Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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La presidente Christine Lagarde ha sottolineato ieri che la Bce è soggetta soltanto al diritto europeo e continuerà a fare «tutto il necessario per aiutare l’Eurozona a superare questa crisi. Proseguiremo indisturbati». È stata questa la prima reazione del numero uno della banca centrale alla sentenza della Corte Costituzionale tedesca che impone alla Bundesbank di ritirarsi dal Qe, se la Bce non dimostrerà entro tre mesi la «proporzionalità» del programma di acquisti di titoli. Non c’è stato finora nessun commento sulla sentenza da parte di Mario Draghi, artefice dell’avvio del Quantitative easing nel 2015 e della sua riapertura nel settembre 2019, due mesi prima di lasciare l’incarico a Lagarde. Ma per immaginare quale potrebbe essere oggi la reazione di Draghi alla sentenza di Karlsruhe si può rileggere quanto l’ex presidente Bce ha detto lo scorso settembre al Parlamento Ue, rispondendo alla domanda di un eurodeputato tedesco di Alternative für Deutschland. Innanzitutto nell’occasione Draghi ha ricordato che le misure varate, tra cui l’acquisto di titoli, hanno aiutato ad avvicinare l’obiettivo del mandato Bce sulla stabilità dei prezzi (definita come un’inflazione sotto ma vicino al 2%). Poi Draghi ha sottolineato che «la Corte Europea ha riaffermato la proporzionalità delle misure, il che significa che erano esattamente quelle che dovevano essere adottate in quelle circostanze, in relazione agli obiettivi di politica monetaria».  Così è stato confermato, ha aggiunto Draghi, che «la Bce ha utilizzato strumenti di politica monetaria idonei a raggiungere gli obiettivi legittimi perseguiti, in misura proporzionata alla necessità di correggere la bassa inflazione e affrontare i rischi per la stabilità dei prezzi».
I ricoveri in terapia intensiva andranno a zero già entro maggio in Italia, il coronavirus ha iniziato la sua fase discendente e tenderà a scemare entro l’estate. Gli attuari scendono in campo nella lotta all’emergenza sanitaria con la loro lettura statistico-attuariale del fenomeno. I professionisti, che tra le altre cose si occupano per esempio di calcolare il rischio di un incidente o di una catastrofe nel tempo, determinano le tariffe assicurative o verificano se un ente previdenziale potrà ancora pagare le pensioni tra 50 anni, hanno guardato questa volta dentro i numeri di contagiati e guariti dal Covid-19, tracciando diversi scenari.
Mediobanca conferma il piano industriale al 2023 e chiude il terzo trimestre dell’anno 2019-2020 (gennaio-marzo) con un utile di 84,6 milioni, in linea con il consenso della banca per 85 milioni a fronte di ricavi leggermente più alti, 581,9 milioni su 570 preventivati dagli analisti. Il punto forte del bilancio sono il margine di intermediazione (l’attività della banca ordinaria), 360,2 milioni, e le commissioni da wealth management, 158,8 milioni, che portano il totale a 519 milioni contro attese del consenso per 495 milioni. I costi per 199,8 milioni sono risultati nel trimestre migliori delle attese per 305 milioni, mentre gli accantonamenti sui crediti per 100 milioni sono sopra le previsioni per 95 milioni.
Le società di risparmio e di consulenza finanziaria cercano di resistere alla crisi e all’incertezza generata dal coronavirus. Da Mediolanum ad Azimut ad Anima, le imprese del settore stanno dimostrando con i numeri di avere la forza per far fronte a un periodo di emergenza senza precedenti. Il mese più difficile è stato marzo, quando sono schizzati i riscatti, ma già ad aprile la situazione è in buona parte rientrata e i consulenti finanziari alle prese con il lockdown hanno dimostrato di riuscire a lavorare bene anche in remoto, grazie agli importanti investimenti tecnologici che le società hanno realizzato negli ultimi anni.

