di Paola Valentini
Ad aprile torna il sereno per il risparmio gestito italiano. Nonostante il lockdown, l’industria ha chiuso il mese con una raccolta netta pari a 2,05 miliardi di euro dopo i deflussi per 8,66 miliardi di marzo grazie al forte recupero dei mercati finanziari nel mese dopo i crolli di marzo, quando è scoppiata l’epidemia del coronavirus. Il risultato di aprile non è bastato però a riportare in attivo il saldo di inizio anno (-10,02 miliardi). A contribuire al dato positivo sono stati i fondi comuni con 5,93 miliardi dai -10,51 miliardi di marzo (-4,95 miliardi nei quattro mesi), in particolare gli aperti con 5,73 miliardi (-10,79 miliardi a marzo e da gennaio -6,39 miliardi) ai quali si aggiungono 195 milioni dei chiusi (+282 milioni a marzo e +1,43 miliardi da gennaio). Le gestioni collettive hanno invece chiuso aprile con un rosso di 3,88 miliardi (+1,84 miliardi a marzo e -5,06 miliardi da inizio anno) di cui +105 milioni nelle linee retail (+514 milioni da gennaio) e -3,98 miliardi in quelle per istituzionali (-5,57 miliardi nei quattro mesi). Le masse, grazie all’effetto combinato delle sottoscrizioni e dell’andamento dei mercati, sono risalite fino a 2.178 miliardi. La quota investita nei fondi comuni è del 48,5% (1.056 miliardi), il resto (1.122 miliardi) è impiegato nelle gestioni di portafoglio
Per quanto riguarda le singole categorie di fondi comuni aperti, i flussi segnalano due preferenze opposte, ovvero per i bond e contemporaneamente per le azioni, ma nel contempo confermano un timing non efficiente perché i sottoscrittori hanno venduto nel momento dei crolli a marzo e sono entrati durante il rally di aprile. E questo si è visto sia nell’azionario sia nell’obbligazionario: i fondi azionari hanno registrato una raccolta positiva per 2,01 miliardi dopo i -4,11 miliardi di marzo (-3,98 miliardi da inizio anno) e gli obbligazionari hanno attirato 2,25 miliardi dai -8,59 miliardi del mese precedente (-5,20 miliardi da inizio anno).
Sono tornati in positivo anche i bilanciati (493 milioni dai -1,05 miliardi di marzo, pari a +1,24 miliardi in quattro mesi) e i flessibili con 250 milioni (-3,21 miliardi a marzo e -7,26 miliardi da gennaio), mentre sono rimasti in attivo, pur con una drastica riduzione dei flussi, i monetari che hanno chiuso il mese registrando una raccolta netta di 846 milioni (+6,19 miliardi a marzo, +9,06 miliardi da gennaio).
Guardando alla nazionalità dei fondi aperti, si osserva che la quasi totalità dei flussi del mese è stata appannaggio dei prodotti di diritto estero con 5,65 miliardi (-9,26 miliardi a marzo e -4,17 miliardi da inizio anno), mentre in quelli di diritto italiano sono andati soltanto 87 milioni (-1,52 miliardi a marzo e -2,21 miliardi in quattro mesi).
Sul fronte della raccolta per società di gestione, primo nel mese è il gruppo Intesa Sanpaolo con 2,47 miliardi, di cui 2,54 miliardi relativi ad Eurizon Capital, mentre è in rosso per 70 milioni Banca Fideuram. Bene anche Poste italiane con 1,76 miliardi, segue Amundi con 831 milioni e Mediolanum con 461 milioni. In rosso tra i big invece il gruppo Generali che ha chiuso il mese a -4,47 miliardi di cui 967 milioni entrati nei fondi aperti e -5,42 miliardi fuoriusciti dalle gestioni di portafoglio istituzionali. La compagnia precisa che il risultato di raccolta è dovuto perlopiù a ribilanciamenti nei portafogli di clienti istituzionali. Saldo negativo anche per Mediobanca (-592 milioni). Azimut ha raccolto 131,1 milioni, Arca 21,9 milioni e Anima ha avuto un risultato negativo (-86,7 milioni).
Tra i gruppi esteri in attivo spiccano Morgan Stanley con 804,5 milioni e Ubs Am con 688,9 milioni. Positivi anche Jp Morgan Am (276,8 milioni), Deutsche Bank (207,3 milioni) e Franklin Templeton (139 milioni). Mentre sono sotto la parità Axa Im (-85,6 milioni), Bnp Paribas (-64,5 milioni), M&G (-175,8 milioni) e Kairos (-411,6 milioni). (riproduzione riservata)
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