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Il futuro del business assicurativo passa dall’applicazione della tecnologia blockchain alle polizze? Così pare. Almeno leggendo tra le pieghe del verbale dell’assemblea di UnipolSai dello scorso 30 aprile. Perché il gruppo bolognese guidato da Carlo Cimbri ha, in qualche modo, aperto a questa possibilità. E lo ha fatto non durante l’assise dei soci e il question time in sala. Ma rispondendo alle domande che un paio di piccoli soci hanno inoltrato in formato elettronico.
In particolare, spulciando il documento spunta un quesito, il numero 41, formulato da un piccolo socio che domanda alla società se vi sia un investimento «nel ramo blockchain, paragonabile al servizio internet di 20 anni fa». E se il quesito pare scolastico o elementare è nella risposta fornita dall’azienda emiliana che si trova un indizio dell’interesse concreto per questa tecnologia.
Prende forma il progetto di Ania di dare vita a un fondo d’investimento da almeno mezzo miliardo per investire in Italia. L’associazione che rappresenta le compagnie di assicurazione ha preso una decisione definitiva in merito alla società specializzata che dovrà gestire il veicolo stesso. La sfida a tre tra F2i sgr, Deutsche Bank asset management (Dws) e Partners Group sgr (gruppo multinazionale nato in Svizzera nel 1996), secondo indiscrezioni di mercato raccolte da MF-Milano Finanza, è stata vinta, a un passo dal traguardo dal fondo infrastrutturale guidato dall’ad Renato Ravanelli, partecipato tra gli altri da Cdp, Unicredit , Intesa Sanpaolo , Ardian, Cic, le casse dei professionisti e dalle principali fondazioni di derivazione bancaria.
Al progetto, come già riferito più volte da questo giornale, guardano con particolare attenzione anche le grandi compagnie assicurative (Allianz , Generali , Intesa , Axa , Cattolica e Poste Vita), pronte a sottoscrivere le quote del nascente fondo. L’obiettivo dell’Ania è quello di scendere in campo per sostenere l’economia nazionale investendo in particolare nelle infrastrutture del Paese.
Generali ha aperto una trattativa per rilevare gli asset del gruppo MetLife in Centro Europa, caratterizzati da una crescita più sostenuta rispetto alla media Ue. Gli asset oggetto di interesse, anche se per l’agenzia Bloomberg i colloqui sarebbero ancora nella fase esplorativa, avrebbero un valore intorno a 2 miliardi di euro e sono concentrati in Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Romania. E’ noto che il gruppo guidato da Philippe Donnet punta ad acquisizioni mirate per 17,5 entrare in nuovi Paesi dove assumere ruoli chiave e sono già state rese note le aree di potenziale interesse, proprio l’Europa centrale e dell’Est.

Il volume dei premi assicurativi a livello globale ha raggiunto l’anno scorso 3.655 miliardi di euro, escluso il segmento salute. Rispetto al 2017 l’incremento nominale, tenuto conto degli effetti valutari, è stato del 3,3%. È quanto emerge dai dati resi noti da Allianz Research (gruppo Allianz). Il 2018 è stato il terzo anno consecutivo in cui la crescita globale dei premi è rimasta indietro rispetto allo sviluppo dell’attività economica (+5,7%). La penetrazione assicurativa (premi in rapporto al pil) è scesa al 5,4%, il livello più basso degli ultimi 30 anni. I rischi aumentano, ma la protezione è in flessione.
Continua la crescita della bancassicurazione nel gruppo Credem. L’utile netto complessivo delle compagnie Credemvita e Credemassicurazioni, nel primo trimestre, è salito del 19,6% su base annua a 12,2 milioni di euro. Sono state superate 480 mila polizze in essere rispetto al target di 500 mila entro il 2019 e i premi per i servizi di protezione in ambito vita e danni sono cresciuti del 9% a 14,5 milioni di euro. «I risultati positivi sono il frutto di una strategia basata sul brand e sull’innovazione di prodotto», ha osservato Francesco Reggiani, direttore commerciale di Credem.
La compagnia guidata dall’amministratore delegato Philippe Donnet ha spiegato recentemente di essere interessata ad acquisizioni mirate per entrare in nuovi paesi con un ruolo fondamentale, cioè fra i primi cinque operatori locali di mercato. Le aree di potenziale interesse sono l’Europa centrale e dell’est. MetLife è uno dei maggiori gruppi assicurativi mondiali, con sede a New York e più di 62 miliardi di dollari (55,6 mld euro) di ricavi annuali. Il Leone ha a disposizione alcuni miliardi di euro da investire sia in operazioni M&A sia per crescita interna entro il 2021, come prevede il piano industriale. A inizio anno Generali ha acquisito asset in Slovenia, portafogli assicurativi in Ungheria e Slovacchia e ha sottoscritto un accordo di bancassicurazione con Unicredit per rafforzare la presenza nell’Europa centro-orientale. La Polonia rappresenta una delle maggiori aree di business di MetLife nel continente, ma la società è attiva anche nel Medio Oriente e in Africa. Il gruppo americano aveva rilevato nel 2012 da Aviva le attività nella Repubblica Ceca e in Ungheria, oltre alle assicurazioni vita e al ramo pensioni in Romania. MetLife è presente anche in Bulgaria e Slovacchia.