Nell’ambito di un’inchiesta per frode fiscale scatta il sequestro sul fondo pensione dell’imprenditore. Ciò perché tali strumenti finanziari costituiscono una categoria assimilabile all’assicurazione sulla vita. La Cassazione con sentenza n. 13660 del 6 maggio 2020, ha respinto il ricorso di un imprenditore di Palermo. La difesa chiedeva il dissequestro delle somme versate nel suo fondo pensione, dopo le accuse emissione e utilizzo di fatture soggettivamente false. La tesi del legale secondo la quale il denaro accantonato aveva la stessa natura della pensione erogata dall’Inps non ha retto. Per l terza sezione penale «ritenuto pertanto che – vuoi con riferimento alla primigenia fase di accumulo della provvista monetaria vuoi con riferimento alla successiva fase di erogazione della periodica prestazione pecuniaria – gli strumenti finanziari riconducibili alla categoria dei “fondi pensione” costituiscano una categoria assimilabile alle assicurazioni sulla vita, deve concludersi che le somme di danaro in essi confluite sono soggette alla ordinaria disciplina penalistica in materia di sequestro preventivo dei crediti finalizzato alla successiva confisca».
  • Mediobanca, l’utile segue le stime
Mediobanca ha registrato nei primi nove mesi dell’esercizio 2019-2020 un utile netto di 552 milioni di euro, in calo del 12% su base annua. Il dato sconta 40 milioni di rettifiche di valore e maggiori accantonamenti al fondo sistemico Srf (37 mln), entrambi contabilizzati nel terzo trimestre che ha chiuso con un profitto di 85 mln. I dati sull’utile sono in linea con le attese del consenso. I ricavi sono cresciuti dell’1% a 1,9 miliardi, con il trimestre in flessione del 9% per l’impatto della volatilità dei mercati. Il Cet 1 si è posizionato al 13,9%. L’istituto ha spiegato che, in linea con le indicazioni della Bce, non viene confermato il dividendo. Tuttavia la decisione potrà essere rivista nei prossimi mesi. L’a.d. Alberto Nagel ha aggiunto che, grazie alla propria posizione di capitale «importante», se sarà compatibile con le indicazioni della Vigilanza, Piazzetta Cuccia conta di riproporre la cedola: «Abbiamo già accantonato 0,27 centesimi e confidiamo di proporre il pagamento di un dividendo, anche se non confermiamo la guidance di 0,52 euro. Ovviamente tutto questo dipenderà dalle indicazioni della Bce». Sono state invece escluse le ipotesi di cedole in azioni o di dividendi straordinari anche per i prossimi esercizi
  • I profitti Mediolanum a 72,2 mln
Banca Mediolanum ha realizzato nel primo trimestre un utile netto di 72,2 milioni di euro, in linea con lo stesso periodo del 2019. Il margine operativo è salito del 12% a 99,5 milioni e il margine di contribuzione del 9% a 263,1 mln. Il totale delle masse gestite e amministrate si è attestato a 78,469 miliardi, stabile su base annua e in calo del 7% dallo scorso dicembre. La raccolta netta è stata positiva per 3,294 miliardi, di cui 2,89 mld relativi alla componente amministrata. Il Cet 1 si è posizionato al 18,8%. L’a.d. Massimo Doris si è detto soddisfatto dei numeri, manifestando comunque prudenza sulla revisione al rialzo dell’obiettivo di raccolta annua, pari a 5 miliardi: «Direi di aspettare un attimo. Siamo solo ai primi di maggio. Spero di fare di più: quando ho confermato questa raccolta non mi aspettavo un dato così forte nel mese di aprile (739 milioni, ndr). Puntare sopra i 5 mld è qualcosa a cui stiamo iniziando a pensare, ma per ora non abbiamo cambiato il nostro target»

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  • Trivulzio, i sanitari chiedono i danni 
«Negligenza, sottovalutazione dei rischi, mancanza di cautele per impedire il proliferare del virus, a scapito degli operatori sanitari contagiati». Sono almeno tre, ma potrebbero moltiplicarsi a breve. Richieste di risarcimento da parte del personale socio sanitario e medico del Pio Albergo che si è ammalato di Covid e ora chiede i danni. L’avvocato Roberto Lassini ha raccolto le testimonianze di tre operatori socio sanitari contagiati ad aprile, quando sono stati ricoverati. «Vi sono i presupposti per individuare il nesso causale tra la conclamata infezione e la vostra condotta», scrive il legale in una lettera al Pat. Nel documento, le stesse denunce emerse dalle testimonianze raccolte in queste settimane da Repubblica: la mancata fornitura di dispositivi di protezione. Il legale parla di «sottovalutazione di rischi legati all’epidemia». Contesta «l’ordine di non indossare mascherine», i rimproveri «del personale direttivo nel caso gli operatori sanitari le indossassero in autonomia, portandole da casa». Nel frattempo, in procura continuano ad arrivare nuovi esposti: una decina, solo in 48 ore, di personale e parenti. Contengono date, dettagli sui reparti. Elenchi sull’uso delle mascherine e nomi di chi avrebbe impartito gli ordini. Intanto la fondazione Don Gnocchi, che ha avuto 150 decessi e ha i vertici indagati per omicidio e epidemia colposi, ha licenziato un dipendente e sanzionato, preannunciando il trasferimento, altri 17. Tutti avevano firmato l’esposto in procura.
