Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

logo_mf

Nei corridoi dei palazzi torinesi qualche storico conoscitore di casa Agnelli sottovoce lo aveva bisbigliato. «Con tutto quello che sta succedendo a causa del Covid-19, sarà difficile per Exor concludere la cessione di PartnerRe per 9 miliardi (di dollari, ndr) cash», aveva spiegato.
La profezia si è avverata ieri sera a borsa già chiusa, quando con una nota ufficiale la holding presieduta da John Elkann ha spiegato di avere preso atto della rinuncia dei francesi di Covéa ad acquistare PartnerRe secondo i termini del Memorandum of Understanding firmato il 3 marzo 2020. Un accordo che prevedeva un prezzo di 9 miliardi di dollari per l’intera società di riassicurazioni (posseduta al 100% da Exor) e che permetteva alla holding di casa Agnelli un guadagno netto di circa 3 miliardi di dollari, visto che Exor aveva acquistato nel 2016 la società basata alle Bermuda a un prezzo di 6,7 miliardi di dollari, ma che nel frattempo aveva fruttato 660 milioni in dividendi, oltre ai 50 che si sarebbero aggiunti in sede di perfezionamento dell’operazione.
Exor ha spiegato di aver saputo della decisione di Covéa ma nel contempo di essere conscia «delle positive prospettive di PartnerRe, che gode di uno dei più alti indicatori di capitale e di liquidità del settore riassicurativo a livello globale e che si prevede non avrà sostanziali impatti dalla pandemia Covid-19».

Il patrimonio netto detenuto da Inarcassa (Ente previdenziale e assistenziale privato degli ingegneri e degli architetti) oltrepassa la soglia degli 11,4 miliardi di euro nel 2019, anno nel quale l’avanzo economico realizzato ammonta a 805,9 milioni, cifre cui ha concorso la modalità di amministrazione dei beni, che «fa registrare un rendimento lordo contabile pari al 4,86%». E, sempre al 31 dicembre dell’anno passato, l’Ente ricevere un gettito contributivo dell’importo di più di 1,1 miliardi, a fronte di prestazioni erogate del valore di 734 milioni, restituendo «un saldo della gestione previdenziale in aumento, dopo due anni consecutivi di variazioni negative». A darne notizia lo stesso Ente pensionistico, a seguito del via libera di ieri, da parte del Comitato nazionale dei delegati, al bilancio consuntivo per l’esercizio 2019; i numeri del documento, in particolare la performance finanziaria, viene messo in luce, rappresentano «garanzie reali per il futuro previdenziale, non soltanto dei giovani che si affacciano alla libera professione di architetto e di ingegnere, ma anche di tutti coloro che si son lasciati alle spalle la prima metà della propria vita lavorativa».
  • No Covea a PartnerRe, Exor prende atto
    Il consiglio di amministrazione di Exor ha preso atto del rifiuto di Covea di finalizzare l’accordo per l’acquisizione di PartnerRe. La compagnia francese non onorerà il suo impegno di acquisire il riassicuratore americano in conformità con i termini del protocollo d’intesa annunciato il 3 marzo. Il board ha quindi preso atto delle prospettive positive per Partner Re, che gode di uno dei capitali e indici di liquidità più elevati nel settore della riassicurazione globale, e non prevede che questi risentano in modo significativo degli impatti del coronavirus. Il cda della holding degli Agnelli ha ribadito la ferma convinzione che la vendita di PartnerRe a condizioni inferiori a quelle stabilite nel memorandum non riflette il valore della società. Nel tentativo di rinegoziare i termini dell’accordo concordato, Covea non ha mai suggerito l’esistenza di un cambiamento avverso sostanziale, incluso il rischio di pandemia, o qualsiasi altro problema che spiegherebbe il suo rifiuto a onorare gli impegni assunti. Exor ritiene che non ci siano le basi per questo passo indietro

