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Una riforma che fa molto discutere quella sulle class action. C’è tempo fino al 19 aprile del 2020 perché la nuova (legge n. 31/19 del 12 aprile 2019, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 92 del 18 aprile 2019), entri in vigore, eppure i problemi operativi vengono messi in evidenza già sin d’ora da parte degli avvocati. Preoccupati perché la legge aggrava la posizione delle aziende, esponendole a operazioni strumentali il cui costo potrebbe rivelarsi molto elevato. «Assistiamo a un cambiamento: la riforma sposta la disciplina dell’azione di classe dal codice del consumo al codice di procedura civile e prevede uno strumento di tutela a disposizione di chiunque (impresa o consumatore) vanti un diritto al risarcimento di danni contrattuali o extracontrattuali relativi alla lesione di diritti individuali omogenei», spiega Silvia D’Alberti, responsabile del dipartimento Antitrust dello studio Gattai, Minoli, Agostinelli & Partners.
L’elemento più rilevante è l’estensione dell’ambito di applicazione soggettivo della disciplina della class action, attraverso la previsione di una legittimazione attiva generalizzata e non più limitata alla sola categoria dei consumatori e utenti», spiega Claudio Marangoni, presidente coordinatore delle Sezioni specializzate per le imprese del Tribunale di Milano. «L’azione potrà essere esercitata anche dalle imprese che abbiano subìto un pregiudizio a seguito di condotte lesive poste in essere da grandi imprese private o pubbliche. Al di là delle norme processuali specifiche introdotte, mi sembra rilevante il fatto che le parti ricorrenti – singoli soggetti o le associazioni – rispetto alla disciplina attuale risultano essere sollevate dalle onerose forme di pubblicità che conseguivano al positivo giudizio di ammissibilità dell’azione, rendendosi maggiormente accessibile tale strumento sotto il profilo del costi.
Un sistema integrato che combini le varie componenti, pubblica, familiare, assicurativa e territoriale: è questa la migliore risposta ai bisogni sociali. L’indicazione emerge dal sesto rapporto «Un Neo-Welfare per la Famiglia. Cooperare per costruire un welfare integrato», del gruppo Assimoco, che evidenzia come il welfare pubblico sia privilegiato dal 50,7% dei caregiver (coloro che prestano assistenza). In una forbice che va dal 18,5 al 37,8% delle famiglie utilizzatrici, c’è il welfare assicurativo in tutti i suoi aspetti (copertura dei beni, salute, infortuni, assicurazione sulla vita, pensione integrativa, piani di accumulo di capitale). Al quarto posto viene collocato il welfare di territorio (volontariato, vicinato, cooperative, associazioni o gruppi spontanei di famiglie, welfare aziendale o di categoria)
Salvo il datore di lavoro ignaro delle prassi aziendali incaute adottate dai propri dipendenti. Infatti, non scatta la responsabilità datoriale per infortuni derivanti dalla disattivazione delle protezioni a corredo dei macchinari, anche laddove tale rimozione si innesti in prassi aziendali diffuse o ricorrenti. Quindi, non si può ascrivere tale condotta omissiva al datore di lavoro laddove non si abbia la certezza che egli fosse a conoscenza dell’atteggiamento incauto dei dipendenti o che lo avesse colposamente ignorato. Inoltre, il fatto che in azienda ci fosse l’abitudine di disattivare i dispositivi di sicurezza sugli attrezzi e che il personale di vigilanza ne fosse a conoscenza, non può far presumere che tale pratica fosse nota anche all’imprenditore. A stabilirlo è la Corte di cassazione con la sentenza n. 20833 del 15 maggio 2019.
Deve escludersi la natura fittizia, volta al mero risparmio fiscale, della polizza assicurativa, stipulata dal contribuente, dotata di particolare contenuto finanziario e cosiddetta «Unit Linked», laddove nella stessa sia inclusa una clausola con cui, in caso di evento morte, l’assicuratore è tenuto al pagamento di una somma almeno pari a quanto investito dal sottoscrittore che lo sottrae al rischio proprio delle polizze altamente speculative diverse da quelle vita. Sono le particolari conclusioni cui è giunta la Ctp Milano con la sentenza n. 938/11/2019. L’attività dell’ufficio fiscale, sfociata poi nell’atto impugnato, riguardava essenzialmente una polizza assicurativa che, a detta dello stesso, doveva ritenersi fittizia, legittimando, pertanto, il recupero impositivo rispetto al riscatto parziale di essa operato dal contribuente.

