Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

Piani 2020 da cambiare, scelte commerciali da aggiornare e asset allocation da riponderare. Il Covid-19 sta avendo un impatto dirompente sulle assicurazioni. La pandemia ha modificato comportamenti che incidono sul business e l’effetto non sarà di breve durata ma è destinato a incidere su scelte di medio e lungo termine delle imprese. A scattare la fotografia è stato il team assicurativo Mazars coordinato da Gianluca Biancaniello e Luca D’Onofrio, che ha realizzato una survey in Italia coinvolgendo esperti e top manager del settore, a partire da amministratori delegati e responsabili finanza, ma anche responsabili commerciali o pianificazione strategica, per valutare gli impatti del virus e indicare la rotta. Una ricerca che ha coinvolto oltre il 54% del mercato, tra cui Intesa Sanpaolo, Mediolanum, Zurich o Helvetia. A questo panel si sono aggiunti esperti del settore, selezionate tra analisti finanziari e docenti universitari, e il quadro che ne emerge è di profondi cambiamenti: nuovi rischi, a partire dal cyber risk, nuove garanzie, necessità di analisi dei dati che porteranno una forte attenzione ai report e ai kpi, i key performance indicator. Al tempo stesso le compagnie si prepareranno a gestire clienti che lavoreranno maggiormente da remoto, e si attende anche un impatto nella loro asset allocation, dovuto alla contemporanea crisi finanziaria e del petrolio, e alla necessità di una nuova politica di investimento indotta degli impatti del Covid-19 sui diversi settori.
Axa Mps Valore Risparmio Protezione è una polizza rivalutabile che consente a ciascuna ricorrenza annuale di polizza, se è in vita l’assicurato, la liquidazione periodica delle rivalutazioni maturate nell’annuo. Si tratta quindi di un prodotto utile a coloro che cercano una copertura assicurativa ma al tempo stesso gradiscono incassare, sul conto corrente, il rendimento -seppur contenuto- generato ogni anno dalla gestione finanziaria del prodotto, generalmente indicato come cedola.
Siamo tutti diventati un po’ Millennials. In poco meno di due mesi la crisi del coronavirus ha accelerato la trasmissione delle tendenze e gli stili di vita della generazione dei nati tra gli anni 80 e la prima metà degli anni 90. I quali non sono nativi digitali come gli adolescenti del XXI secolo ma, a differenza di questi ultimi, hanno capacità di spesa tale da poter segnare le sorti di brand e tracciare nuove tendenze. Non a caso diversi settori in tutto il mondo beneficiano della crescente influenza della fascia di età dei 25-40enni. La cosiddetta generazione Y, con 2,3 miliardi di individui, ha superato in termini di popolazione la classe dei loro genitori, i baby boomers (i nati dal Dopoguerra fino a metà degli anni 60 (1,2 miliardi). «Cresciuti con uno smartphone in mano, rispetto alle generazioni precedenti, i Millennials hanno caratteristiche e interessi diversi, che influenzano le loro abitudini di consumo: prediligono acquisiti online, sono maggiormente prudenti nelle spese, sono sensibili a tematiche ambientali, oltre a essere continuamente interconnessi. Questa tendenza è globale e non limitata ai Paesi sviluppati», nota Fabiola Banfi, responsabile investimenti di Valori Asset Management. E il coronavirus ha velocizzato l’utilizzo della tecnologia in tutti i settori, anticipando quello che potrebbe essere il mondo del futuro. «Telelavoro, scuola online, e-commerce sono solo alcuni dei cambiamenti imposti dallo sviluppo del virus», aggiunge Banfi.
Zero tasse sui capital gain per gli investimenti nelle piccole e medie imprese italiane, puntando su asset illiquidi per far confluire il risparmio verso l’economia reale. Questo è il canovaccio su cui si sta muovendo il governo, come anticipato da MF-Milano Finanza il 5 maggio, per confezionare le norme su quelli che ormai gli addetti ai lavori hanno già iniziato a chiamare Pir Alternativi, sulla scorta di una proposta di Assogestioni (riassunta nella tabella in pagina). L’idea è quella di un fondo chiuso, dai rendimenti esentati dal prelievo fiscale, con un orizzonte minimo di almeno cinque anni e dedicato a una clientela di segmento più alto, un affluent o altre classi di clienti private. Visto che tipicamente le disponibilità di questi soggetti sono maggiori, l’investimento massimo annuo detassabile sarebbe ben sopra i 30 mila euro previsti attualmente per i Pir classici, fino a 150 mila euro l’anno per una soglia massima di 1,5 milioni complessivi. In realtà secondo quanto risulta a Milano Finanza sul tavolo del governo oltre a questa a firma di Assogestioni ci sono almeno altre quattro proposte con alcune varianti sul tema.
Tra i diversi profili di criticità legati al coronavirus c’è anche quello legato all’impatto sul pil dell’Italia che, va ricordato, è il fattore di rivalutazione chiave del montante contributivo. Diventa allora ancora più importante, con una pensione di base prospetticamente meno adeguata di quanto si auspicherebbe, il ruolo della previdenza complementare. Come spiega Nadia Vavassori, head of Business Unit Pension Savings Funds di Amundi Sgr.
Domanda. Al momento le adesioni non sono ancora ad un livello ritenuto adeguato rispetto al bisogno. Secondo voi come favorire un maggior livello di inclusione?
Risposta. Le adesioni ai fondi pensione complementari sono in realtà caratterizzate da un aumento che, sebbene lento, è costante. Purtroppo allo stato attuale non provengono dal segmento sociale che più ne avrebbe bisogno, ovvero da coloro che hanno davanti a sé ancora 20/30 anni di lavoro. Infatti, quelli che attivano un piano previdenziale per loro stessi, per i figli o i nipoti, sono per lo più lavoratori di età compresa tra i 45 e i 60 anni. Attirare i giovani è molto difficile, per un problema più generale di difficoltà di risparmio dovuta a lavori discontinui e con basse retribuzioni.
Alleanza Assicurazioni (società di Generali Italia) lancia PerSempre, la sua prima polizza di tipo long term care. E’ dedicata a chi vuole proteggere se stesso e la propria famiglia dal rischio di non autosufficienza. La soluzione vuole rispondere allo scenario socio-demografico dell’Italia in cui si registra un crescente aumento dell’età media della popolazione italiana e conseguentemente una continua crescita delle esigenze di cura e assistenza alla persona. Tra questi, la perdita dell’autosufficienza.

