di Paola Valentini
Nel primo trimestre del 2020 l’industria italiana del risparmio gestito ha registrato deflussi complessivi per 12,07 miliardi di euro. Il dato emerge dalla mappa mensile di Assogestioni che conferma e sintetizza le statistiche mensili già pubblicate con l’aggiunta di qualche società che comunica i dati ogni tre mesi. La flessione della raccolta per le gestioni collettive ammonta a 10,89 miliardi di cui -12,13 miliardi in uscita dai fondi comuni aperti e 1,24 miliardi in entrata nei fondi chiusi. Per le gestioni di portafoglio il trimestre si è chiuso con una raccolta netta negativa pari a -1,17 miliardi, di cui +408 milioni nelle linee retail, -495 milioni nelle gestioni istituzionali previdenziali, -1,75 miliardi in quelle assicurative e +667 milioni relativi ad altre gestioni. L’associazione presieduta da Tommaso Corcos sottolinea che, come noto, il bilancio del trimestre è stato condizionato dalle incertezze sui mercati sorte per l’emergenza sanitaria connessa alla diffusione del Covid-19.
Proprio per effetto dell’andamento negativo delle varie asset class, oltre che per i riscatti, a fine marzo il patrimonio del sistema è sceso a 2.140 miliardi dai 2.306 miliardi di fine 2019, ed è quasi equamente ripartito. Il 52% delle masse (1.118 miliardi) è investito in gestioni di portafoglio, mentre il restante 48% (1.022 miliardi) è impiegato in fondi comuni aperti e chiusi (gestioni collettive). Il dettaglio dei fondi aperti testimonia la preferenza dei risparmiatori italiani nel trimestre per i fondi monetari (+8,22 miliardi) e per i bilanciati (+755 milioni), in rosso i fondi obbligazionari (-7,45 miliardi), i flessibili (-7,51 miliardi) e gli azionari (-5,99 miliardi). Sul fronte della nazionalità, i fondi aperti di diritto italiano hanno archiviato i primi tre mesi a quota -2,30 miliardi, quelli di diritto estero in negativo per -9,83 miliardi. Sempre restando nell’orbita dei fondi aperti, si conferma negativo l’andamento dei flussi nei Pir: il trimestre si è chiuso con un saldo di -234 milioni. Guardando invece alle singole società di gestione, Intesa Sanpaolo ha registrato nel trimestre una raccolta netta negativa per -3,92 miliardi, di cui -3,55 miliardi relativi a Eurizon e -367 milioni per Fideuram. Sotto la parità anche Amundi (-1,83 miliardi) e Generali (-1 miliardo) la quale precisa che il risultato è legato principalmente ad operazioni infragruppo con società estere. Tra i big in attivo invece Anima (333 milioni), Poste italiane (1,89 miliardi), Pramerica (184 milioni), Banca Mediolanum (35 milioni), Axa Im (372 milioni) e Deutsche Bank (989 milioni, dato nel quale sono compresi gli Etf). Scorrendo la classifica per dimensioni delle masse, spiccano i risultati in rosso per -697 milioni di Allianz, -1,34 miliardi di Jp Morgan Am, -511 milioni di Morgan Stanley, -672 milioni di Azimut, -332 milioni di Arca, -891 milioni di Invesco, -1,74 miliardi di M&G, -970 milioni del Credit Suisse e -862 milioni di Franklin Templeton. Quanto ai -2,91 miliardi segnati dal Credem, la banca ricorda che il dato risente in particolare del trasferimento avvenuto a gennaio di un mandato di gestione infragruppo delle polizze assicurative unit linked da Euromobiliare Sgr a Credemvita. L’operazione ha comportato l’uscita dal perimetro della rilevazione Assogestioni di circa 3 miliardi, registrati in diminuzione del patrimonio gestito e come raccolta netta negativa. Positiva la raccolta di Pictet. (riproduzione riservata)
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