Carlo Messina non perde occasione per confermare la tempistica e i termini dell’offerta pubblica di scambio annunciata da Intesa Sanpaolo nel febbraio scorso su Ubi Banca. Soprattutto non esita a rappresentare la crisi sanitaria come un fattore di accelerazione per gli effetti che avrebbe sulla redditività del settore bancario. Nel contesto conseguente all’epidemia da Covid-19 la motivazione strategica dell’offerta pubblica di scambio volontaria totalitaria sulle azioni ordinarie di Ubi Banca assume ancora «maggiore valenza, in particolare in considerazione delle sinergie – soprattutto di costo – nonché dell’aumento del grado di copertura dei crediti deteriorati e della riduzione dei crediti unlikely to pay e in sofferenza», spiegava ieri la nota diffusa da Intesa in occasione dai dati trimestrali. Ca’ de Sass ha comunque aggiornato i dati pro-forma sull’eventuale aggregazione alla luce del nuovo scenario macroeconomico determinato dal Covid. Si stima che il gruppo risultante dall’operazione possa registrare un utile non inferiore a 5 miliardi nel 2022. Viene di conseguenza aggiornata la «politica dei dividendi», evidenzia Intesa Sanpaolo, «del gruppo risultante dall’operazione, prevedendo la distribuzione di un ammontare di dividendi cash corrispondente a un payout ratio pari al 75% del risultato netto per l’esercizio 2020 (escludendo dall’utile l’apporto del goodwill negativo non allocato alla copertura degli oneri di integrazione e alla riduzione del profilo di rischio) e al 70% per l’esercizio 2021, sempre subordinatamente alle indicazioni che verranno fornite dalla Bce in merito alla distribuzione di dividendi successivamente al primo ottobre», conclude la nota. (riproduzione riservata)

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