Repubblica_logo

  • Covéa non compra più PartnerRe Exor: “La faremo crescere noi”
Salta la vendita di Partner-Re da Exor ai francesi di Covéa. L’affare nel mondo delle riassicurazioni, (una vendita per 9 miliardi di euro con una plusvalenza di 3) annunciato il 9 febbraio, è andato in fumo ieri pomeriggio quando da Parigi è arrivato uno stringato comunicato: «Di fronte alle condizioni attuali, senza precedenti, e alle significative incertezze che gravano sulle prospettive economiche mondiali, Covéa ha annunciato a Exor che il contesto non consente di realizzare il progetto di acquisizione secondo i termini inizialmente previsti». La finanziaria degli Agnelli ha subito risposto «con fermezza che una cessione di PartnerRe a condizioni inferiori rispetto a quelle stabilite nell’accordo non riflette il valore della società». Fino all’ultimo il presidente di Covéa, Thierry Derez ha tentato di tenere in piedi l’affare proponendo ad Exor un abbassamento del prezzo di vendita. L’intesa di acquisto, perfezionata il 27 marzo, prevedeva penali milionarie che ora spetterà ai francesi pagare. Exor ha voluto sottolineare nel comunicato che «nel suo tentativo di rinegoziare i termini già concordati Covéa non ha mai fatto cenno all’esistenza di un sostanziale peggioramento in PartnerRe, inclusi gli effetti del rischio pandemico». In sostanza la finanziaria di John Elkann dice che PartnerRe sta andando bene e che non subirà effetti negativi sui conti dalla pandemia di coronavirus. Anzi «gode di uno dei più alti indicatori di capitale del settore riassicurativo ».

corsera

  • Il virus? Infortunio sul lavoro. «Rischi penali per le imprese»
I datori di lavoro corrono il pericolo di una denuncia penale nel caso in cui un loro dipendente si ammalasse (fino al decesso) a causa del Covid-19 contratto sul posto di lavoro. Ma attenzione, a rischiare non saranno solo i furbi o i negligenti ma anche gli imprenditori che hanno diligentemente applicato tutte le misure necessarie per contrastare e contenere la diffusione del Covid-19 dettate dai protocolli di sicurezza del 14 marzo e del 24 aprile 2020. Il «salto di qualità», in termini tecnici, si chiama infortunio sul lavoro e da quando Inail ha iscritto la morte del Covid-19 in quella categoria, sono scattati gli allarmi per le conseguenze che ciò comporterebbe. A evidenziarlo sono i consulenti del lavoro: «È un problema non da poco che rischia di bloccare la riapertura di molte piccole e micro aziende — commenta Marina Calderone, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine — intimorite da questo rischio. «Una responsabilità sarebbe ipotizzabile solo in via residuale, nei casi di inosservanza delle disposizioni a tutela della salute dei lavoratori emanate per contrastare l’emergenza epidemiologica» fanno sapere dal governo, ma la vicenda non è così semplice. I punti critici infatti restano ancora parecchi perché le responsabilità da coronavirus non sono facili da accertare: ad esempio, la verifica che il contagio sia effettivamente avvenuto in occasione di lavoro, considerando che il lungo periodo di incubazione del virus non permette di avere certezza sul luogo e sulla causa. Senza poi contare i casi dei soggetti asintomatici, per i quali appare difficile una prevenzione da parte del datore di lavoro.  Sarebbe necessario, secondo gli esperti, introdurre una norma, una sorta di scudo penale, che escluda la responsabilità del datore di lavoro nel caso in cui abbia dotato i propri dipendenti di protezioni individuali, mantenuto i luoghi di lavoro sanificati, vigilato sulle distanze interpersonali e assicurato il contingentamento, come previsto dalla normativa.
  • Exor, salta la cessione da 9 miliardi di PartnerRe
A poco più di due mesi dalla firma del memorandum d’intesa salta tutto. Certo — ed è la motivazione dell’assicuratore transalpino che aveva messo sul piatto 9 miliardi (più dei 6,7 spesi da Exor all’atto dell’acquisto del riassicuratore con sede alle isole Bermuda) — nel frattempo il mondo è finito sottosopra e le prospettive economiche e i relativi flussi di cassa diventano impronosticabili. La pandemia per la verità non dovrebbe intaccare troppo i margini della controllata al 100% della galassia di famiglia Agnelli. Probabilmente l’assegno in procinto di essere versato dai francesi — che avrebbero creato un gruppo di pari stazza con i connazionali di Axa — si è rivelato troppo alto per supportare lo stress sistemico del Covid-19. Exor dice in una nota che non ha senso rinegoziare il tutto perché PartnerRe «ha alcuni dei parametri di capitale e liquidità più alti del settore mondiale della riassicurazione». Le condizioni erano quelle pattuite a febbraio, era stata fatta un’attenta due diligence. Soprattutto «Covea non ha mai indicato l’esistenza di cambiamenti sostanziali negativi, incluso il rischio della pandemia tali da spiegare il suo rifiuto di onorare l’impegno». Si profila il rischio di penali a carico dei francesi anche se dipenderà dalle clausole del memorandum pertanto la materia diventa ora di competenza degli avvocati.
  • Poste prima nelle assicurazioni
Poste Italiane svetta al primo posto nella graduatoria mondiale per reputazione del marchio stilata da Brand Finance per il settore assicurativo.

