Incanalare le riserve degli italiani verso le imprese nazionali è la storica sfida degli asset manager. Gli strumenti a disposizione sono 150. E tutti dovranno saper contenere la volatilità
di Nicola Carosielli
«Un investitore che ha comprato Btp Italia non può non sottoscrivere anche un fondo che investe in società mid e small cap». Così la pensa Antonio Amendola, co-gestore di Italia ed Europa di AcomeA sgr. Dal messaggio emerge con chiarezza la necessità di affiancare al sostegno allo Stato anche quello a veri e propri gioiellini dell’industria italiana che tutto il mondo invidia e che nonostante le crisi affrontate negli anni restano in buona forma. Non a caso canalizzare il risparmio delle famiglie italiane verso le industrie del sistema Paese è una delle mission che si sono dati molti asset management, che nel tempo hanno lanciato numerosi strumenti allo scopo.
La sfida non è facile alla luce di un contesto che mostra un mercato molto meno liquido di altri e con un alto tasso di volatilità. Come emerge chiaramente dalla tabella qui accanto (elaborata da Fida) tutte le performance sono state penalizzate dall’espandersi della pandemia, mostrando così performance negative. Un esempio per comprendere l’effetto Covid su Piazza Affari: il fondo Anthilia Small Cap Italia A, che con i dati aggiornati al 22 maggio segna una performance a un anno del 16,26%, al 31 gennaio di quest’anno segnava un rialzo di oltre il 40%. Accogliere quindi la sfida del contenimento della volatilià e delle gravi perdite è un’esigenza. Una sfida raccolta ad esempio da Kairos tramite il comparto azionario flessibile Kis Italia. «Vogliamo un prodotto che mostri meno della metà della volatilità del mercato e che, al contempo, su un arco temporale di cinque anni (tipicamente quello di un ciclo economico, ndr), riesca a generare anche ritorni migliori di quelli del mercato», spiega Massimo Trabattoni, head of italian equity di Kairos. Ma un mercato volatile richiede un attento livello di selezione che, in questo momento, si scontra con l’impossibilità di condurre previsioni. Così, mentre Amendola si concentra su «alcune variabili chiave, come società con basso livello di indebitamento, presenza internazionale, buona redditività e business model sostenibile», Trabattoni guarda «al management dell’azienda, al settore e alle strategie di crescita».

A disposizione degli investitori vi sono oltre 150 prodotti tra gestione attiva e passiva solo sul lato equity, mentre la componente obbligazionaria rientra in strategie più ampie a livello europeo. Tra le azionarie molti nuovi prodotti sono stati introdotti sulla scia dei Pir. Ad esempio Amundi ha lanciato i due fondi Amundi Risparmio Italia e Amundi Sviluppo Italia, entrambi al 100% Pir compliant ma con strategie diverse. Il primo prevede una crescita moderata del capitale nel medio-lungo periodo con un profilo di rischio contenuto, mentre il secondo punta a un apprezzamento significativo del capitale nel medio-lungo periodo. Tra i primi a essere attenti ai Pir c’è sicuramente Eurizon, attiva anche sulle strategie di contenimento della volatilità che ha garantito al fondo Eurizon Fund Equity Italy Smart Volatility il premio da Lipper come miglior fondo nella categoria Equity Italia a cinque anni. Riguardo ai Pir, Massimo Mazzini, responsabile marketing e sviluppo commerciale di Eurizon, ha sottolineato come questi «siano uno strumento straordinario che accelera l’investimento dei patrimoni privati nell’economia reale italiana». Ma le occasioni si potranno trovare anche guardando alle obbligazioni. Massimiliano Maxia, senior fixed income product specialist di Alliang GI, ha sottolineato che «i titoli governativi italiani possono rappresentare, in termini relativi rispetto ai rendimenti dei titoli governativi di altri Paesi, un’opportunità di investimento interessante». Per chi infine volesse guardare alla gestione passiva si può segnalare l’Ing Direct Top Italia Arancio P, che però da inizio anno ha ceduto il 26%. (riproduzione riservata)

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