di Antonio Ciccia Messina
Ci vuole più sicurezza privacy per il super Fascicolo sanitario elettronico (Fse). Va bene la semplificazione di eliminare l’obbligo del consenso per caricare la storia clinica del paziente. Ma bisogna fare in modo che questa enorme banca dati sia superprotetta. È la sintesi dell’audizione del 25 maggio 2020 di Antonello Soro, presidente del Garante per la protezione dei dati personali, avanti alla commissione parlamentare per la semplificazione. La materia trattata è compresa nell’ambito dell’indagine conoscitiva in materia di semplificazione dell’accesso dei cittadini ai servizi del Servizio sanitario nazionale (Ssn) ed ha un diretto aggancio con l’attualità: l’articolo 11 del decreto legge «Rilancio» (n. 34/2020, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 19/5/2020) apporta ampia modifiche all’articolo 12 del decreto legge 179/2012 (si veda ItaliaOggi del 22 maggio 2020). Questa norma elimina, oltre al resto, l’obbligo di acquisire il consenso per l’alimentazione del Fascicolo Sanitario elettronico e cioè della base di dati che, a livello nazionale, raccoglie e conserva informazioni e documenti sulle vicende sanitarie di ciascun paziente. Si tratta di uno strumento che, attraverso il possibile accesso da parte di qualunque medico, in qualunque struttura sanitaria, garantisce la possibilità di curare meglio gli interessati: più informazioni equivalgono alla possibilità di diagnosi più congrue e, comunque, a un più efficace e pronto intervento terapeutico. Eppure, siamo ancora a un livello troppo basso di diffusione: Soro ha riferito che è stato attivato nei confronti del solo 23% della popolazione. L’eliminazione dell’acquisizione del consenso per l’alimentazione del Fse è senza dubbio una semplificazione, che incontra anche il favore del Garante della privacy. Peraltro, l’eliminazione del consenso in entrata è bilanciata dal mantenimento del consenso relativo alla consultazione da parte dei professionisti sanitari. Ma non è l’unica novità del dl «Rilancio»: il contenuto del fascicolo è ampliato, sino a comprendere tutti i documenti, sanitari e socio-sanitari, riferiti alle prestazioni erogate, a carico o meno del Ssn, includendo, dunque, tra i soggetti abilitati all’alimentazione la generalità degli esercenti le professioni sanitarie che seguano il paziente. Una quantità di dati enorme, cui si aggiungono i dati su donazione degli organi, vaccinazioni e prenotazioni, testamento biologico. A questo punto lo stesso Garante mette in guardia dai pericoli. Soro ha messo in evidenza che l’affidamento dell’intera storia clinica di milioni di pazienti a un’infrastruttura informatica rappresenta anche una non trascurabile fonte di vulnerabilità e che ci vogliono, di conseguenza, protezioni adeguate ad impedire accessi indebiti, esfiltrazioni o alterazioni dei dati, di cui difficilmente può garantirsi la completa anonimizzazione. Lo spettro del fascicolo è ampliato, sino a comprendere tutti i documenti, sanitari e socio-sanitari, riferiti alle prestazioni erogate, a carico o meno del Ssn, includendo inoltre, tra i soggetti abilitati all’alimentazione la generalità degli esercenti le professioni sanitarie che seguano il paziente. Proprio per tutto questi aumentano i rischi di natura informatica (compresi accessi indebiti) e rischi di conoscibilità sproporzionata di dati. Anche da parte di altre pubbliche amministrazioni, richiamate da Soro al rispetto delle competenze, perseguibili anche senza necessità di avere i dati sanitari delle persone. Qui Soro si riferisce alla finalità di programmazione sanitaria, che permette di accedere al super Fse senza il consenso dei pazienti e cita espressamente il Ministero dell’economia e finanze, il quale, rileva il presidente del Garante, ha già i dati fiscali rilevanti al monitoraggio della spesa anche in ambito sanitario. Infine, il Garante evidenzia il rischio di accessi indebiti ai dati del fascicolo sanitario, se non si individuano con precisione i soggetti autorizzati all’accesso. Il super Fse, quindi, non deve amplificare il rischio di consultazioni di fascicoli sanitari da parte di personale privo dei titoli, per fini ritorsivi o di semplice curiosità.
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