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I dirigenti di alto livello, che hanno accesso ai dati aziendali più sensibili, sono diventati il bersaglio principale degli attacchi di social engineering, come quelli a scopo economico (il 12% di tutte le violazioni). Questo emerge dal Data Dreach Investigations Report 2019 (DBIR di Verizon, secondo il quale, rispetto agli anni precedenti, i dirigenti hanno 12 volte più probabilità di essere il target di incidenti correlati a questa tipologia di attacchi e volte più possibilità di essere oggetto di vere e proprie violazioni soprattutto per motivi finanziari. Un attacco pretexting rivolto ai top manager può raccogliere grandi dividendi a causa del loro accesso privilegiato ai sistemi critici.
  • L’effetto delle elezioni sui Btp e le scelte di Generali e Intesa
Generali e Intesa Sanpaolo rinnovano la fiducia sul debito pubblico italiano. Un confronto tra le trimestrali e i bilanci 2018 mostra che la compagnia triestina ha confermato un’esposizione ai Btp intorno ai 59 miliardi (su 500 di asset totali, il che ha spinto Moody’s a parlare di situazione sotto controllo); la banca milanese ha incrementato l’esposizione al debito sovrano italiano da 75,9 a 79,2 miliardi. Un atteggiamento comune ad altre banche italiane ma diverso dadi operatori esteri, che a febbraio avevano in pancia 646 miliardi di titoli sovrani italiani, pari al 32,2% del totale, tre decimali in meno di gennaio e un punto e mezza in meno rispetto a sei mesi prima. Chi avrà ragione? Una prima indicazione già oggi, con la risposta del mercato alle elezioni, e le eventuali ricadute sul governo. A giorni sono attese le raccomandazioni della Commissione europea, oggetto dell’ Ecofin del 13-15 giugno, e sullo sfondo restano le tensioni commerciali tra Usa e Cina. Tra giugno e luglio il Tesoro dovrebbe emettere titoli per circa 64 miliardi contro i 29 miliardi in scadenza. Un buon banco di prova.

Se ormai sembra scontato dire che la «tecnologia del futuro» sarà l’Intelligenza artificiale, ci sono altre intelligenze all’opera per costruirlo, questo futuro. Sono «Intelligenze reali», che oggi già sono attive sul territorio, dialogano con imprese, ricercatori, istituzioni, inventano soluzioni, fanno progressi nei più svariati ambiti: dall’agricoltura alla manifattura, dalla mobilità all’automotive. Sono eccellenze made in Italy che racconteremo a partire da questo numero dell’Economia: insieme al Politecnico di Milano abbiamo scattato una fotografia delle aree di innovazione più rilevanti nella vita dei cittadini e delle aziende. Individuarle e analizzarle nelle loro dinamiche di sviluppo vuol dire capire come attrarre più talenti, creare opportunità professionali, sviluppare terreno fertile per nuove idee imprenditoriali.
Il pioniere, lo scettico, il pragmatico e il tradizionalista, 4 personaggi in cerca di fintech. O perlomeno di banche e assicurazioni che siano in grado di fornire loro dei servizi al passo con i tempi e profilati su concrete necessità. In cambio, i clienti non si faranno problemi a condividere con qualcun altro i propri dati finanziari. Come del resto prevede (in Europa) la direttiva Psd2 che, a nuovi soggetti autorizzati permette di aprire una finestra volontaria sui conti correnti. Succede già in tutto il mondo: è il vento tech che soffia su un settore come il finanziario, fortemente regolamentato.
Cresce il ricorso delle aziende ai piani di welfare, i benefit da riconoscere ai dipendenti non in contanti. Soluzioni sempre meno di base, cioè obbligatorie da contratto, e sempre più con erogazioni supplementari (on top). I lavoratori preferiscono essere retribuiti con strumenti immediati e di utilità quotidiana, come i buoni libri per i figli e i buoni spesa, piuttosto che con i versamenti aggiuntivi ai fondi pensione. Lo dice il rapporto di Willis Towers Watson che verrà presentato a Milano, all’hotel Gallia, giovedì 30 marzo (HR Challenge 2019 – Talenti, passaggio generazionale, riforme: HR tra presente e futuro) e che L’Economia anticipa.

  • Rendita vitalizia per risarcire il grave danno alla salute
Lo ha deciso il Tribunale di Milano con la sentenza del 14 maggio scorso (giudice Flamini), decisione innovativa nel complesso mondo giuridico che regola il sistema di risarcimento del danno alla persona, quando la vittima abbia subito la lesione grave della salute. La vicenda nasce da una richiesta di risarcimento dei danni promossa dalla vittima di un errore sanitario dal quale è derivata una grave compromissione in termini di danno biologico, con la quasi totale menomazione della salute e delle funzioni “dinamico relazionali”. Accertata la responsabilità della struttura ospedaliera, il giudice è stato chiamato a decidere l’entità del risarcimento economico spettante alla parte lesa.

 


  • La Germania regolamenta l’uso dei monopattini elettrici
Di fronte al successo dei monopattini elettrici che si sono diffusi rapidamente nelle grandi città, la Francia ha dovuto intervenire a posteriori, modificando il codice della strada, per regolamentarne l’utilizzo. La Germania ha scelto l’opposto, fissare prima un quadro regolamentare e poi autorizzarli a circolare, con un decreto del Bundesrat che entrerà in vigore dal 15 giugno. Gli utilizzatori tedechi dovranno assicurare i monopattini elettrici, che non dovranno superare i 20 km/h, con una rc speciale destinata a coprire i danni causati a terzi. Allianz e HUK-Coburg hanno annunciato il lancio delle coperture dedicate. Per le persone Allianz ha fissato la sua tariffa annuale tra i 54 e gli 86 euro a seconda dell’età.