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  • Generali guarda a Est per un affare da 2 miliardi
Siamo ai primi colloqui e come tutte le trattative potrebbe anche non arrivare in porto. Ma una mossa di Generali nell’Est Europa ha una sua logica industriale, che corrisponde a quella annunciata a suo tempo dall’amministratore delegato Philippe Donnet: crescere anche per linee esterne, in quei mercati europei che stanno correndo più dei Paesi già maturi. Ecco perché è stata letta con molta attenzione l’indiscrezione dell’agenzia di stampa economica Bloomberg , secondo cui il gruppo Generali ha avviato colloqui con il colosso assicurativo Usa MetLife per rilevare le sue attività nell’Est europeo. Ieri, dal suo quartier generale di Citylife a Milano, Generali non ha rilasciato alcun commento, ma se l’operazione si concretizzasse sarebbe di rilievo per almeno due buoni motivi. Metterebbe Generali al centro del risiko assicurativo nell’Est europeo, con un’acquisizione che dovrebbe valere almeno due miliardi di euro. E andrebbe a collocare il gruppo del Leone in posizione di vantaggio in alcuni Paesi che hanno tassi importanti di crescita. MetLife è attiva infatti, in particolare, in Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Romania. Ma ha una presenza anche in Bulgaria e Slovacchia. E dove c’è crescita, con aziende che producono fatturato e reddito, c’è la necessità di assicurarsi o di mettere al riparo da sorprese i propri risparmi.

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  • Generali, l’ipotesi di trattative con l’americana MetLife per le attività in Est Europa
Il gruppo Generali potrebbe essere interessato a rilevare alcune attività in Europa orientale della compagnia americana MetLife . L’indiscrezione è di Bloomberg che cita fonti vicine alla vicenda, secondo le quali gli asset potrebbero valere intorno a 2 miliardi. La stessa agenzia è cauta e parla di colloqui che «potrebbero essere in fase preliminare e la transazione potrebbe non essere completata». Il Leone non commenta. Secondo Bloomberg le attività sarebbero in Polonia, Repubblica ceca, Ungheria. Secondo il nuovo piano industriale il gruppo guidato da Philippe Donnet (nella foto) intende rafforzarsi in Europa e stima disponibilità pari a circa 3-4 miliardi per acquisizioni e iniziative organiche. Si può dunque pensare siano numerosi i dossier che vengono portati sui tavoli dei vertici Generali da advisor e potenziali venditori. Ieri infine il general manager del Leone Frédéric de Courtois, è stato nominato vice presidente di Insurance Europe, l’associazione europea che rappresenta le imprese di assicurazione.

 


  • Generali guarda asset MetLife nell’Europa centro-orientale
Nel giorno in cui si rincorrono le voci di un possibile interesse delle Generali per gli asset dell’Europa centro-orientale di MetLife, Frédéric de Courtois, general manager del Leone di Trieste, è stato nominato vice presidente di Insurance Europe, l’associazione europea che rappresenta le imprese di assicurazione e riassicurazione. Per de Courtois si tratta di andare a ricoprire, per i prossimi tre anni, un ruolo chiave sulla scena del mercato delle polizze europee considerato che Insurance Europe rappresenta aziende che contribuiscono per il 95% al totale dei ricavi da premi nel Vecchio Continente. Commentando la nomina, il manager ha infatti sottolineato: «Sono onorato di essere stato eletto vice presidente e di essere chiamato a rappresentare l’industria assicurativa europea, che fornisce un grande contributo alla nostra società e alla nostra economia. Lavorerò con impegno per garantire che il quadro regolatorio degli assicuratori rispecchi il loro modello di business e li metta in condizione di conseguire i migliori risultati per i loro clienti».

La morsa si stringe sulla Boeing. Mentre i rappresentanti dell’aviazione civile di 57 paesi colpiti dalla chiusura del volo Boeing 737 MAX si riuniscono a Dallas il 23 maggio per discutere le modifiche apportate dal Boeing al suo aeromobile, l’associazione internazionale del trasporto aereo, IATA, riunirà gli operatori del 737 MAX a Montreal.
Secondo il suo direttore generale, Alexandre de Juniac, la riunione dovrebbe consentire alle compagnie aeree di discutere le conseguenze commerciali e operative della sospensione dei voli del 737 MAX. Delle 290 compagnie aeree aderenti alla IATA, 28 operavano con Boeing 737 MAX. Da metà marzo hanno dovuto cancellare migliaia di voli e riorganizzare le loro operazioni. E anche nel caso di una rapida revoca del divieto di volo, il ritorno in servizio dei MAX memorizzati qua e là richiederà del tempo supplementare. La maggior parte delle compagnie aeree ha cancellato tutti i voli in MAX 737 fino a luglio incluso, e alcune fino a settembre.