Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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Contro il coronavirus lo scudo antispread ha funzionato: il volatility adjustment, lo strumento previsto dalla normativa europea Solvency II che consente alle assicurazioni di schermare parte degli effetti pro-ciclici derivanti da situazioni di forte volatilità dei mercati ha permesso alle compagnie italiane di limitare i danni dei crolli di Borsa e della crescita dello spread. Non sempre questo correttivo, che prevede precise soglie di attivazione, ha funzionato in passato, tanto che l’Ania, l’associazione delle compagnie, ha richiesto a gran voce una sua revisione in sede europea e la questione è aperta davanti all’Eiopa. Proprio ieri l’autorità che raccoglie le Ivass europee ha fatto sapere di aver rinviato la revisione di Solvency II a fine anno: uno slittamento per l’emergenza coronavirus ma anche per consentire alle autorità e alla Commissione europea di tenere conto dell’esperienza di questi mesi per mettere a punto gli aggiustamenti.
I flussi di sottoscrizione dei fondi segnalano che gli investitori restano guardinghi. «E’ tornata la caccia a rendimenti di qualità dal momento che si sta rafforzando la raccolta dei fondi obbligazionari high grade (ovvero ad alto merito di credito, ndr), e su quelli esposti ai titoli di Stato, mentre gli asset più rischiosi come gli high yield, cioè i bond ad alto rendimento, le azioni e il debito dei mercati emergenti sta mostrando segnali di fatica», afferma BofA in un report che analizza i flussi sui fondi retail in Europa (sulla base di dati Epfr Global) nella settimana terminata mercoledì 29 aprile.
Il fattore tempo è essenziale: il 70% delle imprese ha liquidità al massimo per tre mesi e più di un’impresa su 10 l’ha già esaurita. A fronte di questa situazione due imprenditori su tre ritengono insufficienti gli aiuti pubblici e prevedono che nella migliore delle ipotesi non arriveranno prima di due mesi. Stando al sondaggio realizzato da Cribis e Workinvoice, insomma, le azioni di contrasto alla pandemia hanno svuotato rapidamente le casse aziendali, mentre le misure di sostegno all’economia stanno arrivando troppo lentamente.

 

  • In aprile immatricolazioni crollate del 97,5% in Italia
Sono state soltanto 4.279 le auto vendute nel mese di aprile in Italia, con un crollo del 97,55% rispetto allo stesso mese del 2019. Nei primi quattro mesi dell’anno le immatricolazioni sono in tutto 351 mila, il 50,69% in meno dell’analogo periodo dell’anno scorso. Il coronavirus ha azzerato l’intero comparto automobilistico italiano il mese scorso, in cui del resto praticamente ogni attività lavorativa è stata fermata. In questo quadro va segnalato come Fca ad aprile abbia immatricolato 1.620 vetture rispetto alle 44.173 di aprile 2019 con un calo del 96,33%. La quota del Lingotto è però salita al 37,86% contro il 25,25% di aprile 2019. Nei primi quattro mesi dell’anno sono state vendute 87.504 auto contro 176.371 dello stesso periodo del 2019 (-50,39%). È evidente che in questa situazione sono naturalmente poco confrontabili le immatricolazioni del 2020 con i risultati del 2019. Questo non toglie tuttavia la pesante situazione in cui sta venendo a trovare il comparto italiano delle quattro ruote, che senza sostegni alla domanda da parte del governo risecherebbe -si stima- un calo delle vendite di 500 mila unità nel 2020 con una perdita di fatturato di 11,4 miliardi

Conferma del bonus di 600 euro per i professionisti che hanno già percepito l’indennità relativa al mese di marzo. Mille euro a maggio, invece, alle partite Iva che dimostreranno una riduzione dei redditi del 33% nel secondo bimestre 2020 rispetto al secondo bimestre 2019. Estensione della platea dei beneficiari del bonus, in cui saranno ricompresi anche i lavoratori intermittenti, gli stagionali oltre a quelli del turismo e degli stabilimenti termali, i lavoratori occasionali e gli incaricati delle vendite a domicilio con più di 5 mila euro di giro d’affari. Confermata anche l’indennità per i lavoratori sportivi e per quelli dello spettacolo.

