Privacy e misure antiCovid possono convivere. L’equilibrio in azienda si può raggiungere in cinque mosse:
– un modello di avviso generale sugli obblighi e le precauzioni anti-contagio;
– l’autodichiarazione dei dipendenti, fornitori e visitatori;
– l’informativa per la misurazione della temperatura corporea;
– le istruzioni di sicurezza per rispettare la dignità delle persone sintomatiche in caso di isolamento temporaneo;
– la designazione degli autorizzati incaricati di misurare la temperatura e raccogliere le autodichiarazioni.
È questo il kit di modelli proposto ai datori di lavoro per gestire l’emergenza antiCovid sui luoghi di lavoro, elaborato dall’associazione Federprivacy e messo a disposizione dei professionisti e degli operatori del settore. La pandemia sta diffondendo un senso di precarietà delle tutele dei singoli e una profonda insicurezza degli operatori che vorrebbero stare nei perimetri della liceità. In questo quadro, un punto fermo può essere rappresentato dalla razionalizzazione del materiale normativo a disposizione.
In materia di trattamenti in funzione anti-contagio, occorre partire dai protocolli condivisi tra aziende e parti sociali del 14 marzo e del 24 aprile 2020 e inserirli nella cornice dei principi e delle norme di legge e di regolamento. Il «kit dei modelli» ha lo scopo di predeterminare un apparato documentale, snello e non sproporzionato, teso a comprovare tutti gli sforzi che un datore di lavoro coscienzioso sta facendo per stare nelle regole e contemporaneamente tutelare la salute dei lavoratori e preservare l’integrità. Gli strumenti sono allineati ai Protocolli condivisi e mirano a realizzare un bilanciamento operativo e seguono il percorso tracciato dagli stessi.
Il modello di avviso generale sugli obblighi e le precauzioni anti-contagio serve a mettere a conoscenza immediatamente chi entra in azienda su ciò che è consentito e su ciò che è vietato. L’avviso serve a rassicurare sull’avvenuto adempimento da parte del datore di lavoro delle misure organizzative anti-contagio, ma serve anche a sottolineare che certe condotte non sono solo raccomandate, ma sono obbligatorie.
Rispetto alla sicurezza nell’ambiente di lavoro tutti devono fare la loro parte: anche il lavoratore è chiamato a garantire la sicurezza degli altri lavoratori e di chi ha accesso in azienda. I protocolli condivisi imprese-parti sociali stabiliscono, a questo proposito, una serie di impegni a carico dei lavoratori. Sono obblighi che limitano la libertà personale (come l’obbligo di rispettare l’isolamento temporaneo) e che è opportuno che siano menzionati in un atto ufficiale, che ha una doppia valenza: attestare la consapevolezza e assumere un obbligo giuridico; da qui una autodichiarazione dei dipendenti, fornitori e visitatori circa le situazioni di rischio.
Terzo modello è l’informativa privacy per la misurazione della temperatura corporea: siamo di fronte a un trattamento di dati sanitari che deve misurarsi non solo con l’efficacia (tenendo conto dei positivi asintomatici), ma anche con i rischi giuridici. Questo modello, con cui si informano dipendenti e visitatori sulle modalità di utilizzo dei dati sanitari, deve andare di pari passo con gli ultimi due modelli e cioè la designazione degli autorizzati incaricati di misurare la temperatura e raccogliere le autodichiarazioni e le istruzioni di sicurezza per rispettare la dignità delle persone sintomatiche in caso di isolamento temporaneo. Si tratta di dati sanitari, delicatissimi, che non possono essere rilevati o utilizzati promiscuamente, ragione per cui si devono avvisare gli incaricati su come devono muoversi, anche nel rispetto della dignità. Su quest’ultimo punto e, in particolare, sulle modalità di accompagnamento e di approccio al sintomatico ci sono aspetti che toccano il rispetto dell’identità e della dignità, tutte circostanze che meritano un’attenzione particolare.
Il kit Federprivacy contiene un vademecum dei rapporti tra medico competente e datore di lavoro. Si dà, a questo proposito, un’interpretazione restrittiva alle norme del protocollo condiviso, in cui si dice che il medico competente avvisa delle situazioni di particolare fragilità: nella circolare si ritiene che non si debba arrivare a una comunicazione di specifiche patologie, rimanendo sul piano sintetico della idoneità o delle precauzioni speciali da adottare.
Raccolta dati massiva. No a una raccolta massiva di dati sanitari. Lo aveva messo in chiaro il Garante della privacy con un comunicato del 2 marzo 2020 e da quella indicazione è scaturita una marcata impostazione garantista dei protocolli condivisi tra imprese e sindacati (14 marzo e 24 aprile 2020). Di tutto ciò tiene conto la circolare Federprivacy, che rispecchia senza alcuna aggiunta la formulazione dei protocolli, sia a riguardo di tipi di dati sia della possibilità di conservazione sia del termine massimo della conservazione stessa. In proposito Nicola Bernardi, presidente Federprivacy ha descritto un quadro di confusione: «Siamo al corrente di molte aziende, tra cui anche grandi realtà nazionali, che non avendo ben compreso quello che devono fare riguardo alla misurazione della temperatura corporea dei dipendenti che devono accedere ai luoghi di lavoro, in vista della riapertura si sono organizzate per ricorrere a dei modelli di autocertificazione da far firmare al dipendente facendogli dichiarare di non avere la febbre, per fargliene così assumere la responsabilità».
In sostanza capita anche che venga chiesto di ripetere la dichiarazione ad ogni ingresso, ogni giorno. «Questa prassi», aggiunge Bernardi, «oltre che fuorviante, rischia di creare delle montagne di documenti cartacei contenenti dati sensibili che implicherebbero trattamenti talmente sproporzionati da mettere a rischio la privacy degli individui».
Il problema è che l’autodichiarazione potrebbe essere del tutto inefficace, poiché la positività al Covid può riscontrarsi anche a carico di asintomatici. Ma se la dichiarazione ha un senso all’interno dell’obbligo di informazione dovuta dal lavoratore rispetto a tutti i fattori di rischio, non ne è certamente giustificata la ripetizione giorno per giorno. È necessario un bilanciamento, spiega Andrea Sitzia, professore all’Università di Padova e coautore della circolare: «il bilanciamento tra il diritto alla riservatezza dei lavoratori e la libertà di impresa è un tema cruciale. In questo contesto emergenziale, le cui ricadute avranno un impatto prolungato, è necessario ribadire con forza che la limitazione del diritto alla vita privata e del diritto alla protezione dei dati personali è possibile, ma nel necessario rispetto di un fondamento legale, nel perseguimento di una legittima finalità di interesse generale, attraverso misure proporzionate che rispettino il contenuto essenziale del diritto fondamentale. L’auspicio è che il legislatore intervenga presto dettando chiare misure di salvaguardia».
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