  • L’allarme di Confcommercio “Piccole imprese, il 20% non riaprirà”
«Qui su 22 mila esercizi, almeno 3700 non rialzeranno mai le saracinesche», dice Marco Barbieri che guida Confcommercio Milano. «Qui moltissimi le riabbasseranno subito dopo il 18 aprile» prevede David Sermoneta, presidente di Confcommercio Centro Roma. Mentre il bollettino quotidiano degli infetti e dei decessi sembra aver aggirato la boa verso la normalità, è partito un altro angoscioso conteggio. I numeri delle vittime collaterali dell’emergenza Covid. Cifre che corrispondono non solo ad aziende, negozi, botteghe artigianali. Ma persone. Vite. Che si possono anche spezzare, come ci ha ricordato crudamente, mercoledì, il suicidio dell’imprenditore napoletano. Perché se le grandi fabbriche si stanno faticosamente rimettendo in moto, le micro-imprese invece respirano a stento con il poco ossigeno in arrivo dallo Stato. Sono quelle, come hanno ricordato su queste pagine Tito Boeri e Roberto Perotti, con meno di 5 addetti, che contano per un quarto del lavoro dipendente, ma per il 40% dei lavoratori rimasti a casa dopo il 4 maggio.
  • Nagel: “Avanti con il piano In utile anche il prossimo anno”
Risultati solidi e in linea con le attese, ma necessariamente in calo per Mediobanca. La banca ha pagato il tributo alla crisi del coronavirus chiudendo i primi nove mesi dell’esercizio 2019-2020 con un utile netto di 552,2 milioni, in diminuzione dell’11,8% rispetto all’esercizio precedente. Il terzo trimestre è stato quello più difficile: l’utile è sceso del 51,8% a 84,6 milioni, dopo il forte aumento degli accantonamenti sui crediti (+30%). Tuttavia, ha spiegato l’amministratore delegato Alberto Nagel, nonostante le difficoltà del momento la banca «è fortemente impegnata nell’esecuzione delle linee strategiche ed operative previste nel Piano 20-23» e affronta la crisi da una posizione di forza, grazie alla diversificazione del business. Fiore all’occhiello continua ad essere il comparto del wealth management, che ormai rappresenta un quarto di tutti i ricavi del gruppo e la metà delle commissioni. Pur in un trimestre difficile, come quello che si è appena concluso, la divisione ha registrato una raccolta netta positiva di 1,1 miliardi. Nessuna novità, ha detto infine l’ad, sul fronte dei rapporti con Leonardo Del Vecchio mentre si è detto «molto soddisfatto» dei risultati Massimo Doris (azionista al 3,43% di Mediobanca).
  • I giovani italiani si piazzano in fondo alla classifica per conoscenze finanziarie
Il 54% dei quindicenni ha un conto in banca, otto su dieci sono in grado di comprendere aspetti importanti di documenti finanziari, il 45% ha una carta di debito o di credito, il 73% ha già fatto acquisti online, il 39% ha pagato qualcosa usando il telefono, il 45% ha una carta di debito o di credito. Non solo: il 51,5% ha interesse per le questioni finanziarie al punto da farne un tema di conversazione. Sono alcuni dei dati principali che emergono dalla terza indagine dell’Ocse sulle competenze finanziarie dei quindicenni, condotta su 117 mila studenti di 20 Paesi, tra cui l’Italia. Ma sono dati che non riflettono l’Italia, dove solo il 36,1% degli studenti dichiara di apprezzare gli argomenti economici, ma soprattutto dove le competenze finanziarie sono ben al di sotto della media Ocse ed emergono anche vistose differenze di genere, a svantaggio delle ragazze.

