Godere dei benefici dell’Europa: l’Italia ci riesce ancora poco, nonostante decenni passati a costruire quello che resta il mercato più ricco al mondo. Il futuro, potrebbe essere ben diverso se solo accettassimo in pieno l’idea di un’Europa che è lì anche per farci guadagnare in competitività. L’Unione, vista come singoli stati membri, anche grandi, sembra non essere granché rispetto alla potenza della Cina o degli Stati Uniti. Ma l’Europa come Europa è la prima al mondo con i suoi 500 milioni di cittadini. Quando fa gioco di squadra ha una forza d’urto impressionante: come capacità tecnologica, di produzione e di innovazione, come terreno competitivo. La combinazione fra regole, innovazione e alta tecnologia, unita alla qualità della vita, ne fa un’area unica al mondo.

Regole e diritti
Pensiamo all’Europa come culla della democrazia nell’ottica digitale: l’Unione è l’unico blocco economico basato su Internet libero, e dove la neutralità della rete, abolita negli Stati Uniti, è una realtà. Web libero è la regola di base in Europa, ma fondata sulla protezione dei nostri dati. Si crea così un ambiente in cui chi beneficia dell’alta tecnologia può vivere protetto.
Si pensi alla sanità. In Europa si vive più a lungo e in particolare noi siamo uno dei Paesi più longevi al mondo. Un bel primato che però porta con sé un fardello enorme. il costo della spesa sanitaria. La trasformazione digitale del sistema della salute apre le porte alla medicina personalizzata. Che è una grandissima opportunità per il paziente e anche un’occasione senza precedenti per la diminuzione della spesa sanitaria. Più qualità e meno costi grazie al digitale. La sfida si vince però se ciascun cittadino può essere dotato di una cartella clinica digitale che permette di personalizzare le cure e monitorare anche a distanza la propria salute.

La novità
Il 6 febbraio scorso la Commissione europea ha varato un provvedimento per rendere interoperabili le cartelle cliniche elettroniche in Europa. Che ci si stia avviando verso una medicina sempre più personalizzata è un fatto. Poter disporre in modo sicuro, e nel pieno rispetto della privacy, di una propria cartella digitale che raccoglie la nostra storia clinica diventa fondamentale per migliorare i servizi sanitari. L’accesso ai dati permetterà inoltre di sfruttare appieno le potenzialità dell’intelligenza artificiale, uno strumento essenziale per migliorare prevenzione, diagnosi e cura.

Va in questo senso anche l’iniziativa promossa in Europa e sostenuta già da 20 paesi, tra cui l’Italia, di federare l’accesso ad almeno un milione di sequenze di genoma umano entro il 2022 in modo da favorire lo studio e lo sviluppo di soluzioni personalizzate per la lotta al cancro, alle malattie rare e per la prevenzione personalizzata.
Ci sono eccellenze in Italia che hanno compreso la potenzialità insita nell’avere una sorta di diario della propria salute a portata di mano. Nella provincia di Trento esiste TreC, la Cartella clinica del cittadino. Si tratta di una piattaforma di servizi online che oltre a permettere di accedere ai propri dati via web, con smartphone, tablet e computer, consente al cittadino di usare quelle informazioni a suo beneficio. Sulla piattaforma si possono caricare referti medici, esami di laboratori, in alcuni casi automaticamente. Piano piano il cittadino potrà formare la sua storia sanitaria dove tenere conto dei farmaci e delle terapie seguite. E dare spazio al grande filone della prevenzione. Ovviamente, una tale piattaforma permette di effettuare pagamenti e cambi di medico.
Un’eccellenza che dovrebbe ispirare tutta l’Italia tutta, ma puntando sull’Europa e usando la raccomandazione del 6 febbraio come cornice. Adottare il modello europeo permetterebbe appunto di proporsi come Paese all’avanguardia nel settore quale sicuramente siamo. Certo si dovrebbe laicamente lavorare molto di più sul coordinamento. Non accontentarsi di eccellenze in Lombardia o Veneto, ma procedere in modo coordinato a livello nazionale. Garantendosi anche quella spending review della quale tanto si parla ma che resta spesso lettera morta.

Risparmi
Con un’informatizzazione completa della sanità si potrebbe arrivare a risparmi intorno al 5% della spesa. Il digitale poi, permettendo la consultazione e la cura a distanza, renderebbe i risparmi più vicini al 20% nel caso di malati cronici. Non solo. Siamo ormai abituati a parlare di sanità solo in termini di tagli, mentre in questo caso i risparmi sarebbero a fronte di investimenti che di per sé sono volano di sviluppo.
Ci sono anche aspetti di equità da tenere conto. Oggi la spesa sanitaria è attorno ai 150-160 miliardi. Di questi, tre quarti, circa 110-120 miliardi sono garantiti dallo Stato, mentre il resto è pagato dai privati che si rivolgono a strutture al di fuori dal servizio sanitario nazionale o a pagamento. Questa quota è cresciuta di decine di punti percentuali negli ultimi anni. Aumentano i cittadini che tendono a servirsi di un’offerta fuori dal servizio sanitario. Poco male per le famiglie abbienti.
Ma se la tendenza dovesse continuare si creerebbero storture evidenti. Già oggi oltre 13 milioni di italiani si servono di un’assistenza integrativa. È evidente come strutture pubbliche e private debbano integrarsi e trovare ciascuna un loro modo di operare.
Le nuove tecnologie permettono di fare salti di competitività e anche di efficienza in questo senso. Sta ai singoli Stati come l’Italia, che possono contare su talenti e servizi efficaci, continuare a investire su di essi.

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