Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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L’amministratore delegato di Poste Italiane Matteo Del Fante si prepara a passare il testimone di PosteVita tramite un riassetto tutto interno al gruppo. A prendere il suo posto alla guida della compagnia assicurativa in qualità di amministratore delegato, secondo quanto risultata MF-Milano Finanza, sarà Andrea Novelli, oggi responsabile dell’area mercati privati del gruppo. Novelli è manager molto apprezzato da Del Fante. Oggi è a capo del principale canale di accesso ai prodotti e servizi di Poste Italiane, ovvero la rete dei quasi 13 mila uffici postali. Un incarico importante che Novelli a questo punto dovrebbe lasciare per dedicarsi a tempo pieno a un ruolo non meno decisivo per il gruppo.

 

  • Per Banca Generali il miglior inizio d’anno dal 2015
Banca Generali continua a crescere: conferma la cedola e lancia investimenti che possono essere utili per sostenere le piccole e medie imprese che hanno bisogno di liquidità. La banca guidata da Gian Maria Mossa ha chiuso il primo trimestre dell’anno con un utile netto di 79,1 milioni, in crescita del 19% rispetto all’anno stesso periodo dello scorso anno. «La miglior partenza d’esercizio dal 2015 e la seconda migliore nella storia delle banca controllata da Generali Assicurazioni», sottolinea l’ad. La volatilità dei mercati ha però pesato sugli asset in gestione che a marzo erano pari a 65,2 miliardi rispetto ai 69 miliardi di fine 2019, nonostante nel trimestre si sia aggiunta una raccolta netta positiva per 1,5 miliardi. I crolli di borsa di marzo hanno avuto conseguenze anche sulle masse complessive che sono arretrate rispetto a fine dicembre e questo potrebbe farsi sentire sul risultato del prossimo trimestre per il conseguente calo delle commissioni di performance. « A oggi gli asset sono però già tornati a 66,8 miliardi e la banca si sta attrezzando per far crescere la componente stabile delle commissioni, con il 10% delle masse che entro il 2021 dovrà essere indirizzato verso la consulenza evoluta. Sul fronte commerciale l’effetto Covid sembra di fatto trascurabile. Mossa ha confermato per il 2020 l’obiettivo di una raccolta complessiva nell’intervallo dei 4-4,5 miliardi e anche sul dividendo tiene la barra dritta. «Nell’ultimo trimestre dell’anno, a meno di nuove improbabile strette dei regolatori, pagheremo 1,55 euro e i restanti 30 centesimi a inizio 2021», dice Mossa, sottolineando il differente business model di Banca Generali, che gestisce risparmio, rispetto alle banche tradizionali, in cui prevale la componente di credito.

I soci delle società quotate potranno avere anche tre voti per azione attraverso l’attribuzione di azioni a voto plurimo. Le modifiche statutarie finalizzate allo scopo dovranno, tuttavia, prevedere l’assenso delle minoranze sulla base del meccanismo del whitewash. Al socio dissenziente spetterà sempre il diritto di recesso. È questa l’importante modificazione introdotta all’art. 127-sexies del Tuf dal decreto «Rilancio», con il chiaro obbiettivo di equiparare il diritto societario italiano a quello internazionale, evitando che alcune importanti società quotate nazionali decidano di trasferire all’estero la sede sociale o di scegliere un paese estero post fusione solo per poter utilizzare il meccanismo del voto plurimo.
  • La pandemia costa ai Lloyd’s 4 mld euro
Lloyd’s è il primo gruppo assicurativo ad avere fatto una stima dei danni che dovrà rimborsare a causa della pandemia. La compagnia britannica pagherà una somma compresa fra 3 miliardi e 4,3 miliardi di dollari (2,78-3,99 mld euro) ai suoi clienti «a seguito degli impatti di vasta portata di Covid-19», aggiungendo che l’industria nel suo complesso subirà grandi perdite. «Attualmente si prevede che solo il mercato dei Lloyd’s pagherà reclami per un importo di circa 4,3 miliardi di dollari, rendendolo uno dei maggiori pagamenti del mercato di sempre», ha dichiarato l’a.d. John Neal. Le perdite di sottoscrizione del mercato assicurativo che l’industria dovrà affrontare quest’anno sono stimate a 107 miliardi di dollari (99 mld euro), un importo simile all’impatto dell’uragano Katrina nel 2005.