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  • La mail alla Regione Lazio sulla fornitura mancata. «La polizza non è valida»
Il 29 aprile scorso la Regione Lazio ha ricevuto una contestazione formale sulla polizza stipulata per coprire la fornitura di mascherine da 35 milioni di euro, di cui 11 milioni già versati. La vicenda è nota: il 16 di marzo con trattativa diretta vengono stilate tre «determine» di spesa per un totale di 35 milioni e 800 mila euro per l’acquisto delle mascherine dalla Eco.Tech. La Regione stipula una polizza fidejussoria con la società Seguros Dhi-Atlas ltd e specifica di aver svolto verifiche sull’idoneità della società consultando i registri pubblici. Una dichiarazione che nella mail del 29 aprile Ivass smentisce. Il testo è fin troppo esplicito: «Si comunica che con la denominazione Seguros Dhi-Atlas Ltd non esiste alcuna società italiana o estera autorizzata ad esercitare l’attività assicurativa in Italia, come emerge dalla consultazione dell’albo delle imprese. Per completezza di informazione si fa presente che da una ricerca effettuata consultando il registro pubblico The financial service register, tenuto dalle autorità di vigilanza del Regno Unito, risulta iscritta la società che non è tuttavia autorizzata». Ivass chiarisce di aver «interpellato i competenti uffici della Banca d’Italia secondo cui la Seguros non risulta soddisfare nemmeno le condizioni per il rilascio in Italia di garanzie fideiussorie di natura finanziaria perché non risulta iscritta nell’albo delle banche». La conclusione non lascia dubbi: «I documenti emessi dalla società non sono idonei a fornire una copertura assicurativa». A questo punto bisognerà capire chi abbia effettuato le verifiche che la Regione Lazio sostiene di aver svolto oppure se negli atti pubblici sia stato dichiarato il falso.

 

  • «I pazienti morivano senza fare il tampone La dottoressa ci disse: via le mascherine»
Questa è la storia di un reparto «pulito». Il reparto dei «salvati». Per due mesi ha resistito mentre tutt’intorno il Covid-19 devastava il Pio Albergo Trivulzio (203 morti tra marzo e aprile). È anche la storia degli infermieri che si sono portati le mascherine da casa. Dall’interno del «Grossoni», reparto a contagio (quasi) zero, però hanno visto tutto. Anziani con i sintomi del coronavirus, curati senza le necessarie protezioni e poi morti, ma senza accertamenti. E poi gli spostamenti «pericolosi», andati avanti fino al 22 aprile. Arriva a quella data la cronaca delle dieci settimane più drammatiche nella storia recente del Trivulzio, che il Corriere può ricostruire grazie a una denuncia appena depositata (la prima da parte del personale, curata dagli avvocati Luca Santamaria e Luigi Santangelo, che seguono anche il «Comitato giustizia e verità per le vittime del Trivulzio»). Il documento è nell’inchiesta già aperta sul Pat.
  • Mediobanca, utile a 552 milioni: pronti all’impatto della crisi
È in linea con le attese l’utile di Mediobanca nei nove mesi dell’esercizio 2018-2019: 552 milioni di euro l’utile netto, con un calo del 12% e dimezzato nel solo terzo trimestre (-52% a 84,6 milioni). Anche per Piazzetta Cuccia — che ha un business diversificato tra investment banking, gestione del risparmio, credito al consumo e partecipazioni (Generali) — l’effetto Covid-19 si è fatto sentire; ma la banca ha confermato il piano industriale al 2023 pur «sospendendo» la politica sui dividendi, per la quale si riparlerà a luglio quando il quadro sarà più definito. I ricavi sono ammontati a 1,9 miliardi (+1%). Il margine di interesse è stato di 1,08 miliardi (+3%), mentre le commissioni si sono attestate a 487 milioni (+6%), grazie soprattutto alla spinta del wealth management che oggi pesa per un quarto dei ricavi e metà delle commissioni di gruppo. Anche nel terzo trimestre sono state raccolte masse per 1,3 miliardi nonostante la crisi per Coronavirus.

