di Carlo Valentini
Cosa sta succedendo nel mercato dell’auto? «Un vero disastro, sia in Italia che in Europa. A fine febbraio il mercato italiano, che aveva chiuso il 2019 con un piccolissimo incremento (+0,3%) sul 2018, ha archiviato il consuntivo dei primi due mesi con un calo dell’8,8%. In marzo e aprile per effetto del coronavirus le immatricolazioni sono crollate praticamente a zero e il bilancio dei primi quattro mesi chiude con un calo del 50,7%. In Europa il bilancio dei primi quattro mesi chiude con un calo delle immatricolazioni del 39,1%. Il coronavirus ha dato il colpo finale a un quadro economico già in deterioramento. È il punto più basso dell’industria dell’auto nella sua storia». Gian Primo Quagliano insegna al Dipartimento di Scienze statistiche dell’università di Bologna ma è anche presidente di Econometrica e di Promotor, due società di studi economici e di mercato prevalentemente rivolti al settore dell’auto. Il suo monitoraggio della difficile situazione che il comparto sta attraversando è quindi assai ponderata.
Domanda. Come si stanno comportando i marchi?
Risposta. Dall’effetto pandemia non si salva nessuno. Il crollo del mercato riguarda tutti i marchi e tutti i Paesi. A fine aprile in Italia il risultato peggiore lo ha messo a segno Smart (-90,8%), la migliore (si fa per dire) è la performance di Lamborghini (-9,1%). In Europa il calo più consistente è quello di Smart (-87,9%) e il più lieve è quello di Porsche (-11,1%).
D. La crisi accelererà o renderà più difficile il matrimonio Fca-Psa? Sono prevedibili altre aggregazioni?
R. Ritengo che la crisi accelererà il matrimonio Fca-Psa per poter beneficiare prima delle sinergie che sono alla base dell’accordo tra i due gruppi e che riguardano sia la presenza sui mercati che l’attività produttiva, in particolare vi saranno sicuri benefici dall’uso comune di un patrimonio importante di piattaforme. Se il prestito chiesto da Fca e di cui tanto si parla facilita questa aggregazione è positivo. Di altre aggregazioni all’orizzonte non se ne vedono ancora, ma è nella logica che, coronavirus o non coronavirus, ne arriveranno.
D. Quali provvedimenti faciliterebbero la ripresa del settore?
R. In tutta Europa si sta ragionando sull’introduzione di incentivi alla rottamazione che consentano l’acquisto di autovetture nuove Euro 6 con contestuale rottamazione di auto Euro 4 o di generazioni precedenti. Anche Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione Europea e commissario per il clima, ha manifestato disponibilità per una soluzione di questo tipo. Per il nostro Paese è necessaria, senza perdere ulteriore tempo, l’adozione di un provvedimento analogo a quello del 1997 che introdusse i primi incentivi alla rottamazione con il riconoscimento, a chi rottamava un’auto con più di 10 anni di anzianità ed acquistava una vettura nuova, di un bonus significativo e con l’obbligo per il venditore di riconoscere uno sconto pari almeno all’incentivo. Questa misura portò nel 1997 ad un incremento del 38,8% delle immatricolazioni, non costò nulla all’Erario perché il costo per l’erogazione degli incentivi venne più che recuperato attraverso l’incremento del gettito Iva sulle vetture vendute in più e si registrò una crescita del Pil, certificata dalla Banca d’Italia, di 0,4 punti percentuali.
D. Di tutto questo però nei decreti finora emanati non c’è traccia.
R. Giusto. Per l’automobile finora si è visto ben poco, per non dire nulla o quasi. Si è deciso soltanto di integrare lo stanziamento per il 2020 dei bonus già in vigore per l’auto elettrica o a basso impatto ambientale. Per il 2019 lo stanziamento era di 70 milioni che non sono stati spesi tutti per mancanza di richieste. Nonostante questo flop il governo ha però incrementato per il 2020 l’importo già previsto, che era uguale a quello del 2019, con altri 100 milioni. Come se non bastasse questa latitanza del governo, c’è perfino che rema contro l’automobile, sono le amministrazioni locali che ne vogliono ostacolare o limitare l’utilizzo nonostante si sia rivelato il mezzo più sicuro. Qui c’è demagogia più che attenzione all’ambiente. Che senso ha punire le auto a basso impatto ambientale? La mobilità è un valore e certo la risposta non è la bicicletta.
D. La crisi rallenterà la corsa all’auto elettrica?
R. I primi due mesi del 2020 erano stati molto positivi per l’auto elettrica non solo in Italia, ma anche nel resto d’Europa. Le immatricolazioni, pur mantenendosi su livelli in assoluto decisamente bassi, hanno avuto forti incrementi percentuali. Durante l’emergenza anche le vendite di automobili elettriche sono rimaste praticamente al palo. In futuro prevedo una ripresa ma perché decollino davvero si dovrà attendere che i prezzi calino significativamente e che le infrastrutture di ricarica abbiano una sufficiente diffusione.
D. Cambierà il comportamento di chi acquista un’auto?
R. Non credo vi sarà, come qualcuno ipotizza, la vettura ordinata on line e portata a casa da Amazon. La maggior parte delle persone si informa sull’automobile da acquistare attraverso il web, ma sceglie soltanto dopo averla vista in concreto e provata. Nessuno ha ancora inventato la possibilità di provare un’automobile senza che vi sia un contatto fisico e quindi l’acquirente continuerà a informarsi sul web e a comprare in concessionaria.
D. Quindi i concessionari rimarranno centrali nel sistema?
R. Continueranno ad essere il principale terminale della rete di vendita ma nel mercato stanno entrando anche altri operatori che gestiranno il rapporto finale con il cliente. Già oggi case e concessionari sono stati in una misura per ora non grande, ma già significativa, bypassati nel rapporto con il cliente dai broker e dalle società di noleggio.
D. Che ne sarà dei grandi Saloni?
R. Il loro ruolo è stato già ampiamente ridimensionato, le case presentano spesso le loro novità fuori dai Saloni. Essi rimarranno però un momento importante di incontro tra l’automobile e il pubblico ed anche una festa per tutti coloro che amano l’automobile e non si curano del fatto che amare l’automobile, pur in un periodo in cui l’amore è sempre più libero, è da molti considerato non politicamente corretto e quindi peccaminoso.
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