  • Banca Generali cresce
Banca Generali ha realizzato nel trimestre un utile netto di 79,1 milioni di euro, in crescita del 19% su base annua. I ricavi sono saliti del 26% a 168,8 milioni e i costi operativi del 14,2% a 57,2 mln, con quelli core a 48,3 mln (+3,9%). L’istituto ha sottolineato che i requisiti patrimoniali «si confermano solidi e superiori ai requisiti richiesti dalle autorità bancarie», con il Cet 1 al 14,1% e il Total Capital al 15,5%. Le masse totali sono salite del 6,7% a 65,2 miliardi di euro e quelle sotto consulenza evoluta sono ammontate a 4,8 miliardi (+75%). La raccolta netta è stata pari a 1,5 miliardi. In aprile la raccolta è ulteriormente aumentata di 408 milioni, per un totale che da inizio anno supera 1,9 miliardi.

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  • Imprese in rivolta “Se il Covid è infortunio qui non si riapre”
L’infezione da coronavirus è considerata un infortunio sul lavoro, ha chiarito Inail in una circolare. Sui risvolti penali di questa decisione i datori di lavoro hanno protestato, temendo di essere denunciati quando un dipendente risulta positivo per una patologia, il Covid-19, la cui origine non è semplice da ricostruire. Ieri la ministra al Lavoro Nunzia Catalfo, alla quale nei giorni scorsi si sono rivolte associazioni di categoria e imprese sostenendo che in questo modo si rischia di non riaprire, ha detto che incontrerà l’Inal per discutere proprio dei risvolti penali della equiparazione. «Nei prossimi giorni avrò un incontro anche con l’istituto per verificare tutto il processo e capire anche le istanze dei datori di lavoro», ha spiegato la ministra. Un’ipotesi potrebbe essere essere quella di prevedere solo la responsabilità per dolo o colpa grave, non lieve. «Tutte la malattie da virus sono da sempre considerate infortunio sul lavoro», fanno notare dall’Inail. Questo perché lo sviluppo della patologia è improvviso e violento. Visto che risalire al contagio non è facile, si è deciso di creare due categorie di lavoratori. Se si ammalano quelli della sanità e quelli che stanno al pubblico si presume che appunto il contagio sia avvenuto al lavoro, che è a rischio per sua natura. Comunque si può provare il contrario. Per gli altri invece è il dipendente a dover dimostrare di essersi ammalato durante lo svolgimento della sua attività professionale. Se c’è l’infortunio, anche dopo un approfondimento da parte di Inail, l’istituto paga le indennità previste al lavoratore. Il problema arriva dopo, e ha a che fare con la responsabilità penale, che può essere legata a dolo o colpa del datore. È su questo che ci sono state le proteste delle aziende, perché per provare di non avere quella responsabilità bisogna dimostrare di aver usato tutte le precauzioni, aver valutato il rischio e adottato le misure di prevenzione previste per la singola attività.
  • Cattolica, i dissidenti ritirano la proposta di modifica statuto
I soci “dissidenti” di Cattolica – Brioschi, Cagliero, Lovati Cottini e le società SH64 e Credit Network & Finance – hanno inviato al cda della compagnia di assicurazioni una comunicazione con oggetto la rinuncia alla richiesta di convocazione dell’assemblea straordinaria. Di fatto la mossa equivale a ritirare la proposta di riforma dello Statuto della compagnia che avevano promosso in seguito al brusco allontamento dell’allora amministratore delegato Alberto Minali. Lo si apprende da fonti vicine al dossier. Ciò è avvenuto alla luce della proposta di riforma della governance proposta dallo stesso consiglio di amministrazione di Cattolica, che è riuscita a coagulare il consenso dei soci. Oggi il cda approverà i conti trimestrali e renderà nota la data dell’assemblea, ordinaria e straordinaria.