  • Nagel: «I capitali non mancano, il virus darà la spinta ai riassetti»
Mediobanca ha appena archiviato un trimestre dove la crisi ancora si vede poco, perchè fino alla prima settimana di marzo gli affari dell’istituto di Piazzetta Cuccia andavano a gonfie vele. «Dobbiamo essere pronti a fronteggiare anche lo scenario peggiore», dice l’ad Alberto Nagel, perchè non si sa quanto possa durare l’effetto di questo shock, esogeno al sistema economico-finanziario ma già responsabile di una recessione senza precedenti. Nel tunnel però la banca d’affari milanese ci è entrata meglio attrezzata rispetto alle precedenti crisi, quella del 2009, seguita al fallimento della Lehman brothers, e quella del 2012, quando lo spread BTp/Bund era schizzato a 500 punti, crisi dalle quali è uscita senza mai battere cassa ai suoi azionisti. Il Core equity tier 1, che era del 10% post Lehman e del 12% post crisi del debito sovrano, oggi sfiora il 14%. Le attività available for sale – il reticolo di partecipazioni esposto alle fluttuazioni dei mercati – sono state tutte liquidate: è rimasta la partecipazione stabile in Generali che è una “garanzia”. La raccolta tramite depositi – private e retail – è passata dall’8% al 45%. Oggi il 25% dei ricavi e il 48% delle commissioni deriva dal wealth management, che prima era marginale. La differenza tra Core tier 1 e Srep (i requisiti minimi prudenziali stabiliti dall’autorità di vigilanza) è dell’ordine di 600 punti base, un margine di sicurezza tra i migliori in Europa.
  • Per Credem profitti a 40,7 milioni
Credem chiude il primo trimestre con un utile netto di 40,7 milioni, in calo del 9,4% rispetto a marzo 2019, dopo 13,9 milioni di contributi ai fondi per le banche in difficoltà. Salgono gli accantonamenti, pari a 2,8 milioni (contro 0,1 milioni di euro) mentre le rettifiche nette di valore su crediti si attestano a 16,1 milioni di euro. La banca conferma la reattività commerciale, con una raccolta diretta da clientela che balza del 15,7% e prestiti cresciuti del 4,7% a 26,2 miliardi di euro. Bene le commissioni nette, a 144 milioni, in salita del 13,2%.
  • Anima, crescita continua Guarda a M&A
Anima ha chiuso il primo trimestre 2020 con un utile netto pari a 38,6 milioni di euro, in crescita del 41% rispetto a 12 mesi prima. In progresso anche i ricavi totali (+28% a 102,8 milioni) e le commissioni nette di gestione (+2% a 71,3 milioni). «I dati dimostrano ancora una volta un elevato livello di resilienza della nostra attività che garantisce, in un momento complicato, la possibilità di cogliere eventuali opportunità di consolidamento del settore», ha sottolineato l’a.d. Alessandro Melzi d’Eril, aggiungendo però che Anima non è stata contattata da nessuno, «nemmeno da Amundi».
  • Mediolanum, la raccolta resta positiva
Banca Mediolanum ha chiuso il primo trimestre con un utile netto di 72,23 milioni di euro, in linea con il risultato dello scorso anno nonostante la crisi Covid-19. In decisa crescita il margine operativo (+12% a 99,5 milioni) e il margine di contribuzione (+9% a 263,1 milioni). Da segnalare infine la raccolta netta positiva di aprile: 739 milioni il dato totale, mentre la componente risparmio gestito si è attestata a 585 milioni, 480 milioni dei quali in fondi azionari. Sotto questo aspetto, l’a.d. Massimo Doris si è mostrato possibilista con gli analisti sull’ipotesi di superare l’obiettivo dei 5 miliardi nell’intero anno.
  • Fineco, raccolta aprile a 959 milioni
Ad aprile FinecoBank ha registrato una raccolta netta pari a 959 milioni di euro, in rialzo rispetto ai 508 milioni di un anno fa. Cresce ancora il brokerage, che ad aprile ha generato ricavi stimati per 22 milioni (+107%).