  • Assicurazioni, fondo statale per garantire 35 miliardi
Un fondo da 2 miliardi per le compagnie assicurative del credito commerciale. Mossa funzionale a evitare che le aziende debbano scontare ulteriori impatti sulla liquidità. Il provvedimento era previsto nel Dl rilancio, doveva essere l’articolo 38, ma alla fine si è deciso di toglierlo per farlo confluire sottoforma di emendamento nel Dl liquidità che sarà votato in settimana alla Camera. E d’altra parte quella è proprio la sua collocazione naturale. Con questa iniziativa si punta infatti a creare «uno strumento di riassicurazione di Stato (in analogia ai modelli adottati o in fase di adozione in altri paesi) che ha l’obiettivo di preservare il sistema del finanziamento interaziendale e di consentire la continuità degli scambi commerciali necessari per garantire l’integrità del sistema produttivo del paese».
  • Pir alternativi, un’altra corsia per il risparmio verso le Pmi
Il semaforo verde ai Pir alternativi è pronto. Il Consiglio dei ministri sembra ormai orientato ad approvare la proposta targata Assogestioni di affiancare un’altra tipologia di piani di risparmio ai Pir tradizionali. Un aiuto più concreto all’economia reale, quindi, e un’ulteriore alternativa al canale bancario. La nuova normativa, oltre ad aumentare in maniera significativa la soglia dell’investimento (150 mila euro annui per un massimo di 1,5 milioni in 5 anni, mentre per i Pir tradizionali è, rispettivamente, 30mila e 150mila) dovrebbe consentire all’investitore di essere sia titolare di un piano di risparmio tradizionale, sia di uno alternativo.
  • Exor non fa sconti a Covea Salta la vendita di PartnerRe
Exor non venderà la controllata PartnerRe a Covea. L’accordo da 9 miliardi di dollari è saltato, ha riferito ieri una nota diffusa dalla holding presieduta da John Elkann. Il gigante francese si è infatti ritirato dopo aver tentato, fino all’ultimo, di rivedere gli accordi e spuntare un maxi sconto di 2 miliardi dopo lo scoppio della pandemia legata al Covid 19. Nel dettaglio, Exor ha fatto sapere che il suo «cda, che si è riunito sotto la presidenza di John Elkann, è venuto a conoscenza dell’intenzione di Covea di non onorare l’impegno di acquistare PartnerRe secondo i termini stabiliti dal Memorandum of Understanding (Mou) annunciato il 3 marzo 2020». Alla luce delle «prospettive positive per PartnerRe, che ha alcuni dei parametri di capitale e liquidità più alti del settore mondiale della riassicurazione e non si aspetta di essere significativamente colpita dal Covid-19», il cda ritiene che una vendita della compagnia «a un prezzo inferiore rispetto a quello indicato nel Mou non riflette il valore della società», si indica nella nota di Exor.
  • Saldo in crescita per Cassa geometri
Il bilancio consuntivo 2019 di Cassa geometri rileva un risultato economico di 44,6 milioni di euro in crescita rispetto ai 38,7 milioni del consuntivo 2018. Il patrimonio netto si attesta a 2,41 miliardi (2,36 miliardi nel 2018). Le entrate contributive sono state di 553 milioni, contro i 542,6 dell’anno precedente. Le uscite per prestazioni 509,5 milioni nel 2019 (496,5 nel 2018). Positivo l’andamento della gestione mobiliare: più 23,6 milioni (nel 2018 era stato di 15,3 milioni).

