Il mercato assicurativo londinese si mantiene in buona forma. In un mondo in grande trasformazione e nonostante tutte le difficoltà del momento, la città natale dei Lloyd’s, centro dell’universo assicurativo, continua a restare punto di riferimento di assicuratori e broker.
Secondo il report “London Matters 2020”, pubblicato da The London Market Group (LMG), Londra continua a essere il più grande hub riassicurativo al mondo. Un dato che smentisce le previsioni che ne disegnavano un progressivo declino, con il trasferimento delle imprese in altri mercati. Il report evidenzia come si sia invece ulteriormente ampliato il divario tra Londra e gli altri principali mercati. Rispetto ai valori complessivamente sottoscritti a Singapore, Svizzera e Bermuda, la differenza si è infatti allargata, passando dai 16 miliardi di dollari del 2015 ai 23 miliardi di dollari del 2018.
A enfatizzare ulteriormente il ruolo di leader del mondo delle polizze, il report sottolinea come nel segmento delle riassicurazioni commerciali la quota di mercato di Londra sia oggi pari al 7,6%, in lievissima crescita (+0,1%) rispetto al 2010. Dove invece ha sofferto è nel mercato specialty, con un calo del 10% tra il 2010 e il 2018. Insomma, la realtà è che Londra ha seppur lievemente aumentato la sua quota di mercato, ma rispetto a dieci anni fa la torta è oggi molto più piccola e in questo tempo il Nord America ha superato Regno Unito e Irlanda come principale fonte di reddito del mercato.
Matthew Moore, presidente di London Market Group (LMG), ha detto che “dal report si rileva un mercato londinese in buona salute. La quota di mercato aggregata è rimasta stabile, il che permette a Londra di mantenere il suo predominio sulle altre principali piazze di (ri)assicurativi, attirando sempre più business dagli Stati Uniti e aumentando il proprio contributo al Pil del Regno Unito. Nonostante questo rimangono ancora aperte alcune delle problematiche già emerse in occasione del primo London Matters del 2014. La nostra quota di business riassicurativo si sta riducendo, così come permane ridotta la presenza nei mercati emergenti. Inoltre, va sostituita una forza lavoro invecchiata e resta ancora molto da fare per colmare il divario retributivo di genere”.
Il panorama è però cambiato dopo il Covid-19 e Moore sostiene che gli effetti della crisi pandemica sulla struttura del mercato, sui processi e sulle pratiche di lavoro saranno profondi e duraturi. “Tuttavia, il mercato ha dimostrato in questa fase di poter supportare i propri partner commerciali e i clienti nei momenti di maggiore complessità. Questo anche grazie al rinnovamento digitale già avviato che ha reso possibile continuare a lavorare da remoto, concludere e rinnovare i contratti con certezza giuridica”.