Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

Il governo apre l’ombrello del golden power su Borsa spa. La bozza del Dcpm illustrato in Cdm dal sottosegretario Riccardo Fraccaro include nel perimetro degli asset sotto tutela le piattaforme per la negoziazione multilaterale di strumenti finanziari o di depositi monetari. Più in generale lo scudo servirà a proteggere le società nel settore creditizio, assicurativo e finanziario con fatturato non sotto i 300 milioni e almeno 250 dipendenti. L’emergenza sanitaria ha messo in difficoltà il Paese e le sue infrastrutture, sottoposte a stress sul fronte della liquidità e della solidità patrimoniale.
Italiani ricchi in un’Italia povera. Il paradosso di un Paese con il terzo debito pubblico al mondo ma con una ricchezza privata quasi cinque volte il Pil rischia di riverberarsi con tutta la sua iniquità tra le conseguenze della crisi da Covid-19. Che le disuguaglianze siano destinate a crescere dopo la pandemia lo ha sottolineato venerdì 29 maggio anche il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nella sua relazione annuale: «Finita la pandemia avremo livelli di debito pubblico e privato molto più alti e un aumento delle disuguaglianze, non solo di natura economica». Le disuguaglianze infatti potranno andare oltre i conti correnti o le case di proprietà per arrivare fino al diritto all’istruzione o alle cure, come le lunghe settimane di lockdown hanno drammaticamente dimostrato. Qualche numero può aiutare a comprendere meglio le dimensioni del fenomeno che il Paese potrebbe trovarsi ad affrontare nei prossimi mesi. Ognuno dei poco più di 60 milioni e 300 mila cittadini italiani porta sulle spalle un fardello di circa 40 mila euro di debito pubblico (2.431 miliardi a fine marzo) ma può contare su una ricchezza finanziaria (escluse quindi le proprietà immobiliari) di oltre 70 mila euro procapite
Nel 2019 la propensione al risparmio delle famiglie italiane è lievemente salita dal 7,5% del 2018 al 7,7%. È quanto emerge dalla relazione annuale della Banca d’Italia relativa agli investimenti degli italiani. «Lo scorso anno, dice via Nazionale, «è rimasta prevalente la quota di famiglie, circa il 90%, che ha ritenuto opportuno risparmiare». Nel frattempo la crescita dei consumi è stata pari allo 0,5%, in frenata dal +0,9% del 2018, riflettendo una stagnazione degli acquisti di beni e un incremento di quelli di servizi (0,9%).
Secondo un’indagine straordinaria condotta dalla Banca d’Italia tra la fine di aprile e l’inizio di maggio su 3 mila persone, la metà degli intervistati si attende un peggioramento della condizione reddituale della propria famiglia a un anno dall’intervista; la quota sale a oltre il 70% tra i lavoratori autonomi, rispecchiando le preoccupazioni per gli effetti della pandemia sull’attività dei settori più colpiti (in particolare il commercio al dettaglio non alimentare, le attività turistiche e i servizi alla persona), caratterizzati da una maggiore incidenza di piccole e medie imprese. Dal sondaggio è emerso che la metà delle famiglie intende ridurre le spese per attività ricreative anche una volta terminate le restrizioni.
