sul mercato.
Il Kid contiene gli scenari di performance ovvero una serie di possibili rendimenti del prodotto, calcolati in base alle performance passate e presentati suddivisi in quattro ipotesi (dallo scenario di stress fino al più favorevole, più l’ipotesi del caso morte). I rendimenti sono al netto di tutti i costi della polizza. Questi ultimi devono essere nel dettaglio sempre nel Kid con l’indicazione anche dell’impatto che hanno sul rendimento, in percentuale e in euro.

Nella tabella qui sopra MF-Milano Finanza ha messo a confronto gli scenari di performance e l’effetto dei costi sui risultati di un campione di polizze multiramo collocate dalle principali compagnie. Sul fronte delle commissioni Ivass ha acceso un faro sui caricamenti, ovvero il prelievo che opera la compagnia all’ingresso sui premi versati. E nei nuovi prodotti multiramo lanciati nel secondo semestre 2019 i caricamenti sono nella maggior parte dei casi (48%) tra l’1 e il 3%, mentre tra le ramo I il 25% applica questa forchetta di costi iniziali.

«Infine è necessario considerare la presenza di altre coperture di carattere assicurativo o di piani di accumulo o decumulo che possono rispondere a particolari esigenze dei risparmiatori», suggerisce Bala. Su questo tema si nota un’evoluzione nelle multiramo. «Citerei innanzitutto l’introduzione di componenti puramente assicurative, sia ramo via sia ramo danni. Ad esempio coperture di parte delle minusvalenze dei fondi in caso di morte. In generale questa emergenza sanitaria può accelerare il processo, già in parte in corso, di inserimento di contenuti di protezione, ad esempio rimborso spese mediche che potrebbero essere finanziati con parte dei proventi dell’investimento, aumentandone il valore percepito», osserva Bala. L’attenzione è anche sui piani che permettono una transizione per gradi da ramo I a ramo III. «In questo modo si estendono anche su un prodotto a premio unico i benefici dei piani di accumulo. In tal senso è interessante affiancare alle soluzioni a premio unico le multiramo a premi ricorrenti, che permettano anche a chi ha una propensione al risparmio più bassa di accedere a questi strumenti e beneficiare dell’ingresso graduale sui mercati», conclude Bala. (riproduzione riservata)

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