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  • Auto, vendite crollate del 98% Il governo pensa agli incentivi
In aprile il mercato italiano dell’auto è caduto del 98 per cento (97,55 per la precisione) rispetto allo stesso mese del 2019. Sono state infatti immatricolate (non si sa come) 4.279 vetture contro le 174.924 dello scorso anno. In sostanza si è perso un mese di vendite. Inevitabile, con i concessionari chiusi, gli uffici della motorizzazione sbarrati e la produzione ferma. Curiosamente la classifica tra i costruttori rispecchia quella dei mesi normali, naturalmente con numeri bassissimi.Altro dato interessante è quello delle auto a propulsione totalmente elettrica: se ne sono vendute 500, l’11 per cento del totale.

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Fuga di gas, crolla palazzina di tre piani Ferite due donne e una bimba di 4 anni

Un boato prima dell’ora di cena, un palazzo sventrato nel centro di Marino, storico centro dei Castelli romani. Un bilancio per fortuna meno grave di quello che si era temuto in un primo momento: una bimba di quattro anni ferita in modo lieve insieme con la madre di 31, ricoverate all’ospedale di Marino, e una romena di 52 anni trasferita invece al Sant’Eugenio di Roma per ustioni su varie parti del corpo. Sul caso indagano i carabinieri della compagnia di Castel Gandolfo che hanno anche partecipato ai soccorsi insieme con gli operatori dell’Ares 118. Non è ancora chiaro cosa abbia provocato l’esplosione, ma non si esclude una fuga di gas. Fino a notte fonda i vigili del fuoco hanno verificato la stabilità dell’intero edificio di tre piani che per precauzione è stato evacuato. Accertamenti sulla presenza di bombole gpl usate per cucinare. Per Italgas infatti «gli impianti sono stati ritrovati integri»

  • Auto, i concessionari riaprono ma il tracollo è totale (-97%)
Mercato praticamente azzerato nel mese di aprile, con le immatricolazioni auto a -97,5 % e un intero settore alle prese con la Fase 2. Da gennaio le vendite si sono dimezzate passando dalle 712mila autovetture nuove del 2019 alle 351mila dei primi quattro mesi del 2020. Ad aprile sono arrivate sul mercato soltanto 4.279 autovetture rispetto alle 174.924 di un anno prima, riportando indietro la lancetta del mercato alla soglia degli anni Cinquanta. La pandemia lascerà un segno pesante sul mercato auto, tanto in Italia quanto in Europa, complice la permanenza dell’allerta sanitaria e la perdita di potere d’acquisto dei consumatori. «La forte contrazione del Pil già registrata nel primo trimestre del 2020 – fa notare Gian Primo Quagliano a capo del Centro Studi Promotor – e le prospettive negative per il resto dell’anno rendono il recupero del settore auto problematico».
  • Antitrust contro Compass per i prestiti con polizze
Bacchettata dell’Antitrust a Compass che «non risulta aver adottato misure sufficienti al fine di rimuovere le condotte accertate come scorrette», vale a dire la la prassi dell’ «abbinamento forzoso tra prestiti personali e prodotti assicurati (non necessari per l’erogazione del prestito)». L’Autorità presieduta da Roberto Rustichelli ha comunicato ieri di aver attivato «un procedimento istruttorio per la mancata ottemperanza alla diffida che le imponeva la rimozione della pratica scorretta già accertata nel mese di novembre 2019». Un cartellino giallo dopo che alla fine dello scorso anno l’Autorità era intervenuta con una sanzione per 4,7 milioni di euro. La situazione, a detta dell’Antitrust, non sarebbe però cambiata con una Compass che «nello specifico non ha adottato rimedi tali da rimuovere i vincoli tra finanziamento e polizza, come la separazione temporale della sottoscrizione dei due contratti, condizionando in tal modo il consumatore nella fase di richiesta del prestito personale». Su un altro versante la società ha comunicato la rinuncia all’acquisto del 19,9% di BFI Finance Indonesia perché l’emergenza Covid-19 «ha reso non più attuali i termini economici dell’accordo e mutato le priorità operative di Compass».
  • Le polizze tengono botta e si preparano al dopo crisi
Sempre più polizze nel portafoglio dei clienti private. Nel 2019 la marcia continua e gli strumenti assicurativi rappresentano oltre il 22% degli asset, con una raccolta netta in crescita dell’11,2% rispetto al 2018, come reso noto da Aipb. Anche il Covid per ora non mette in difficoltà questo strumento. Secondo i dati Assoreti, infatti, anche nel mese di marzo a fronte di una sostanziale crisi dei fondi comuni di investimento, con deflussi netti pari a 2,8 miliardi di euro, e al saldo negativo anche per le gestioni patrimoniali (-175 miliardi) il bilancio del comparto assicurativo previdenziale resta positivo con risorse nette che ammontano a 456 milioni di euro. Le scelte di investimento privilegiano ancora soluzioni prudenti come le multiramo e le polizze vita tradizionali, ossia rivalutabili dove i clienti non rischiano il capitale. Ora per gli assicuratori si apre una sfida non da poco. Riuscire a superare il prossimo periodo senza vedere deteriorarsi la propria solidità patrimoniale. Come evidenzia una recente nota dell’Ocse, le compagnie assicuratrici sono importanti investitori nei mercati azionari e a reddito fisso e dovranno affrontare perdite dovute a ribassi dei titoli azionari, svalutazioni di obbligazioni o modifiche di rating e rischi di reinvestimento a seguito dell’azione di supporto all’economia delle banche centrali di tutto il mondo con tagli dei tassi di interesse. Ciò potrebbe comportare una riduzione della solvibilità, con sfide particolari attese nel settore vita, soprattutto per le imprese che offrono prodotti con garanzie finanziarie.
  • Mifid, il cantiere sulla consulenza
C’è spazio per una nuova figura di investitore, un po’ più audace e meno protetto del retail? L’ambito di riferimento è quello che si può definire “cantiere Mifid” (tecnicamente indicato come Mifid review), perché da quando è entrata in vigore la nuova direttiva europea sugli investimenti e sui mercati (3 gennaio 2018), è stato subito chiaro che una serie di interventi di manutenzione sarebbero stati necessari. E proprio sulla possibilità di inserire o meno una nuova figura di investitore, normalmente indicata come “semiprofessionale”, sono intervenuti di recente (ma non solo su questo argomento) un documento dell’Esma (l’authority europea) che ha emesso a inizio aprile un Tecnical Advice, trattando questo tema sotto l’aspetto degli inducements e di costi e oneri. Parlando di questi temi l’autorità europea non ha ritenuto che l’introduzione di una nuova figura di investitore semiprofessionale fosse necessaria. Prima della pubblicazione del documento Esma, la Commissione Ue aveva pubblicato un altro documento, un questionario ancora in consultazione, dove la questione di una nuova categoria di clienti viene trattata più ampiamente rispetto ai due aspetti affrontati dal Tecnical advice. In generale si nota qualche diffidenza sul tema.

