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Mediobanca ha chiuso il primo trimestre del 2019 con un utile netto di 175,5 milioni di euro, oltre il consenso FactSet di 169 milioni e si confronta con 206 milioni di un anno fa. I ricavi sono stati 607,2 milioni di euro contro attese dei broker per 593 milioni e 630 milioni di marzo 2018. Il margine di interesse, ovvero l’attività bancaria tradizionale, ha visto nel trimestre 346,4 milioni, in linea con 347 milioni attesi e 342 milioni di un anno fa.
Il Cet 1 ratio si è assestato al 14,25% dal 13,87%, in crescita (per effetto dell’introduzione dei modelli interni) di circa 40 punti base da dicembre e appena sotto le attese di Banca Imi del 14,4%. Il calcolo del Danish Compromise sulla partecipazione nelle Assicurazioni Generali , un beneficio contabile allungato dall’Europa al 2024, incide in positivo sui requisiti di capitale per ben 120 punti base.
La raccolta netta di aprile di FinecoBank è stata di 508 milioni euro. La raccolta in risparmio gestito, spiega una nota, si è attesta a 254 milioni, con la clientela che mantiene un approccio cauto e predilige prodotti più conservativi. Da inizio anno la raccolta netta è pari a 2,219 miliardi (sostanzialmente stabile rispetto allo stesso periodo del 2018): la raccolta gestita ha raggiunto 936 milioni, la raccolta amministrata si è attestata a 74 milioni e quella diretta a 1,21 miliardi.
Dopo 13 anni le compagnie tornano a sedersi al tavolo con gli agenti di assicurazione con l’intenzione di arrivare alla firma di un nuovo contratto per la categoria. Nelle prossime settimane è attesa la convocazione da parte di Ania, l’associazione presieduta da Maria Bianca Farina, e da discutere ci saranno temi decisamente caldi. Tra le questioni da rivedere, che stanno a cuore agli agenti, c’è per esempio l’istituto della rivalsa, ovvero delle norme che regolano la cessione delle agenzie a nuovi professionisti subentranti.
A fine 2017 è risultata pari a 9.743 miliardi di euro la ricchezza netta delle famiglie italiane, misurata come somma delle attività reali (abitazioni, terreni) e delle attività finanziarie (depositi, titoli, azioni) al netto delle passività finanziarie come prestiti a breve termine, a medio e lungo termine. Lo rilevano Istat e Banca d’Italia aggiungendo che la ricchezza delle famiglie delle famiglie è oltre otto volte il loro reddito disponibile. Le attività reali delle famiglie, pari a 6.295 miliardi, rappresentavano il 59% della ricchezza lorda (totale delle attività) e le attività finanziarie (4.374 miliardi) il restante 41%, a fronte di 926 miliardi di passività finanziarie. Alla fine del 2017 le abitazioni costituivano circa la metà della ricchezza lorda delle famiglie. Dal lato finanziario, il risparmio gestito (quote di fondi comuni, riserve tecniche assicurative e fondi pensione) è stato pari al 14% della ricchezza lorda, seguito dai depositi (13%) e dalle azioni e partecipazioni (10%). Tra il 2005 e il 2011 il peso delle abitazioni sul totale delle attività è salito dal 47% al 54% per poi ridursi negli anni successivi sino al 49% nel 2017. La tendenza alla discesa dei prezzi sul mercato immobiliare residenziale, in atto dal 2012, ha determinato una riduzione del valore medio delle abitazioni e la conseguente contrazione del valore della ricchezza abitativa.