  • Banca Generali Nel primo trimestre salgono utili e fatturato
Il cda di Banca Generali ha approvato i conti del primo trimestre che «confermano crescita e solidità nel contesto da Covid 19». L’utile netto è di 79,1 milioni (+19%), i ricavi totali arrivano a 168,8 milioni (+26%) a fronte di costi operativi che si sono attestati a 57,2 milioni (+14,2%). Il Cet1 ratio si attesta al 14,1% e il Tcr ratio al 15,5%. Il gruppo sottolinea come continui la crescita dimensionale: le masse totali sono a 65,2 miliardi (+6,7%) mentre la raccolta netta nel trimestre vale 1,5 miliardi e quella da inizio anno 1,9 miliardi. In una nota l’istituto guidato da Gian Maria Mossa spiega che«si tratta della migliore partenza d’esercizio dal 2015 . Il risultato ha beneficiato del positivo andamento dei mercati a gennaio e febbraio, nelle settimane successive ha risentito del repentino cambiamento».

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  • L’emergenza causa burnout a 7 medici su 10
Il 70% dei medici impegnati ad affrontare l’emergenza Covid nelle Regioni più colpite ha mostrato sintomi di burnout. Il 90% ha dichiarato nei mesi più intensi di aver avuto sintomi di stress psico-fisico: è quanto emerge dalla ricerca del centro EngageMinds Hub dell’Università Cattolica.
  • Banca Generali, utile +19%
Utile netto in crescita del 19%, a quota 79,1 milioni, nel primo trimestre per Banca Generali. In salita anche i ricavi totali che balzano del 26% a quota 168,8 milioni.

  • Imprese in rivolta sulla responsabilità Covid
Lo sconcerto degli imprenditori di tutta Italia senza distinzioni di zone o di categorie riguarda un combinato-disposto fra un decreto legge e una circolare. In sostanza, la somma fra il decreto (articolo 42, comma 2, decreto legge 17 marzo 2020 n. 18, il cosiddetto Cura-Italia) e una circolare dell’Inail del 3 aprile dice: se una persona con un lavoro dipendente viene contagiata da coronavirus, ne è responsabile civile e penale l’azienda per cui lavora. Sotto processo finisce l’impresa ovunque sia avvenuto il contagio. Sotto processo l’impresa qualunque sia il grado di tutela adottata, compresa l’adesione totale non solamente alle norme e ai protocollo sanitari ma perfino all’entusiasmo volontaristico di chi vuole aggiungere sicurezza a sicurezza. I contagi denunciati all’Inail tra la fine di febbraio e il 4 maggio sono 37.352, quasi novemila in più rispetto ai 28.381 registrati dalla prima rilevazione del 21 aprile. I casi mortali sono 129, cioè 31 in più rispetto al drammatico censimento precedente. Ma il 73,2% delle denunce e quasi il 40% dei casi mortali di coronavirus riguardano il settore della sanità e assistenza sociale. Ne sono rimasti colpiti soprattutto infermieri, medici e altre persone cui gli italiani hanno attribuito entusiasti applausi solidali. E quando si è trattato di essere solidali con il personale esposto al contagio, giustamente è stato riconosciuto loro l’infortunio sul lavoro con un risarcimento Inail veloce e duraturo rispetto alle condizioni di malattia riconosciute dall’Inps.