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  • Berkshire rivela i risultati assicurativi del primo trimestre; Buffett parla dell’impatto del coronavirus
Le attività di Berkshire Hathaway nel settore assicurativo e riassicurativo del ramo danni/infortuni hanno registrato nel primo trimestre un utile di sottoscrizione di 747 milioni di dollari al lordo delle imposte, quasi il doppio dell’utile di sottoscrizione al lordo delle imposte di 377 milioni di dollari registrato nel primo trimestre del 2019.
L’insieme delle attività di assicurazione danni/infortuni e vita e di riassicurazione ha registrato un utile operativo di 1,7 miliardi di dollari al netto delle imposte nel primo trimestre, in aumento rispetto a 1,6 miliardi di dollari dello stesso trimestre del 2019. In tutte le operazioni del Berkshire, comprese quelle non legate alle assicurazioni, l’utile operativo è stato di 5,9 miliardi di dollari. Ma le perdite di investimento non realizzate di oltre 55 miliardi di dollari hanno significato una perdita di bilancio di 50 miliardi di dollari.
Il maggiore fattore che ha determinato il salto del 7,6% del profitto assicurativo è stato un aumento del 12% del reddito da investimenti rispetto al primo trimestre del 2019. Berkshire Hathaway ha accantonato 230 milioni di dollari per le perdite riassicurative relative alla COVID-19

  • La crisi sta capovolgendo il dibattito sulla solvibilità degli assicuratori
La pandemia di Covid-19 sta costringendo i regolatori ad intervenire. Lo scorso fine settimana, l’autorità europea delle assicurazioni (Eiopa) ha annunciato di volersi dare il tempo di valutare l’impatto dell’attuale crisi economica prima di proporre modifiche alla regolamentazione del settore. In particolare, Eiopa darà alla Commissione Europea un “parere” sulla revisione del quadro prudenziale di Solvency II a dicembre invece che a giugno. La decisione di Eiopa dovrebbe consentirle di tenere conto “dell’impatto della pandemia sui mercati finanziari e sulle attività assicurative”. A marzo, l’autorità aveva dato agli assicuratori più tempo per fornire informazioni.