Sul mercato arriva il 17% di Fineco con un accelerated bookbuilding. In vista del nuovo piano Mustier prepara cessioni di asset non centrali. Ma il mercato è cauto sulla strategia
di Luca Gualtieri

Unicredit riprende a vendere asset in vista della scadenza del piano triennale, ma la strategia non convince del tutto la borsa. Ieri la banca guidata da Jean Pierre Mustier ha messo sul mercato con un accelerated bookbuilding il 17% di Fineco . Le azioni sono state collocate a 9,8 euro per un controvalore complessivo di circa un miliardo. La mossa (assistita da JP Morgan, Ubs e Unicredit Corporate & Investment Banking come joint bookrunners per l’offerta) rientra in un nuovo round di cessioni di asset considerati non strategici che servirà per rafforzare il patrimonio e razionalizzare la struttura del gruppo. Già negli anni scorsi Piazza Gae Aulenti aveva ceduto quote dell’istituto guidato da Alessandro Foti, mettendo sul mercato prima il 10% nel luglio del 2016 e poi un successivo 20% nell’ottobre di quell’anno. L’operazione annunciata ieri farà scendere la partecipazione al 18%, consentendo alla capogruppo di deconsolidarla e aprendo potenziali scenari di m&a per Fineco . Scenari che però non hanno particolarmente eccitato il mercato, visto che ieri le azioni dell’istituto hanno lasciato sul terreno il 7,45% a 10,25 euro, mentre Unicredit ha perso il 3,2% a 11,45 euro.
Se l’importo della cessione può aver indotto alla cautela, gli investitori si interrogano anche sulle ragioni industriali di un’operazione che priva la banca di una preziosa fonte di ricavi. L’intento di Mustier è stato comunque messo nero su bianco nel comunicato diffuso ieri pomeriggio: «Al fine di preparare il nuovo piano», da un lato la banca vuole raggiungere la parte superiore del buffer di 200-250 punti base del Cet1 sui requisiti patrimoniali entro fine 2019 attraverso «la vendita di alcuni asset, incluse le iniziative già completate o annunciate». Oltre a Fineco da qualche mese è stato messo sul mercato un pacchetto di immobili non strumentali, a partire dalle filiali ormai non più utilizzate per un valore complessivo di un miliardo di euro. Tra i soggetti alla finestra ci sarebbe per l’appunto il fondo Blackstone accanto ad altri player di mercato. Non è ancora chiaro invece se tra gli asset in vendita possa esserci anche l’8,4% in Mediobanca , in carico a 10,2 euro per azione contro un valore di borsa 9,21 euro. Proprio Mustier è stato uno dei promotori dell’accordo parasociale varato alla fine dell’anno scorso sul 19,8% del capitale della merchant, un’intesa che consente ai grandi soci di mantenere le mani libere e movimentare le quote in assenza dei vincoli del passato.
Oltre alle cessioni, ieri Unicredit un’accelerazione dello smaltimento della bad bank interna, «atteso significativamente al di sopra dell’obiettivo 2019 di 14,9 miliardi e in linea con l’obiettivo di run-off entro il 2021». La banca prevede inoltre «l’allineamento progressivo nel tempo, in termini relativi, del portafoglio di titoli di Stato ai portafogli detenuti dai gruppi bancari italiani ed europei». Le misure annunciate, sottolinea Unicredit , puntano a «preparare il nuovo piano» che sarà presentato il 3 dicembre «gettando solide basi per il positivo sviluppo futuro». Non è chiaro se per accompagnare queste azioni, Mustier metterà ancora mano alla prima linea della banca. Dopo il rimpasto di febbraio gli occhi sono puntati soprattutto sulle caselle del direttore generale e del responsabile della nuova divisione Finanza e Controllo rimaste finora vuote. (riproduzione riservata)
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