L’accordo nel settore immobiliare tra Poste Vita, compagnia del gruppo Poste Italiane, e Generali Real Estate muove il suo primo passo in Germania. Nel mirino delle due società è finito Marienforum, un prestigioso immobile ad uso ufficio a Francoforte. La struttura che è stata ceduta da Perella Weinberg Real Estate Fund II (Pwref II) con Aermont Capital investment adviser, e Pecan Development come developer.
Generali conferma la propria leadership in Italia. E’ quanto emerge dalla graduatoria premi 2019 pubblicata ieri dall’Ania. Sommando i premi contabilizzati nei rami danni e vita, la classifica vede Generali al primo posto con oltre 24,2 miliardi di euro di premi, con un’incidenza del 15,8% sul totale del mercato. Seguono Intesa Vita con 19,2 miliardi e Poste Vita con 16,7 miliardi.
Un decreto per l’innovazione. Va definito così il decreto sui «nuovi Pir». Una normativa che si muove nei limiti della regolamentazione europea e che permette di investire una quota dei capitali raccolti con i piani individuali di risparmio nel nostro Paese. Investimenti a servizio di start-up, tech-transfer, spin off di ricerca e pmi innovative. Abbiamo già commentato, sulle colonne di questo quotidiano, come i «vecchi Pir» fossero stati impropriamente costruiti prima e usati dopo per gestioni di portafoglio ed investimenti oltre confine: 23 miliardi di capitali raccolti dalle famiglie italiane, oltre il 90% investiti all’estero, su borse internazionali. In Italia poco o nulla. Anzi qualche briciola sull’Aim (poco meno di 40 quotazioni per un capital deployment inferiore a 500 milioni di euro). Un incentivo fiscale che invece ha fruttato oltre 400 milioni di commissioni agli asset manager (per lo più internazionali) e portato poco o nulla nelle casse delle nostre imprese, piccole, medie o innovative.
  • Nel primo trimestre in calo i profitti di Anima
Anima ha terminato il trimestre con un utile netto consolidato di n27,4 milioni, in calo del 39% rispetto allo stesso periodo 2018. L’utile netto normalizzato è di 38,2 milioni (-20%), la raccolta è negativa per circa 100 milioni, il totale delle masse gestite a fine trimestre è di 177,7 miliardi. Le commissioni nette di gestione hanno raggiunto 70,1 milioni (-1%). Nei primi tre mesi 2019 le commissioni di incentivo sono state pari a 4,1 milioni (rispetto ai 15,1 milioni del 2018). I ricavi totali si sono attestati a 80,4 milioni (-13% ). I costi operativi ordinari sono stati pari a 20,6 milioni(-6%).
  • Azimut incassa 91 mln Effetto short, titolo giù
Mel primo trimestre 2019 Azimut ha conseguito ricavi consolidati pari a 247 milioni (+36%) e un utile netto consolidato di 91 milioni (+244%), secondo miglior utile netto trimestrale nella storia del gruppo. A fine aprile la raccolta netta ammontava a 1,8 miliardi (+83% rispetto ai primi quattro mesi del 2018). «Un risultato reso possibile da una performance media ponderata netta per i nostri clienti del 6,3%, l’1,2% in più rispetto all’industria del risparmio gestito in Italia», commenta il presidente Pietro Giuliani. Ciò nonostante ieri il titolo è scivolato del 6% a 16,88 euro.

