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  • Poste pronte a far fruttare la quota Sia
Proseguono anche i lavori del cantiere RC auto. “Stiamo dialogando con potenziali partner, italiani e stranieri ed entro la fine dell’anno decideremo la strategia”, ha detto l’ad Matteo Del Fante

Entro quest’anno Poste italiane sceglierà il partner per la distribuzione di polizze Rc auto: lo ha riferito l’a.d. Matteo Del Fante al termine dell’assemblea degli azionisti che ha approvato il bilancio 2018 e la distribuzione del dividendo (al Tesoro vanno 168,5 milioni di euro e alla Cdp 201,6 mln). «Stiamo dialogando con potenziali partner, italiani e no. Abbiamo costituito una società di brokeraggio ed entro la fine di quest’anno, al più tardi all’inizio del prossimo, determineremo quale sarà la strategia definitiva».
Saldo previdenziale «positivo» per la «quasi totalità delle Casse» pensionistiche fino al 2067 (come dimostrato dai bilanci attuariali a 50 anni, a partire dal 2017), ma se da un lato è «necessaria» l’emanazione del regolamento ministeriale che ne disciplini «in maniera puntuale e precisa gli investimenti», dall’altro «molte» sono in affanno sul fronte del recupero dei crediti, elemento che pesa sui patrimoni. E, nel frattempo, l’Inpgi (l’Istituto dei giornalisti) «già dal 2028, in base alle nostre rilevazioni, avrà un patrimonio azzerato», perché il saldo tra contributi e prestazioni «è sempre, gradualmente, negativo», giacché «il livello delle contribuzioni è fortemente condizionato dalla dinamica occupazionale del settore», e dall’«andamento recessivo del mercato del lavoro» in cui opera la categoria.
Cattolica Assicurazioni diventa fondatore sostenitore del Teatro alla Scala di Milano. Nata a Verona nel 1896 per tutelare da grandine e incendi i piccoli proprietari terrieri, la società è oggi uno dei maggiori attori del mercato assicurativo italiano e unica società cooperativa di settore quotata alla Borsa di Milano, dove è presente dal novembre 2000. Con quasi 3,6 milioni di clienti, il gruppo nel 2018 ha registrato una raccolta premi di circa 6 miliardi di euro e conta una rete di 1.439 agenzie e di 1.924 agenti su tutto il territorio nazionale.

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  • Lavorare stressa (e fa male alla salute) lo dice anche l’Oms
«Stressato dal lavoro». La frase potrà comparire su una ricetta medica. L’Oms infatti (l’Organizzazione mondiale della sanità) ha inserito il burn out (l’esaurimento legato alla propria professione, alla paura di perdere il lavoro o al licenziamento) nel suo grande elenco di tutte le malattie del mondo, che si chiama International Classification of Diseases . «Senso di esaurimento e svuotamento di ogni energia», «distanza mentale dalla propria professione, cinismo o sentimenti negativi legati al lavoro» ed «efficacia professionale ridotta» sono i sintomi. La “fatica di lavorare” diventa così ufficialmente un disturbo della salute. Anche se da Ginevra, dopo l’annuncio, è arrivata una rettifica: il burn out non va considerato una malattia vera e propria, ma un «fattore che influenza lo stato di salute». Precisazione necessaria per evitare un eccesso di corse alle ricette per restare a casa. La nuova classificazione dell’Oms entrerà in vigore il primo gennaio 2022.
  • Del Fante: “Rc auto in offerta dal 2020 agli sportelli postali”
Matteo Del Fante, ad di Poste spa, detta i tempi per l’ingresso del gruppo nel settore dell’Rc auto. «Il passo avanti formale della costituzione di una società veicolo – ha detto all’assemblea di bilancio del gruppo – ci consente di essere più mobili rispetto ai partner italiani, e non, con i quali stiamo dialogando». Il lancio dell’offerta «si può prevedere l’anno prossimo», ha aggiunto. L’intenzione è di partire con un progetto pilota per i dipendenti. Per quanto riguarda l’accordo con i tabaccai, Del Fante ha annunciato che il gruppo punta a 3.500 soggetti con la licenza di “PuntoPoste” entro l’ anno. Il 2018 si è chiuso per Poste con un utile di 1,399 miliardi, più che raddoppiato rispetto al 2017. Alla Cdp, primo azionista con il 35%, andranno dividendi per 201 milioni mentre il Tesoro incasserà 168 milioni.

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  • Lo stress da lavoro? È una sindrome
Se la mattina la sola idea di andare in ufficio vi fa piombare in uno stato di apatia e sconforto potreste essere affetti da «burnout» (in inglese letteralmente «bruciato», «esaurito»): una condizione che molti sperimentano almeno una volta nella vita e che adesso ha un proprio status anche nei manuali dei medici, quelli che indicano i sintomi ed elencano le malattie ufficialmente riconosciute. Ebbene, lo stress causato alla persona dal lavoro (o anche dalla disoccupazione) è stato inserito dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nella lista dell’International Classification of Diseases (Icd), la classificazione canonica dei disturbi medici fisici o psichici che contiene i criteri condivisi per le diagnosi. Il «burnout» però è ufficialmente una «sindrome» e non una «condizione medica», in quanto «fenomeno legato prettamente al mondo del lavoro che non può essere esteso ad altre aree della vita», precisa un portavoce dell’Oms che commenta la notizia.