 


  • Covéa si arrende su PartnerRe
Un fulmine a ciel sereno nel mondo assicurativo francese. Martedì sera, l’assicuratore Covéa ha annunciato l’abbandono del progetto di acquisto del riassicuratore bermudiano PartnerRe a causa delle incertezze causate dalla pandemia di Covid-19. Questa è la prima grande operazione di M&A che fallisce in Francia a causa della pandemia.
Di fronte all’aggravarsi della pandemia di Covid-19, che ha provocato il crollo di molti settori economici e il conseguente calo del prezzo delle azioni degli operatori assicurativi sul mercato azionario, Covéa ha voluto rinegoziare al ribasso il prezzo della transazione. Il gruppo non è riuscito a convincere Exor. La holding, guidata da John Elkann, assicura che PartnerRe non dovrebbe essere “significativamente colpita” dalla pandemia di Covid-19, e si rifiuta quindi di rivedere i termini della transazione. È la seconda volta in pochi anni che Covéa ha dovuto rinunciare alla diversificazione in riassicurazione. Nel 2018, il gruppo aveva bramato il riassicuratore francese SCOR ma aveva dovuto fare marcia indietro di fronte all’opposizione del suo obiettivo, tra cui il CEO Denis Kessler, che non ha esitato a portare la questione in tribunale.
  • Assicurazione del credito: Bercy studia l’evoluzione del sistema pubblico
In Francia cresce il malcontento nei confronti degli assicuratori del credito. Anche se lo Stato è già entrato in gioco per far fronte al prevedibile ritiro di questi player, molte aziende temono di non poter più contare su di loro per assicurarsi le transazioni commerciali in un momento di ripresa economica. Queste preoccupazioni alimentano il dibattito sull’evoluzione della rete di sicurezza pubblica. L’argomento è particolarmente sensibile in alcuni settori, come l’edilizia. Martedì scorso, le organizzazioni professionali attive in questo campo (DLR, Evolis e Artema) hanno annunciato di aver “sequestrato” il ministro dell’Economia per “moderare” il “ritiro” degli assicuratori del credito. Altrimenti, “la situazione avrà un impatto negativo sulla ripresa dell’attività”, avvertono.
  • La Germania fornisce una garanzia di 30 miliardi di euro
Di fronte al crescente rischio di fallimento, la Germania ha messo a disposizione una garanzia di 30 miliardi di euro per l’assicurazione del credito a sostegno delle proprie esportazioni e delle catene di fornitura. In cambio, si impegnano a mantenere in gran parte il volume annuale delle linee di 400 miliardi di euro, a sostenere da soli perdite fino a 500 milioni di euro e ad assumere rischi di insolvenza che superano la garanzia federale. Infine, cedono due terzi dei loro premi per il 2020 allo stato federale. Nel 2019 avevano raccolto circa 817 milioni di euro di premi.

Handelsblatt

 

  • Quando l’assicurazione di protezione giuridica aiuta e quando no
La tutela legale professionale è richiesta in tempi di Coronavirus per coprire le spese legali in caso di licenziamento. Le persone assicurate devono tuttavia rispettare le regole.
415.000 persone in più rispetto all’aprile 2019 sono rimaste senza lavoro. Si tratta di un aumento mai visto prima in questo periodo dell’anno. E che probabilmente continuerà nei prossimi mesi a causa del continuo rallentamento dell’economia.
  • La raccolta premi di Swiss Life diminuisce di un quinto
La raccolta premi del più grande assicuratore vita della Svizzera è crollata nel primo trimestre del 20% in valuta locale, attestandosi a 7,82 miliardi di franchi. Nello stesso periodo dell’anno scorso Swiss Life ha indicato premi unici eccezionalmente elevati nello stesso periodo, dopo che un concorrente si è ritirato dall’attività assicurativa completa in Svizzera.
Rettificato per questo effetto, l’aumento è stato del quattro per cento. Swiss Life ha avvertito l’impatto della pandemia di Covid 19 sui redditi da capitale, ha ulteriormente annunciato l’assicuratore. Grazie a rischi di mortalità e longevità equilibrati, i rischi del portafoglio assicurativo sono gestibili. Il Gruppo mantiene i suoi obiettivi finanziari “Swiss Life 2021”.
  • Allianz soffre in termini di sinistri e investimenti – ma si aspetta ancora di realizzare un utile di miliardi
Gli effetti del Coronavirus stanno colpendo anche il bilancio di Allianz. Solo l’attività di gestione patrimoniale sorprende con un elevato aumento degli utili.
Per la prima volta Allianz ha dato un’idea delle sue nuove aspettative di profitto per l’anno in corso. “Mi aspetto un onere di circa il dieci per cento per il Gruppo”, ha dichiarato il Chief Financial Officer Giulio Terzariol in occasione della presentazione dei dati del primo trimestre di martedì.
A ciò si aggiungerebbero gli effetti degli sviluppi sui mercati dei capitali. Al momento, tuttavia, sono difficili da calcolare, ha detto il CFO. Tuttavia, ha parlato di un dividendo più basso.