  • Con UniCredit e Allianz torna il Concerto per Milano
UniCredit e Allianz Italia tornano per la settima edizione a sostenere, rispettivamente in qualità di main partner e di sponsor, il Concerto per Milano del 9 giugno, l’appuntamento sinfonico gratuito della Filarmonica della Scala in piazza Duomo che trasforma il cuore della città in una sala da concerto sotto le stelle e viene trasmesso in diretta da Rai Cultura in Italia e all’estero.

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  • Patrimonio all’italiana le nostre famiglie più ricche delle tedesche
A pochi giorni dal severo giudizio della Ue sui conti pubblici, arrivano i dati molto più confortanti di Istat e Bankitalia sulla ricchezza delle famiglie e delle società non finanziarie. A fine 2017 la ricchezza netta delle famiglie italiane (la differenza tra la ricchezza lorda e i debiti) è stata pari a 9.743 miliardi di euro, 8,4 volte il reddito disponibile. Una situazione frutto più delle scelte e dei vantaggi dei decenni passati, anche se, dopo un periodo di ripiegamento tra fine 2016 e fine 2017 la ricchezza netta è tornata ad aumentare, 98 miliardi di euro, l’ 1% in più. Anche adesso le famiglie italiane risultano più ricche di quelle francesi, inglesi e canadesi. Il super-risparmio delle famiglie non controbilancia direttamente il debito pubblico abnorme, ma è sicuramente una risorsa importante, anche se le scelte degli italiani sono molto prudenti, quasi conservative: le abitazioni costituiscono circa la metà della ricchezza lorda delle famiglie, e tra le attività finanziarie emerge la preponderanza dei depositi, il cui peso è cresciuto dal 10 al 13%, a scapito di azioni e altre partecipazioni (passate dal 12 al 10%) e soprattutto dei titoli, più che dimezzati (dall’8 al 3%). Le società finanziarie, oltre che un basso indebitamento, mostrano un certo dinamismo: a fine 2017 la ricchezza netta era di 1.053 miliardi di euro, con il totale delle attività del settore, 4.943 miliardi, costituito per il 63% da attività non finanziarie. L’aumento della ricchezza lorda del 3,7% dipende proprio dall’incremento della componente finanziaria ( più 11,9%), rispetto alla contrazione delle attività reali. In particolare cresce il valore di impianti e macchinari e soprattutto dei prodotti di proprietà intellettuale (più 6,1%).

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  • La ricchezza delle famiglie torna a crescere, sorpassati i tedeschi
Nel 2017, dopo tre anni, la ricchezza netta delle famiglie italiane è tornata a crescere. Il progresso è stato dell’1%, portando il valore complessivo a 9.743 miliardi di euro, 8,4 volte il reddito disponibile. In termini di ricchezza netta pro-capite, secondo i dati diffusi da Istat e Banca d’Italia, le famiglie italiane hanno superato leggermente quelle tedesche. Per quanto riguarda il rapporto tra patrimonio e reddito disponibile i nostri dati sono migliori di quelli di Francia, Canada e Stati Uniti (che guidano la classifica della ricchezza pro-capite), ma risentono molto del «ristagno quasi ventennale – sottolineano Istat e Bankitalia – dei redditi delle famiglie». Oltre la metà della ricchezza, in Italia, è rappresentata dalle abitazioni, anche se il loro peso sta continuando a diminuire da cinque anni.  Il valore del mattone nel portafoglio delle famiglie, a fine 2017, era pari a 5.246 miliardi. Insieme ai terreni, le attività cosiddette “reali”, pari nel complesso a 6.295 miliardi rappresentano il 59% della ricchezza netta complessiva. Il 41% è rappresentato dalle attività finanziarie, che alla fine del 2017 avevano raggiunto un valore di 4.374 miliardi di euro. L’incidenza di azioni, titoli e depositi bancari è in costante aumento, ma è ancora inferiore rispetto alle altre grandi economie internazionali. La crescita dell’1% registrata nel 2017 dalla ricchezza complessiva si deve proprio alle attività finanziarie, che sono cresciute di 156 miliardi (+3,7%) ed hanno più che compensato la riduzione del valore delle abitazioni (45 miliardi, -0,7%) e l’aumento delle passività finanziarie (+13 miliardi, + 1,4%). Anche per quanto riguarda queste ultime, le famiglie italiane appaiono messe meglio di quelle delle altri grandi economie. I debiti finanziari delle famiglie, infatti, alla fine del 2017 erano pari a 926 miliardi di euro.