La crisi farà salire le richieste per il meccanismo previdenziale detto Quota 100, che sta diventando un altro ammortizzatore sociale per chi è vicino alla pensione e ha perso il lavoro. Una situazione nella quale si sono trovati molti lavoratori che all’improvviso hanno dovuto fare i conti con chiusure delle attività, aziende in gravi difficoltà e conseguente perdita o decurtazione della retribuzione. L’emergenza sanitaria del Covid-19 ha anche insegnato, ai più imprudenti, che bisogna cercare di essere il più previdenti possibile per non farsi trovare scoperti quando scoppiano shock improvvisi. E questo vale non soltanto per le aziende o per il settore pubblico, ma anche per la gestione della propria situazione economica. Lo sanno bene le famiglie italiane che per timore di affrontare un periodo di emergenza finanziaria hanno aumentato il risparmio parcheggiato sui conti nelle settimane della crisi. Già a fine 2019, come rileva la Banca d’Italia nella sua ultima Relazione annuale, erano parcheggiati tra conti e liquidità 1.460 miliardi di euro. E quest’anno, stando ai dati Abi, i depositi sono saliti di altri 30 miliardi soltanto nel corso di marzo ed aprile, nel pieno della pandemia del coronavirus. Una scelta che rassicura nel breve termine ma che potrebbe rivelarsi poco efficiente nel lungo periodo.
Per eventuali istituti in difficoltà è necessario preparare strumenti come le ricapitalizzazioni pubbliche precauzionali, avverte Visco nelle Considerazioni Finali. Alla prova le regole Ue sui dissesti. Nelle Considerazioni Finali il governatore approva le mosse del governo per contrastare la crisi. Ma la grande incertezza indotta dalla pandemia ora impone un nuovo accordo tra istituzioni e ceto produttivo
L’Inps di recente ha chiarito che non ritiene possibile il trasferimento alla previdenza complementare del trattamento di fine rapporto (tfr) maturato dai dipendenti di aziende che abbiano più di 50 dipendenti. Va infatti ricordato che in base alla normativa sul silenzio assenso nel caso in cui il dipendente entro il semestre decida di non aderire ai fondi pensione, non conferendo il proprio tfr, l’azienda lo manterrà al proprio interno solo se abbia meno di 50 dipendenti; nel caso di un maggior numero di lavoratori invece dovrà trasferirlo presso lo specifico Fondo di Tesoreria presso l’Inps, usufruendo di specifiche misure compensative per attenuare il costo della perdita di una significativa fonte di autofinanziamento. L’ente previdenziale sottolinea che il finanziamento del Fondo di Tesoreria ha luogo con modalità rispondenti al principio della ripartizione ed è alimentato da un contributo pari alla quota di cui all’articolo 2120 del codice e non destinata alle forme pensionistiche complementari.
Helvetia Multiaction è un prodotto d’investimento assicurativo di tipo multiramo a premio unico, con possibilità di effettuare versamenti aggiuntivi. Questa polizza rende disponibili contemporaneamente una linea di investimento di tipo unit-linked, dove è opzionabile uno dei quattro fondi interni messi a disposizione, e una linea di investimento di tipo rivalutabile. Quest’ultima è rappresentata dalla gestione separata Remunera più. Al momento della sottoscrizione il contraente dovrà tenere conto dei limiti di peso previsti per l’investimento nelle due componenti, riassumibile nel range 10%- 50% per la gestione separata e 50%- 90% nel fondo interno prescelto. La soluzione presa in esame si basa sulla combinazione d’investimento 50% in gestione separata e 50% nel fondo interno denominato Balanced, che porterà come vedremo ad un rischio complessivo non elevato.
Aviva Capitale Futuro è una polizza multiramo che combina la componente unit linked alla partecipazione agli utili derivante da una gestione separata. Questo prodotto prevede l’investimento del premio unico versato e degli eventuali versamenti aggiuntivi, al netto dei costi, in una delle opzioni di investimento disponibili al momento della sottoscrizione iniziale, rappresentate da combinazioni profilate per livelli di rischio. In tutti i casi si tratta di una linea di gestione separata affiancata da un fondo interno, con differenti pesi dove il limite va da un minimo del 20% ad un massimo del 60% per ogni componente.