  • Contagi da coronavirus: uno scudo contro gli infortuni
La possibilità di prevedere uno scudo penale a favore dei datori di lavoro che abbiano seguito le disposizioni dei protocolli di sicurezza del 14 marzo e del 26 aprile per la prevenzione del contagio da Covid-19 sui luoghi di lavoro «non mi sembrerebbe un’idea irragionevole, ma non può essere certo l’Inail a decidere. Nell’eventualità, l’Istituto sarà a disposizione del decisore politico per suffragare una scelta del genere». Il concetto è stato chiarito ieri dal direttore generale dell’Inail, Giuseppe Lucibello, nel corso di una diretta streaming organizzata dai consulenti del lavoro e tocca un tema che sta particolarmente preoccupando il mondo imprenditoriale ora che uffici e fabbriche sono stati in parte riaperti. L’equiparazione fatta dall’articolo 42 del decreto Cura Italia (Dl n. 18/2020) tra infortunio sul lavoro con copertura Inail e contagio da Covid-19 – questa la tesi – potrebbe condurre a sanzionare l’imprenditore sul piano penale per i reati di lesioni in base all’articolo 590 del Codice penale e di omicidio per colpa grave in base all’articolo 589 del Codice penale.
  • Il coronavirus cambierà il volto della consulenza
Un quadro europeo di regole in fase di revisione e una profonda ristrutturazione dei rapporti con la clientela in base all’emergenza coronavirus. Sono queste le due coordinate che cambieranno nel prossimo futuro il volto della consulenza finanziaria. Secondo Federico Rajola, Professore di Organizzazione Aziendale, Direttore CeTIF – Università Cattolica: «L’emergenza sanitaria che stiamo sperimentando a livello globale e le misure di distanziamento sociale che sono state prese a livello nazionale hanno portato a un uso esteso e quotidiano di strumenti digitali sia per la fruizione di servizi, sia per la gestione delle relazioni. Categorie di utenti che fino a un mese fa erano refrattari a comunicare da remoto in modalità sincrona e che non contemplavano di avvalersi di piattaforme di e-commerce hanno repentinamente riadattato le loro abitudini». E che i consulenti finanziari abbiano saputo rapidamente “riconvertirsi” a un rapporto telematico con i propri clienti, lo dimostra un sondaggio condotto da Anasf-McKinsey tra il 3 e il 10 aprile su un campione di 600 consulenti Anasf(che raccoglie i consulenti che fanno capo alle reti), dal quale è emerso che circa il 70% dei Consulenti Finanziari ha avviato azioni sui clienti ritenuti più rilevanti. Molti hanno scoperto che il canale del contatto telematico potrà funzionare anche quando l’emergenza coronavirus sarà finita. Anche settori un tempo più refrattari al dialogo telematico, come per esempio quello dei prodotti assicurativi, sta mostrando ora un interesse per questa nuova modalità di organizzazione.

Handelsblatt

 

  • La crisi da Coronavirus costa cara a Talanx
Le perdite elevate e le turbolenze di mercato causate dalla pandemia hanno avuto un forte impatto sul gruppo assicurativo Talanx nel primo trimestre. Nel complesso, le perdite maggiori, per un totale di 435 milioni di euro, sono state ben tre volte superiori a quelle dell’anno precedente, come ha annunciato giovedì ad Hannover.
Di tale importo, 313 milioni di euro sono attribuibili al Coronavirus, di cui 220 milioni di euro al riassicuratore Hannover Re, di cui una buona metà è di proprietà di Talanx Group. Le aziende Talanx dovranno affrontare le conseguenze della chiusura degli impianti e l’annullamento degli eventi a seguito della pandemia in particolare.
  • Il profitto di Munich Re crolla a causa delle elevate perdite da coronavirus
Nella crisi, il riassicuratore soffre in particolare per la cancellazione di eventi importanti. Il management continua pertanto a trattenere le dichiarazioni relative all’esercizio nel suo complesso.
Nei primi tre mesi dell’anno in corso, l’assicuratore ha generato solo 221 milioni di euro, contro i 633 milioni di euro dello stesso periodo dell’anno scorso.
L’elevata incertezza sull’impatto economico e finanziario della crisi di Corona aveva già reso il Gruppo Dax molto più cauto alla fine di marzo. Il CFO Christoph Jurecka ha parlato giovedì di un risultato soddisfacente. “Senza i danni di Covid-19 sarebbe stato un buon trimestre”.