Il vertice di piazza Gae Aulenti intende mantenere la quota (8,4%) nella merchant. Mustier vuole in tal modo preservare l’italianità di Generali e sbarrare la strada a eventuali incursioni. Un obiettivo che aveva indotto il ceo a proporre un sindacato più stringente
di Luca Gualtieri

La cessione del 17% di Fineco e le manovre attorno a Commerzbank hanno riportato Unicredit sotto i riflettori del mercato. Sono molte le indiscrezioni che si rincorrono insistentemente in questi giorni, anche se non è nello stile della casa commentarle. Tra le più insistenti quelle che puntano direttamente alla partecipazione più sensibile di piazza Gae Aulenti, quell’8,4% di Mediobanca che oggi ne fa non solo il primo azionista della merchant ma anche uno dei perni della cosiddetta Galassia del Nord. Nelle sale operative si è molto speculato su un’imminente dismissione della quota. Non solo perché in più di un’occasione l’amministratore delegato Jean Pierre Mustier ha definito quell’8,4% una partecipazione finanziaria e non strategica, ma anche perché il valore di carico (10,2 euro per azione) non è più molto lontano dal prezzo di borsa, che ieri sfiorava i 9 euro. Con queste premesse ha avuto finora buon gioco chi ipotizzava la rottura dello storico legame che unisce le due istituzioni finanziarie e un più ampio riassetto dei poteri sull’asse Milano-Trieste. Tanto più che nel comunicato dello scorso 7 maggio Unicredit accennava alla «vendita di alcuni asset» oltre al 17% di Fineco . Eppure i progetti di Mustier sarebbero molto diversi. Secondo quanto appreso da MF-Milano Finanza in ambienti vicini alla banca, il ceo non avrebbe alcuna intenzione di uscire da Mediobanca , nemmeno in vista di un’eventuale operazione straordinaria. Una posizione giustificata non tanto da considerazioni di carattere finanziario, ma dalla volontà di presidiare Generali , di cui Mediobanca è ancora vigile custode con il 12,92% del capitale. Confermati i vertici nell’ultima assemblea la compagnia guidata da Philippe Donnet ha di fronte impegnative sfide industriali per cui sarà prezioso il sostegno dei grandi azionisti. Non solo. La compattezza della base sociale viene letta come un deterrente contro incursioni che potrebbero arrivare da gruppi esteri o italiani. Un’ulteriore prova di questa attenzione per gli equilibri della Galassia viene dal recente accordo di consultazione di Mediobanca . Non solo Unicredit , secondo quanto appreso da fonti vicine all’istituto, sarebbe stato tra i sostenitori del patto light che da gennaio blinda il 19,8% di piazzetta Cuccia ma avrebbe inizialmente proposto un accordo più vincolante che però non è piaciuto ai piccoli azionisti. L’accordo attuale consente invece agli aderenti di vendere e acquistare azioni senza preventiva autorizzazione. Un modo cioè per avere le mani libere e movimentare le quote in assenza dei vincoli del passato. Anche così però Unicredit è intenzionata a restare stabilmente nel capitale. Non è chiaro invece quale sarà il destino del 7,9% di Vincent Bolloré che l’anno scorso è improvvisamente uscito dagli accordi parasociali.
Nel frattempo il gruppo è sotto i riflettori per le grandi manovre attorno a Commerzbank . Secondo l’agenzia Reuters, il 21 maggio è prevista una riunione straordinaria del consiglio di sorveglianza della banca tedesca che intendere mettere sotto pressione l’amministratore delegato Martin Zielke per capire quale sia la sua strategia. La risposta potrebbe essere quella di andare intanto avanti da soli o di intavolare ufficialmente trattative con altri gruppi. Unicredit , già presente in Germania con Hvb, è ben posizionato, ma deve guardarsi dalla concorrenza europea. Nelle scorse settimane il ceo di Ing, Ralph Hamers, ha proposto a Zielke una fusione transfrontaliera. Per ottenere l’approvazione del governo di Berlino (azionista di Commerz al 15,6%) il gruppo olandese si è detto disponibile a ridurre al minimo i tagli al personale e a scegliere Francoforte come sede della nuova entità. Se gli olandesi sembrano oggi favoriti, anche i francesi di Bnp Paribas potrebbero dare filo da torcere a Mustier, mentre sul mercato si mormora di un possibile interesse di Santander. (riproduzione riservata)
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