I profitti di Eurizon a 100 mln

Eurizon, la società di gestione di Intesa Sanpaolo, ha chiuso il primo trimestre con un utile netto consolidato di 100,2 milioni di euro. Il margine da commissioni è ammontato a 174,5 milioni e il cost-income era inferiore al 20%. Il valore del patrimonio gestito è migliorato dell’1% a 312 miliardi.
La raccolta netta ha risentito della situazione di emergenza e dei riscatti accusati dall’intero il sistema, soprattutto nel mese di marzo, e risulta negativa per 3,8 miliardi, nonostante Eurizon mantenga una quota di mercato stabile. La società ha precisato che il contesto di incertezza e il calo dei mercati finanziari si sono riflessi in un generalizzato approccio dei risparmiatori alla prudenza, con una maggiore necessità di liquidità. È aumentato del 6% il patrimonio della newco specializzata in investimenti alternativi, Eurizon Capital Real Asset, arrivato a 3,6 miliardi grazie ad afflussi sui mandati esistenti. Si è inoltre ampliata l’offerta di prodotti di private market dedicata alla clientela istituzionale, con l’avvio di un nuovo mandato a partire da aprile.
  • B. Generali raccoglie 408 milioni
La raccolta netta di Banca Generali in aprile è ammontata a 408 milioni euro. Si conferma, sottolinea la società, «per il secondo mese consecutivo il trend di crescita solido anche durante il periodo d’emergenza per la diffusione della pandemia». La raccolta complessiva da gennaio sale a oltre 1,9 miliardi, in linea con l’andamento del primo quadrimestre 2019. Le dotazioni di strumenti digitali hanno consentito la piena operatività ai consulenti, che hanno potuto affiancare i clienti nelle scelte di pianificazione. «La versatilità e l’innovazione della nostra gamma», ha osservato l’a.d. Gian Maria Mossa, «ci hanno permesso, da una parte, di soffrire meno di altri le fortissime correzioni dei mercati e, dall’altra, di ritornare a proporre con successo soluzioni di risparmio gestito e assicurativo. Le pressioni economiche della frenata della congiuntura aumentano le sfide per il settore, ma la solidità e la qualità dei nostri servizi ci fanno guardare con cauto ottimismo ai prossimi mesi»