  • La proposta di Confindustria per la sicurezza
econdo le imprese, in primo luogo lo standard di sicurezza per la tutela della salute nei luoghi di lavoro è quello individuato con i protocolli raggiunti con Governo e sindacati. La seconda proposta del mondo industriale è invogliare le imprese ad adottare strumenti di tutela aggiuntivi e soprattutto a tracciare i contagi con tamponi e altre analisi, «finalizzati alla verifica della presenza di infezione da Coronavirus (SARS-Cov-2) che comportino la conoscenza dei dati sanitari del lavoratore». La terza idea è basata sull’applicazione della cosiddetta forza maggiore e su garanzie pubbliche che consentano alle imprese la possibilità di farsi anticipare dalle banche la cassa integrazione. Nel dettaglio, dovrebbe essere accolta «la disposizione di cui all’articolo 5, comma 4, della Direttiva 89/391/CEE del Consiglio, del 12 giugno 1989, concernente l’attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro e ipotesi di forza maggiore ai sensi dell’articolo 45 del codice penale».
  • Assicurazioni, Lloyd’s lancia l’allarme: la pandemia costerà oltre 200 miliardi
Oltre 200 miliardi di dollari, circa 188 miliardi di euro. A tanto potrebbe ammontare, secondo una stima dei Lloyd’s di Londra, il costo della pandemia da Covid-19 per il settore assicurativo. Una proiezione che si è immediatamente abbattuta sul comparto insurance europeo, con l’indice di settore che ieri ha ceduto il 2,5% dando ulteriore spinta ribassista a un mercato già debole dopo gli interventi di Fed e Bce. Gli stessi Lloyd’s hanno previsto un impatto sui propri conti tra i 3 e i 4,3 miliardi di dollari per l’emergenza Coronavirus, somma sostanzialmente paragonabile a quanto versato in occasione della tragedia dell’11 settembre.
  • Al cda Cattolica il nuovo statuto Ecco l’intesa dissidenti-vertice
Ieri in serata i legali dei due fronti erano ancora al lavoro ma la strada sembra ormai tracciata: i soci dissidenti di Cattolica e il consiglio di amministrazione puntano a presentare in assemblea un’unica proposta di modifica alla governance. Tanto che i dissenzienti hanno ritirato la richiesta di un’assemblea straordinaria. Dopo mesi di scontro, dunque, i dissidenti, assistiti dai legali Aldo Sacchi e Maurizio Galbiati, e il board, supportato dall’avvocato Mario Cera e dal professor Piergaetano Marchetti, avrebbero raggiunto un’intesa che, in ogni caso, dovrà essere sancita dal consiglio di amministrazione convocato per oggi, si vedrà con il voto favorevole di quanti consiglieri.
  • Nuovi Pir con soglie più alte
I piani individuali di risparmio (Pir) vengono ulteriormente potenziati dal Dl rilancio nel tentativo di canalizzare risorse in maniera massiccia verso le Pmi. Ciò mediante investimenti con soglie rafforzate che si adattano a una clientela più evoluta anche perché vengono destinati ad un segmento – quello delle Pmi – che appare maggiormente illiquido. Il tutto seguendo le recenti proposte di Assogestioni. Il Pir, fin dalla sua introduzione avvenuta con la legge 232/16 (legge di Bilancio 2016), fa leva sull’importante defiscalizzazione dei redditi degli strumenti finanziari in cui esso investe. Con il Dl rilancio si innesta una seconda tipologia di Pir, inserendo nell’articolo 13 bis del Dl 124/19 due previsioni. La prima introduce la nuova categoria di Pir che per i due terzi dell’anno investono almeno il 70%, in via diretta o indiretta, in strumenti finanziari – anche non negoziati in mercati regolamentati o in sistemi multilaterali di negoziazione – emessi o stipulati con imprese italiane, Ue o See (ma con stabile organizzazione in Italia) fuori dagli indici Ftse Mib e Ftse Mid Cap della Borsa italiana. L’investimento nelle imprese può riguardare l’equity ma anche il debito, perché la norma fa riferimento esplicito anche ai prestiti erogati alle Pmi e ai crediti delle stesse. Per questi nuovi Pir il vincolo di concentrazione viene elevato al 20%, restando invece al 10% per i Pir tradizionali.