  • Credem, una fabbrica prodotto per puntare sui prestiti personali
Sempre più interessante agli occhi delle banche per i margini offerti, il settore del credito al consumo in Italia è via via più affollato (e competitivo). E così ora nell’arena si aggiunge un nuovo soggetto, che è di natura puramente bancaria. Credem ha infatti deciso di mettere in piedi una fabbrica-prodotto ad hoc, che venderà prestiti sia ai clienti della banca che a banche terze e altre finanziarie, soggetti con cui intende stringere così delle partnership. “Avvera”, questo il nome della società che è controllata al 100% da Credem, sarà attiva da luglio, e nello specifico opererà nel segmento dei prestiti personali, della cessione del quinto e dei mutui. Nata sulle ceneri di Creacasa (la società che fino ad oggi aveva venduto i mutui del gruppo Credem alla clientela) Avvera ha appena avuto l’ok a diventare intermediario finanziario ex art. 106 del Tub e presenterà a ottobre le linee guida strategiche e gli obiettivi di business del progetto.

 

  • Poste: entro un anno strategia e debutto nelle polizze Rc Auto
Poste Italiane definirà entro la fine dell’anno la strategia per l’ingresso nel settore del RcAuto con l’obiettivo di avviare il business il prossimo anno. Lo ha precisato ieri l’ad, Matteo Del Fante, a margine dell’assemblea per l’approvazione del bilancio che si è chiuso con un utile di 1,399 miliardi (il doppio del 2017) e una cedola di 0,441 euro per azione. «Sinora abbiamo comunicato la costituzione di una società veicolo, che ci consente di essere più mobili rispetto ai partner italiani, e non, con i quali stiamo dialogando». Del Fante ha chiarito che, in particolare, si tratta di una società di brokeraggio assicurativo e questo evidenzia una definizione di rotta rispetto all’impostazione dello scorso anno, quando la società aveva avviato la ricerca di un partner per entrare nel business dell’RcAuto. Oggi l’obiettivo sembra invece quello di rivendere le polizze di più compagnie assicurative nella rete dei 13 mila sportelli. Un business molto simile a quello messo in campo con le banche per la vendita di prodotti finanziari e di risparmio. Sempre ieri Del Fante ha ribadito di non voler cedere la quota posseduta nella società dei pagamenti Sia, pari al 15 per cento. «Si tratta di un investimento fatto nel 2016 che si è rivelato redditizio – ha chiarito – perchè la quotazione di società che operano nel settore evidenziano una plusvalenza implicita di quella partecipazione. Non siamo interessati a vendere. Cdp sta comprando quote di Sia che la porteranno a controllare la maggioranza assoluta. Questo comporterà una maggiore linearità nella governance della società e nelle scelte strategiche».

Da una decina d’anni, alcuni economisti (compresi quelli della Dauphine Chair of Demographic Transition) danno l’allarme in un’indifferenza quasi generale. Eppure, le cifre sono chiare: la spesa pubblica per la dipendenza aumenterà di 9 miliardi di euro entro il 2030 e dovrebbe superare i 10 miliardi di euro all’anno nel 2040, ovvero poco meno di mezzo punto percentuale del PIL.
E ovviamente queste cifre non tengono conto delle spese che restano a carico delle persone non autosufficienti, che nel 2015 hanno superato i 20 miliardi di euro. Questa bomba a tempo finanziaria era perfettamente prevedibile. È il prodotto dell’invecchiamento della popolazione e dell’aumento delle spese legate ai progressi della medicina.
Ci sono voluti circa dieci anni perché i politici prendessero coscienza di questa realtà ovvia. Tuttavia, la maggior parte delle proposte presentate oggi mira o ad aumentare l’età pensionabile o ad aumentare le imposte in modo più o meno diretto e più o meno discreto.
Eppure esiste una soluzione molto semplice, quasi a costo zero per lo Stato, che, pur non potendo eliminare completamente l’impasse finanziaria, può contribuire singolarmente alla sua risoluzione. Questo sistema mira ad offrire alle persone anziane un’ipoteca di dipendenza (PID) quando inizieranno a perdere l’autosufficienza, senza la necessità di anticipare questa situazione, al fine di fornire loro un reddito aggiuntivo per finanziare i loro bisogni. Il prestito sarebbe garantito dall’immobile di proprietà del sottoscrittore e sarebbe calibrato in base al livello di dipendenza e alla corrispondente aspettativa di vita.
L’Authority francese del settore finanziario sta spingendo per una composizione amichevole della controversia tra il riassicuratore e il suo maggiore azionista. L’amministratore delegato di Covéa è convocato in tribunale il 24 giugno.
I loro rapporti si sono deteriorati dallo scorso settembre, quando Covéa, proprietaria dell’8,2% del capitale sociale di SCOR, ha rivelato di aver offerto senza successo al riassicuratore un’offerta di acquisto.
Su richiesta dell’ACPR, ciascuno di essi avrebbe incaricato un intermediario di cercare una via di uscita.