corsera

  • Lavoro, i conti. Inail sulla crisi: 37 mila contagi e 129 morti
Oltre 37 mila contagi da coronavirus sul posto di lavoro tra fine febbraio e il 4 maggio: 9 mila in più solo nelle ultime due settimane. In tutto 129 morti sul lavoro con 31 decessi in più dal 21 aprile (data dell’ultima rilevazione) e una netta prevalenza degli uomini (82,2%) sulle donne (17,8%). Medici e infermieri sono stati i più esposti sul luogo di lavoro con il 73,2% delle denunce e quasi il 40% dei casi mortali. L’Inail fa il punto sulle infezioni da Covid-19 di origine professionale dall’inizio dell’epidemia. Il primato negativo è della Lombardia da dove arriva oltre una denuncia su tre (34,2%) e che registra quasi il 43% dei casi mortali.
  • Generali, donati mille tablet
Con il l Fondo straordinario di Generali sono stati donati mille tablet alle scuole elementari e alle Onlus «Ora di Futuro» per la didattica a distanza e per sostenere 1.300 famiglie in difficoltà.
  • Banca Generali, raccolta oltre 1,9 miliardi da inizio anno
Con i 408 milioni di raccolta registrati ad aprile, salgono a 1,902 miliardi le nuove masse amministrate da Banca Generali nei primi quattro mesi del 2020.
  • Mediobanca, Vincent Bolloré scende dell’1%
Vincent Bolloré è sceso a gennaio al 5,73% del capitale di Mediobanca. Ceduto dunque l’1% della partecipazione a un prezzo di oltre 9 euro ad azione per oltre 90 milioni di euro.

  • «Equiparare il Covid a un infortunio è grave»
«Una norma gravissima, l’ennesima applicazione di politica anti-impresa». Le critiche di Giuseppe Pasini, presidente dell’Associazione Industriale Bresciana, si indirizzano ad uno dei risvolti della nuova legislazione di emergenza epidemiologica da Covid-19. In particolare alla norma inserita nel Decreto “Cura Italia” (art. 42, d.l. 18/2020) che equipara l’infezione da Coronavirus, se contratta in occasione di lavoro, ad infortunio . Scelta che in prima battuta indirizza la tutela assicurativa, dirottando verso l’Inail e non l’Inps la gestione della pratica , ma che in realtà è in grado di produrre effetti di più ampia portata, possibile puntello anche per la contestazione di reati penali, come l’omicidio colposo. Schema concettuale che gli imprenditori rigettano, anzitutto in termini logici. «In azienda – spiega Pasini – il lavoratore trascorre otto ore, passando le restanti 16 in altri contesti, con stili di vita e contatti che sfuggono completamente alla possibilità di prevenzione dell’imprenditore. Come individueranno i medici, chiamati a certificare la natura del contagio, il tempo ed il luogo in cui si è verificato, tenuto conto dei tempi di incubazione, per stabilire con ragionevole certezza che deve risponderne l’impresa? Con questi presupposti, la responsabilità penale, che secondo il nostro ordinamento è saldamente ancorata alla colpa e al dolo, al tempo del Coronavirus diventerebbe di fatto oggettiva. Una deriva che gli imprenditori non possono accettare. Per tutto questo urge una modifica legislativa che sani questa grave incoerenza».
  • Ca’ de Sass stringe su Rbm Salute
  • Mentre Blackrock si porta al 5,048% di Intesa Sanpaolo, la banca accelera su Rbm Salute. È infatti previsto la prossima settimana, con ogni probabilità, il closing dell’acquisizione della società assicurativa da parte di Ca’ de Sass. La valutazione complessiva dell’operazione, che si svolgerà in più tappe nel tempo, sarebbe secondo indiscrezioni attorno ai 700 milioni di euro. Intesa Sanpaolo Vita acquisterà direttamente per cassa il 50% +1 azione, al prezzo di 300 milioni di euro. Successivamente salirà al 100% del capitale in modo progressivo dal 2026 al 2029, ad un prezzo di acquisto determinato secondo una formula mista. Nel frattempo, in questi ultimi giorni, sono arrivati i via libera delle Authority. Lo scorso 16 aprile c’è stata l’autorizzazione all’operazione da parte dell’Ivass, l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni. Rbm Salute, fondata nel 2007, è il terzo operatore in Italia nel mercato assicurativo salute con una quota del 17,7%; unico player indipendente, registra 515 milioni di euro di premi lordi, un utile netto di circa 37 milioni di euro, quasi 5 milioni di clienti, partnership con oltre 130 fondi sanitari integrativi e casse di assistenza in Italia
  • B.Generali, raccolta aprile a 408 milioni
La raccolta netta totale di Banca Generali si è attestata in aprile a 408 milioni di euro, portando a oltre 1,9 miliardi il saldo positivo da inizio anno. In decisa accelerazione il dato delle soluzioni gestite (406 milioni). «Oggi più che mai – sottolinea l’a.d, Gian Maria Mossa – possiamo apprezzare tutti gli sforzi fatti in ambito digitale negli ultimi anni, riuscendo a coniugare protezione delle persone e consulenza alle famiglie».
  • Imposta su assicurazioni e finanziamenti al 30 giugno
Le proroghe degli adempimenti del Dl Cura Italia abbracciano compagnie assicurative e banche per ciò che concerne le dichiarazioni annuali dell’imposta sulle assicurazioni e della sostitutiva sui finanziamenti. Sono questi i chiarimenti della circolare 11/E. L’articolo 9 della legge 1216/61 prevede la scadenza al 31 maggio di ciascun anno della denuncia annuale in via telematica dei premi e degli accessori incassati. Poi l’Ufficio, entro il 15 giugno, provvede alla liquidazione definitiva dell’imposta sulle assicurazioni dovuta per l’anno precedente. Tale denuncia rientra nella sospensione degli adempimenti tributari prevista dall’articolo 62, comma 1, del Dl 18/20 e quindi è rinviata al 30 giugno. La proroga è motivata con il rinvio degli adempimenti del 730, come avvenuto già nel 2012. L’articolo 62, comma 1, del decreto stabilisce che la proroga riguarda i soggetti con domicilio fiscale, sede legale o sede operativa nel territorio dello Stato. Al riguardo la circolare 8/E/20 aveva escluso i soggetti esteri, ponendo quindi il (ragionevole) dubbio su quelli che operano in libera prestazione di servizi.