  • Il tesoretto delle famiglie italiane: una ricchezza di 9.743 miliardi
Dopo tre anni di calo nel 2017 la richezza netta delle famiglie italiane è tornata a crescere (98 miliardi in più in termini fair value; +1%) ed è arrivata a 9.743 miliardi, otto volte il loro reddito. Mentre quella delle società non finanziarie s’è ridotta a 1.053 miliardi (23 miliardi in meno sul 2016; -2,1%). Lo rivela la nuova pubblicazione congiunta Banca d’Italia-Istat “La ricchezza delle famiglie e delle società non finanziarie”, diffusa ieri e che avrà una frequenza annuale. Le stime utilizzano le consistenze delle attività e passività finanziarie pubblicate da Bankitalia e quelle delle attività non finanziarie diffuse da Istat. Ne deriva una lettura integrata dei patrimoni e della loro evoluzione nel tempo. I dati rendono anche possibile un confronto con altre economie avanzate, anche se la comparabilità è ancora imperfetta. Risulta, per esempio, che alla fine del 2017, il valore della ricchezza pro capite delle famiglie italiane era leggermente al di sopra di quello delle famiglie tedesche. Confrontando questi dati con le statistiche Ocse, l’Italia si colloca al di sopra anche ai livelli registrati per le famiglie francesi, inglesi e canadesi. Ma si tratta di dati da leggere con attenzione: chi conta su un maggiore (e non decrescente) reddito da lavoro ha un ricchezza netta cumulata, in rapporto a quel reddito, più bassa.
  • Mediolanum vara il family banker 4.0
Nel breve periodo arriveranno per lo più dalla frontiera assicurativa le maggiori soddisfazioni per banche e affini. Banca Mediolanum si prepara a esplorarla a modo proprio, con un nucleo d’assalto composto da 125 «Family Protection Specialist». Una specie di family banker 4.0, con competenze e sensibilità particolari su polizze e dintorni: 75 di loro sono già stata selezionati dalla rete interna, altri 50 verranno reclutati sul mercato entro il prossimo anno, come si è detto ieri alla tradizionale convention nazionale dei promotori che si è svolta a Torino. La nuova figura di consulente ricalca lo schema ormai pluricollaudato da Mediolanum e chiude forse il cerchio che Ennio Doris ha iniziato a disegnare nell’ormai nel lontano 1984 con quel «Consulente Globale» evolutosi in una fase successiva nel «Family Banker» e incaricato di seguire e tutelare il cliente nella vita di ogni giorno. La sua specialità sarà suggerire la protezione giusta nei tre ambiti della vita: la persona stessa, il suo patrimonio e i suoi beni. L’obiettivo di Mediolaum è altrettanto chiaro: aumentare i proventi ricavati dal segmento assicurativo, che già in Italia valgono il 38% delle commissioni totali.
  • Nuovi Pir e quote di venture capital, vincolo al 3,5% con effetto immediato
Per i piani di risparmio costituiti a partire dal 1° gennaio 2019, la quota pari al 3,5% dell’ammontare complessivo del piano è vincolata in quote o azioni di fondi per il venture capital o di fondi di fondi per il venture capital, senza alcuna gradualità. È la novità più rilevante del decreto del ministero dello Sviluppo economico e di quello dell’Economia datato 30 aprile 2019 sui Pir, previsto dalla legge di Bilancio 2019 e pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 7 maggio.

  • Divorzio tra AG2R La Mondiale e la Matmut
Appena sposati saranno presto divorziati. Il nuovo gruppo assicurativo e di protezione sociale AG2R La Mondiale Matmut, lanciato il 1° gennaio, sta per implodere. AG2R La Mondiale e Matmut “si stanno avviando verso un processo di separazione”, ha annunciato il gruppo giovedì sera. La decisione è stata presa di comune accordo al termine di una riunione straordinaria del Consiglio di Amministrazione.

Handelsblatt

 

  • Talanx: business domestico e industriale di nuovo in pista
Il gruppo assicurativo tedesco ha sotto controllo i maggiori settori di business. Talanx è ottimista sul fatto che sarà in grado di compensare il calo dei guadagni del passato.
Ha ribadito le sue aspettative di aumentare l’utile netto di quest’anno a 900 milioni di euro.