L’assemblea di Banca Carige ha autorizzato il cda a rinunciare alle azioni di responsabilità a suo tempo intraprese nei confronti degli ex amministratori Cesare Castelbarco Albani e Piero Montani, collegate alla vicenda della vendita delle assicurazioni al Fondo Apollo. L’iniziativa era stata promossa dall’istituto ligure e spinta dall’ex primo azionista Malacalza investimenti, quando Vittorio Malacalza sedeva in cda ed era vicepresidente. Recentemente Carige ha raggiunto un accordo transattivo che offre una sorta di scudo agli ex amministratori che avevano condotto la vendita.
Via libera anche a un’operazione di raggruppamento delle azioni ordinarie e di risparmio in circolazione, nel rapporto di una nuova azione ordinaria, avente godimento regolare, ogni mille esistenti e di una nuova azione di risparmio ogni mille esistenti.

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  • Visco: “Un patto per la ripresa tra governo, imprese e società”
La situazione, è l’analisi e la premessa, è quella di una crisi «senza precedenti» che mette «a dura prova la tenuta dell’economia e della società». I numeri contenuti nelle 25 pagine delle “Considerazioni” aggiungono solo un crudo realismo: se l’epidemia si arresta e si recupera già nell’estate quest’anno il Pil in Italia si contrarrà del 9 per cento, se le cose andranno peggio, commercio mondiale compreso, potremo perdere fino al 13 per cento. Significative le ripercussioni sul mercato del lavoro: 7 milioni di cassintegrati, quasi metà dell’occupazione privata, e 300 mila soggetti che hanno rinunciato a cercare un posto. Diseguaglianze in crescita: il Gini Index che le misura è salito di 2 punti nel corso della crisi e il 20 per cento delle famiglie più povere ha subito una riduzione del reddito doppia rispetto ai nuclei più ricchi. Picchia su un tasto il governatore della Banca d’Italia guardando alle prospettive future: si chiama «incertezza», è «forte» ed «estrema » in questo momento. Bisogna sconfiggerla, per «influire sulle aspettative e accrescere la fiducia ». Dunque bisogna fare «le riforme e rafforzare da subito la nostra economia», esorta il governatore. Così Visco trasforma il messaggio di speranza («Ce la faremo partendo dai punti di forza di cui qualche volta ci scordiamo; affrontando finalmente le debolezze che qualche volta non vogliamo vedere»), in un concreto programma di azione. Perché avverte, citando Keynes, che l’attuale periodo di «sacrifici generali» non sia un alibi per «rinviare riforme desiderabili».
  • La rivincita di Milano Diventerà il centro della finanza digitale
La Banca d’Italia fa un assist alla Milano convalescente post Covid, e prepara il lancio di “Milano Hub”. Un progetto cui l’istituzione lavora da tempo, e che creerà una vetrina per alimentare progetti digitali, mettere in circolo idee, talenti, investimenti e «sviluppare un’economia digitale diffusa e sicura, dare supporto ai progetti innovativi promossi dal settore privato e assicurare che famiglie, imprese e amministrazioni pubbliche ne traggano il massimo beneficio», come ha detto ieri, nelle Considerazioni finali, il governatore Ignazio Visco. L’intento di Bankitalia, a quanto si apprende, sarebbe rafforzare le collaborazioni legate a temi e progetti digital- finanziari con una platea di operatori: università, imprese, operatori tecnologici, start-up innovative, associazioni e persone. Oltre ovviamente alle stesse banche vigilate, che tra l’altro non spiccano per investimenti nel digitale.

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  • «Rinviati cure e screening, molti tumori sono avanzati. Più forza ai medici di base»
Dopo la grande pandemia di Covid-19 ci dovremmo aspettare una piccola (speriamo) pandemia di tumori. Sì, perché l’emergenza coronavirus ha avuto un grande impatto sulla prevenzione e la cura del cancro. E non poteva non occuparsene il più grande congresso mondiale di oncologia, l’Asco, dell’American Association of Clinical Oncology di Chicago, ora in versione virtuale. Giuseppe Curigliano, direttore della Divisione nuovi farmaci allo Ieo, l’Istituto europeo di Oncologia a Milano e professore di Oncologia medica all’Università, è l’unico italiano che parlerà, in una delle sessioni plenarie, le più importanti del congresso, sul tema più scottante: cancro e coronavirus.

  • L’Istat taglia la crescita: -5,4% nel primo trimestre
Istat lo aveva messo in chiaro a fine aprile che quelle stime preliminari sul Pil del primo trimestre sarebbero state oggetto di una revisione. La quarantena generalizzata imposta su oltre il 48% delle attività produttive per evitare il diffondersi dei contagi ha praticamente bloccato il flusso di una serie di dati, soprattutto nel settore dei servizi. E ieri, con il nuovo quadro più completo dei conti, è arrivata l’amara conferma: una correzione al ribasso di sei decimali che porta la variazione in negativo del Pil dal 4,7% al 5,3%, in termini congiunturali. Una correzione di quasi uguale portata ma di senso opposto l’ha fatta ieri anche l’Istituto statistico francese, che ha ridotto il crollo dal -5,8% indicato un mese fa al -5,4% attuale. Un allineamento che nel nostro caso si traduce in una variazione acquista per l’anno pari a -5,5% rispetto a un tendenziale che ora segna -5,4% (contro il -4,8% di un mese fa). La nuova stima dei conti economici trimestrali conferma in termini statistici la portata eccezionale della crisi. Per incontrare una variazione del Prodotto di questa scala bisogna risalire al primo trimestre del 1995. Un anno particolare: il 17 marzo lo spread Btp-Bund superò allora di slancio i 660 punti base e la lira, da tre anni fuori dallo Sme, era scesa a 1.274 sul marco. Ieri, per dare un altro riferimento puntuale sull’anormalità della situazione (e sulle conseguente difficoltà di analisi statistica della congiuntura) dal Regno Unito è arrivata una correzione sulla produzione di automobili nel mese di aprile: dal -92,3% preliminare si è passati all’attuale -99,7%.
  • Golden power, l’idea di un muro infra-Ue

  • Portafogli sostenibili nonostante Covid-19