  • I fondi pagano l’elevato prezzo della pandemia
Momento difficile per tutti, anche per i gestori che pagano il prezzo salato della pandemia. Nel giro di pochi mesi sono stati vanificati tutti i paradigmi sui quali si basa l’investimento in strumenti di lungo termine quali la stragrande maggioranza dei fondi comuni. A nulla è più valso l’impegno (e la necessità) di mantenere fede alle scelte fatte all’inizio dell’investimento, anche in presenza di situazioni difficili; è evaporato il proposito di non agire sulla scia di uno stato emotivo poco razionale; nessuno ha confidato in un repentino recupero dei mercati che tamponasse le perdite accusate in un momento i cui all’improvviso sono venute a mancare tutte le certezze, ma soprattutto una direzione.
  • Gestioni attive impotenti contro il crollo delle borse
La fuga dai fondi comuni di investimento ha coinciso con il crollo delle borse dai massimi di febbraio alla seconda metà di marzo. Inoltre, i riscatti fanno il paio con prese di beneficio dopo il generale rialzo dei mercati lo scorso anno e nella prima parte del 2020. La paura è comprensibile, perché gli effetti del coronavirus sull’economia sono difficili da stimare e legati a incognite ancora da decifrare: la durata della pandemia e gli effetti sulla produzione e sui consumi nei prossimi mesi. In particolar modo se sono stati effettuati con tempestività, per non incorporare tutta la discesa. Non c’è tipologia di fondo, infatti, in grado di contrastare una caduta come quella appena sperimentata. Neppure dopo il fallimento di Lehman Brothers i ribassi dei listini erano stati così violenti in un periodo così breve, dato che si sono consumati in poco più di venti giorni.
  • Vicino il via libera ai Pir alternativi
Il decollo dei Pir alternativi potrebbe arrivare prima del previsto. Il Decretone di maggio tra le tante novità e precisazioni attese potrebbe anche dare il via libera ai Pir alternativi, presentati di recente da Assogestioni, l’associazione dei gestori, come contributo ai lavori del Mef e del Mise. Si tratta di soluzione già attivabile senza il vaglio della Commissione europea.
  • Assimoco. raccolta totale a 667 milioni
Per Assimoco, prima compagnia assicurativa italiana ad aver la qualifica di società benefit, il 2019 si chiude con una raccolta totale pari a 667 milioni di euro. L’utile del ramo Danni ammonta a 25 milioni, mentre l’utile del ramo Vita si è attestato a 20 milioni.  Le società benefit sono state introdotte in Italia con la legge di Stabilità per il 2016. Si tratta di una previsione normativa innovativa: persegue lo scopo di lucro utilizzando il profitto come mezzo per creare un beneficio che si ripercuote anche su altre categorie di soggetti, quali dipendenti, fornitori, ambiente, società.